sabato 28 novembre 2015

Dio esiste e vive a Bruxelles - Jaco Van Dormael

ci sono alcuni che conosciamo già, Dio e il figlio, uno che se n'è andato di casa.
ma Dio, che vive nel paradiso chiamato Bruxelles è uno un po' fuori, artigianalmente gestisce il mondo, con il suo database enorme e un computer che lo aiuta nel lavoro.
a sorpresa conosciamo la moglie di Dio, una casalinga tutta casa e famiglia, e la loro figlia, che si chiama Ea.
anche Ea, che sempre bisticcia col padre, va via di casa, e cerca  apostoli, per scrivere un altro nuovo Testamento.
ne trova sei, quanti gliene servivano, e li convince a stare con lei, o comunque a essere raccontati, e noi alla fine conosciamo tutti, Ea ce li presenta.
la fine del mondo si avvicina, tutti vanno sulla spiaggia ad aspettare (come nel giudizio universale di De Sica e Zavattini), e poi arriva una sorpresa a colori, a causa della moglie di Dio.
anche Thomas Gunzig (scrittore non male) fra gli sceneggiatori.
il film, come capite, è un poco folle, bisogna lasciarsi prendere per mano e andare, se uno è troppo razionale o rigido come un tubo Innocenti difficilmente riuscirà a godere del film.
Jaco Van Dormael fa pochi film ma buoni, non lasciatevelo sfuggire - Ismaele






Con un’invidiabile inventiva, Jaco Van Dormael inanella dunque come annunciato situazioni surreali ed esplosioni visionarie, ma il cuore del suo film è stavolta ben saldo e pulsa di un umanesimo scevro da tentazioni moraleggianti, tollerante, aperto nonché coadiuvato da una gustosa blasfemia. Naturalmente non tutte le trovate riescono a colpire nel segno e il tono complessivo del film è piuttosto intermittente, come d’altronde accade spesso in lungometraggi di tal fatta, basti pensare agli episodi più “incompiuti” delle filmografie di Terry Gilliam o di Jeunet e Marc Caro. D’altronde poi, quando veniamo a scoprire che Dio si è premurato di impostare tutto perché il telefono squilli mentre ci si sta per immergere nella vasca da bagno, perché le fette di pane della colazione cadano sempre dalla parte della marmellata e perché al supermercato la fila accanto sia sempre la più rapida, è impossibile non cogliere una parentela tra i relativi brevi sketch e quelli utilizzati da Jeunet per elencare le leziose ossessioni di Amelié Poulain in Il favoloso mondo di Amélie.
Ma il rischio di approdare all’effetto Amelie o di ammiccare banalmente ai paradossi in stile “Legge di Murphy” è qui scongiurato, oltre che dagli squarci melodrammatici succitati, anche da una massiccia dose di autoironia, dalla quale Dio esiste e vive a Bruxelles trae la forza per rigenerarsi continuamente, in un saliscendi vertiginoso e senza sosta.
In questo viaggio sulle montagne russe c’è infatti spazio per tutto e per chiunque, anche le riflessioni filosofiche più ponderose vengono trasfigurate in una lanterna magica poetica e pop, ora comica ora larmoyant, per un cinema che appare quasi terapeutico nel suo volerci riconciliare con le storture del mondo e con ogni umana imperfezione.

Que el hombre vuelva a tomar conciencia de su propia muerte.
Esa es la premisa, escondida tras una propuesta tan descabellada como genial (sí, genial), de Jaco Van Dormael.
Dios existe, sí. Y vive en Bruselas. De hecho, Bruselas es el Paraíso. Allá pensó en crear las criaturas que habitarían la Tierra. Al principio no le salió bien, pero finalmente vio en el ser humano la oportunidad de divertirse, por fin. Y creó a Adán, y a Eva. El resto ya lo conocemos…
O no. Porque resulta que Dios es padre de Jesucristo, el hijo que no siguió sus consejos y se apartó de la familia (desde entonces no le gusta que nadie se siente a su derecha…), pero también de Ea, una niña de diez años dispuesta a ser tan rebelde como su hermano mayor.
Porque Dios no es perfecto. Dios es un amargado, un necio. Un cabrón, en definitiva….

la pellicola di Van Dormael ha dei risvolti insoliti che, nel bene e nel male, le fanno travalicare i confini del genere. Così come Mr. Nobody, precedente e apprezzatissimo lavoro del regista belga, non era solo un film di fantascienza, così Dio esiste e vive a Bruxelles non è una semplice commedia da visionare a tempo perso.

…Diffusa di una saggezza popolare e naïf e stordita da effetti digitali, la nuova commedia di Van Dormael è un incrocio singolare tra Il favoloso mondo di Amélie e Una settimana da Dio, a cui si aggiunge una colonna sonora composta da 'brani facili' e più adatti ad accompagnare intervalli pubblicitari. Furbo e didascalico, Le Tout Nouveau Testament galleggia su un immaginario di riporto che oscilla tra la legge di Dio e quella di Murphy, tra sentenza e motto, tra autocitazione e citazione ammiccante, su tutte quella 'bestiale' che innamora Catherine Deneuve di un gorilla, omaggio evidente a Max amore mio di Nagisa Oshima. Nondimeno, come tutti i film di Van Dormael, Le Tout Nouveau Testament muove al riso e al pianto e ha gli strumenti emozionali per diventare oggetto di inesauribile passione, fosse solo per quel dio 'umano troppo umano' che osserva il mondo in cattività e dentro un'orizzontalità assunta come asse espressivo della messa in scena. Una splendida operazione di 'abbassamento' che purtroppo non riesce a innalzarsi oltre l'universo artificiale che Van Dormael dispiega davanti ai nostri occhi. Amen.

2 commenti:

  1. Interessante il punto di vista dell'onnipotente che vive guarda caso a Bruxelles :))

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