...Consentimi dunque di approfittare di queste righe per proseguire il nostro scambio di riflessioni sulla complessa crisi che si avvicina, secondo alcuni, che già c’è, secondo altri.
Qualcuno da quelle parti ha detto che la nostra visione (plasmata ora nella stampa del libro “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista. Partecipazione della Commissione Sexta dell’EZLN“), è apocalittica e più vicina a Robert Kirkman ed il suo “The Walking Dead” (il fumetto e la serie televisiva ispirata o no, a lui), che a Milton e Rose Friedman ed il loro “Liberi di Scegliere” (il libro e le politiche economiche che trovano lì il loro alibi). Che ci sbagliamo per non essere ortodossi, o che ci sbagliamo per essere troppo ortodossi. Che non succederà niente, che svegliandoci ogni mattina ci sarà sempre il necessario per la colazione, che il cane del vicino continuerà ad abbaiare al camion della spazzatura, che dal rubinetto del bagno continuerà ad uscire acqua e non un rumore d’oltretomba. Che siamo solo uccellacci del malaugurio che, in aggiunta, non abbiamo alcun impatto mediatico o accademico (anche se sempre più spesso sono la stessa cosa).
Infine, che la macchina funziona ed ognuno sta dove deve stare. Le scosse sono sporadiche e sono solo questo, scosse, e che le turbolenze sono passeggere e dovute a qualcuno che si rifiuta di stare dove deve stare. Come si smonta un orologio se un ingranaggio o una molla escono dal loro posto e lo Stato è “l’orologiaio” che elimina il pezzo rotto e lo sostituisce con un altro.
L’Apocalisse (tutto incluso)? Il diluvio universale? L’umanità prigioniera nel treno apparentemente eterno e immortale di Snowpiercer (il film del sudcoreano Bong Joon-ho, intitolato “Rompighiaccio” nel dvd di “produzione alternativa” che mi è arrivato – e che adesso non trovo -) che riproduce al suo interno la stessa disumanità che, volendo risolvere il riscaldamento globale, ha indotto il raffreddamento del pianeta?
Niente di più lontano dal nostro pensiero. Noi, zapatisti, zapatiste, non crediamo che il mondo finirà. Ma pensiamo che quello che conosciamo attualmente collasserà, e che la sua implosione provocherà una miriade di disgrazie umane e naturali.
Se questa implosione sia già in marcia o si stia definendo, della sua durata e termine si può dibattere, argomentare, discutere, affermare o negare. Ma per quando ne sappiamo, non c’è chi osi negarla. Lassù tutti ammettono che la macchina sta cedendo e provano una soluzione dietro l’altra sempre all’interno della logica della macchina. Ma c’è chi vuole rompere con questa logica ed afferma: l’umanità è possibile senza la macchina...
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