si racconta una storia di ordinaria tristezza e squallore, in
un brutto angolo italiano, come tanti purtroppo, in giorni senz’aria.
in Italia ci sono un milione di romeni e mezzo milione di
albanesi, perfetti capri espiatori di tutti i problemi, per i quali mai ci si
guarda dentro, troppo difficile e pericoloso.
Renata e Luisa, due piccole Thelma e Louise insoddisfatte
dell’ambiente dove vivono e dove vengono sfruttate per pochi soldi, provano a
procurarsi soldi per fuggire, con un ricatto.
Renata è la più lucida e desiderosa di fuggire, non importa
dove, Luisa è legata a Bilal, un ragazzo albanese, che alla fine è il
personaggio più “positivo” del film.
il film riesce a non avere mai cedimenti, né soluzioni facili
e rassicuranti, e un po’ sarà anche merito dello sceneggiatore di “Gomorra”,
che ha lavorato anche qui.
se uno va al cinema solo per ridere e per evadere, allora è
meglio che stia rinchiuso nella sua prigione, questo non è un film per lui.
non è per tutti, questa piccola storia d’inferno quotidiano,
ma se riesci a trovarlo in qualche sala, o magari all’aperto, d’estate, non
trascurarlo - Ismaele
…Piccola patria racconta un
borgo di umanità riunita in famiglie della pianura veneta: protagoniste sono
due ragazze Luisa (Maria Roveran, sorprendente e anche autrice della colonna
sonora in dialetto veneto) e Renata (Roberta Da Soller), entrambe cameriere in
un grand’Hotel, simile a una volgare cattedrale in un deserto texano da 1 km
quadrato. La prima, figlia di padre-despota e tra gli animatori accaniti di un
sorgente gruppo di secessionisti, s’innamora di Bilal, un immigrato clandestino albanese che vive in una roulotte abbandonata.
Lo scontro padre-figlia diventa inevitabile, attorniato da altre vicende che
con sapienza svelano anime e corpi di questi personaggi, in fuga dalla crisi e
da se stessi…
…sembra che sia
il film stesso a desiderare una secessione salutare dagli standard del cinema
romano, dalla “forma commedia” ormai obbligatoria, vista la comune destinazione
finale televisiva, peggiorata dal reference system (con annesso uso sempre
degli stessi attori e generici e tecnici e creativi) e con “incastri narrativi”
prevedibili e meccanici. Una liturgia ortodossa che qui viene messa a
soqquadro. I co-sceneggiatori, intanto, eresia somma, sono i napoletani
Caterina Serra e Maurizio Bracci (Gomorra).
Il regista, padovano, è anche l’operatore alla macchina. E si muove dentro la scena a
documentare i lati più oscuri delle performance. Dagli attori non vuole tanto
una fedeltà al copione, quanto una sorta di sperimentale messa in scena della
propria anima. Sono gli istinti, le pulsioni e i desideri inconfessabili, o
marginali, o sottintesi, finalmente, a prendere il comando della macchina
attoriale. Intenzionalità complesse, ambigue, oscure deformano la prevedibilità
del dramma…
…Poco
importa se si tratta di finzione o storia vera, quello che Rossetto racconta
(le due ragazze con il vuoto pneumatico in testa, l’albanese che vive in
roulotte e sembra migliore di tutti gli altri del posto, padri e madri vuoti
simulacri di ruoli perduti per sempre, l’amico di famiglia porco che scopa la
figlia dell’amico, il ricatto col filmino hard, e le botte, quelle sempre,
basta uscire da una discoteca fumati e strafatti) è il ritratto di una piccola
patria molto coerente in tutte le sue parti.
Funzione
narrativa e indagine sociale sono inseparabili, il viaggio è in un universo
asfittico e umiliante, dove l’ambiente plasma gli individui, e il singolo è
indistinguibile dalla massa, ieri raccolta in chiesa a cantilenare devozioni,
oggi festante a sventolare fazzoletti verdi sotto il palco del candidato
leghista e poi via a ingozzarsi e ballare, ballare, ballare. Rossetto schiva
stereotipi, si smarca da formulette e luoghi comuni, esteriorizza la realtà
interiore dei suoi personaggi senza perdere di vista ambiente e fattori
culturali.
da qui
mmmh me lo segno, mi hai incuriosita :)
RispondiEliminaNe ho già sentito parlare benissimo e la tua critica mi conferma la positività del tutto!:::)))
RispondiEliminaNella e Arwen Lynch, poi mi (ci) direte :)
EliminaMah, l'ho trovato davvero fastidioso. Ne scrissi dopo Venezia e, be', credo che questo tipo di cinema si da debellare.
RispondiEliminaInteressante. Poor, cosa intendi?? Che tipo di cinema???
RispondiEliminaQuesto cinema dimostrativo, che di fatto non è cinema ma semplicemente l'esposizione di una tesi, di un'opinione che un individuo pensa di veicolare tramite il mezzo-cinema. Il cinema è immagine, potenza visiva, e come tale dovrebbe essere mostrativo, libero, anarchico se vuoi... Inoltre credo che con "Piccola patria" Rossetto abbia giocato davvero sporco, dipingendo un veneto razzista che non è quello che io, veneto, (ri)conosco, ma evidentemente punto al pubblico di Mazzacurati etc.
Eliminapoor, certo, la tirata dell'indipendentista razzista (a ripensarci, non so se è solo l'accento, o ricorda quasi un tormentone rap) è l'esposizione della tesi, molto, troppo didascalica, certo "immagine, potenza visiva" non abbondano, ma è solo una piccola storia sudata.
Eliminaper me il film nel complesso è positivo, tenendo anche conto che è un'opera prima e, come dice Caparezza ("il secondo album è il più difficile"), vedremo se Rossetto riuscirà a volare alto.