martedì 29 marzo 2016

Il condominio dei cuori infranti (Asphalte) - Samuel Benchetrit

titolo non esattamente fedele all'originale, ma così va il mondo.
il protagonista è un palazzo di persone sole, non immerso nel verde, anche se su qualcosa sono tutti d'accordo, tranne uno.
tutti hanno bisogno di amore, affetto, considerazione, e capita, almeno nel film, che possa avvenire.
è un film pazzo, e però si tiene, le tre storie non si incontrano mai, si alternano e poi finiscono tutte bene.
è una specie de "L'odio", di Mathieu Kassovitz, ma al contrario. 
tutti bravi, ne cito solo tre, la vecchietta tunisina (aveva iniziato ne "La crisi!", di Coline Serreau), Gustave Kervern (non ha bisogno di presentazioni), Isabelle Huppert (nel ruolo di una diva al tramonto), tutti guadagnano qualcosa dal rapporto con gli altri solitari.
bellissime le telefonate con la Nasa, e cercate "La donna senza braccia", per vedere l'effetto che fa.
insomma niente di straordinario, ma merita di sicuro la visione - Ismaele









Tutto fa sorridere, allarga un po’ il cuore, ci fa sentire più buoni e in alcuni momenti può anche far scorrere una qualche lacrimuccia. Ma finisce qui. Certo, non si chiede a Il condominio dei cuori infranti di cambiare il mondo o quantomeno il mondo del cinema, però ci si trova ancora una volta a dover riflettere su un film “carino”, educato, sussurrato, mai fuori posto e fuori tono, come se ne vedono tanti per l’appunto nel cinema europeo. Troppi.

La regia, distaccata e silenziosa, è fondamentale nel film, perché genera spesso le risate del pubblico, costruisce stati d’animo e coscienze. I silenzi sono la parte più importante del film: è proprio attraverso questi che i personaggi permettono allo spettatore di entrargli dentro e di comprenderli…

è un film, questo di Benchetrit, che fa riscoprire la gioia per l’osservazione, il gusto per la sorpresa, che rischia molto (con l’arrivo dell’astronauta) ma che, proprio per questo, riesce a portare a casa il risultato. Con semplicità e poesia (anche grazie al contrappunto musicale di Raphaël), silenzi e irresistibili momenti di commedia dell’assurdo, tenendo costantemente separati i tre duetti (le varie coppie non si incontrano mai, sfiorandosi solamente nella “condivisione” di qualche rumore o evento esterno), ma saldando in chi guarda la convinzione di assistere, passo dopo passo, ad un piccolo, grande film.

Asphalte ci parla di quegli improvvisi slanci di umanità che la vita ci offre.
Lo fa in maniera divertente, mai pesante, mai retorica.
C'è tanto amore in questi personaggi, tante cose belle e tanta voglia di manifestarle.
E' come se ci trovassimo davanti a un Roy Andersson a cui qualcuno ha "acceso" la voglia di far vivere i propri personaggi.
Il brano di colonna sonora è bellissimo e porta a due scene emotivamente coinvolgenti, ma sempre in un'atmosfera di leggerezza unica.
Ed è buffo come in due vicende su tre il momento di maggiore vicinanza tra le "coppie" avvenga attraverso un mezzo "cinematografico", la telecamera del provino in una, la macchina fotografica che non fa foto nel finale dell'altra.
Ironia, tenerezza, originalità…

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