martedì 10 giugno 2014

12 giugno 1978: prima di "D'amore si vive", di Silvano Agosti

L’ho visto in un cinemino (il più piccolo della città, e più coraggioso, nelle scelte), forse era il 1980, e il film è stata un’esperienza, mai provata fino ad allora, e difficilmente ripetuta, è stato un UFO che ancora adesso stupisce per audacia, in Italia di sicuro, per gli argomenti affrontati e per come vengono offerti agli occhi di chi lo vede, poco abituatl alla verità e alla sincerità.
Silvano Agosti, in disparte, ha fatto pochi film, spesso straordinari; è necessario non privarsene - Ismaele



È interessante notare come nei titoli di testa al posto del canonico un film di, si legga invece una ricerca di Silvano Agosti, il che è significativo perché l’aspetto terminologico cela il vero substrato ideologico della pellicola dove il regista bresciano si fa ricercatore di un’indagine portata avanti con il metodo qualitativo per eccellenza, l’intervista, e dove il cinema si assoggetta alla realtà dei fatti: macchina fissa, primi piani, qualche zoom in avanti e qualcuno all’indietro.
La tecnica non va oltre queste poche cose, eppure al cospetto di tali esigui accorgimenti, l’intento del film, ovvero quello di compiere una disamina su concetti come l’amore, la sessualità e la tenerezza, viene colpito, o meglio, chi viene colpito è lo spettatore perché gli esseri umani (tutti di Parma e dintorni) che si susseguono hanno per forza di cose una visione del mondo e della vita che definirei bislacca, ma ciononostante le loro parole possiedono sostanza e donano gentilmente il seme del pensare…

Frutto di una ricerca fatta a Parma in 2 anni e di una scelta su un materiale molto ampio (46 persone interpellate), è un film composto di 7 interviste sui temi “della tenerezza, della sessualità e dell’amore”, più una breve sequenza finale su un ragazzo ritardato che accarezza un bambolotto, collegato al 1° capitolo dove una giovane madre parla della sua recente maternità. Sfilano: nel 2° una donna, “figlia di un prete”, che ha un cattivo rapporto con il proprio corpo; 3°) un bambino di 9 anni, straordinario per la sua capacità di ragionare; 4°) la giovane che a 16 anni fece una marchetta e non ne farà più; 5°) Anna, la prostituta che sarà trovata morta il giorno dopo; 6°) Gloria, transessuale melomane; 7°) il travestito Lola che ama gli animali. 5 degli 8 personaggi scelti sono donne (transessuale compreso), il 6° è gay; i 2 maschi non sono ancora uomini. (Ortega y Gasset: “L’uomo vale per quel che fa, la donna per quel che è”). La tenerezza è dalla parte di S. Agosti (che ha curato il montaggio con Franco Piavoli e Giuliana Zamariola), mista a un filo di crudeltà e alla solidarietà. Si può interpretarlo in vari modi. Moravia, esagerando, lo fece in chiave di disperazione (“… con l’eccezione della madre all’inizio, … in loro sesso è, consapevolmente o no, sinonimo di disperazione”). Con la parola “amore” si nominano diversi fenomeni: è un fonema polisemico. Amore è un atto transitivo con cui si interviene nell’esistenza di un altro. Il corpo è uno dei nomi nell’anima, e non il più indecente. Soprattutto a Parma e in Emilia, suscitò rabbiose polemiche. A destra lo si definì pornografico, ma non si riuscì a farlo sequestrare.

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