un po' inquietante, gelido, folle.
una storia estrema, fantascienza, ma anche no, realtà fantastica direi.
non convince del tutto, non coinvolge del tutto, ma è un'opera prima davvero promettente.
Syd (Caleb Landry Jones) è bravissimo, mi ha ricordato Eric (Robert Pattinson), il protagonista di "Cosmopolis".
da vedere - Ismaele
…Concettualmente
parlando, Antiviral è un film sorprendente, nel quale
troviamo rimandi culturali molto classici ma allo stesso tempo originali.
Alcune scene, come quella di Hannah – a tratti quasi clone di Marilyn – sul
letto della sua camera d’albergo, sono una palese citazione visiva della
Violetta della Traviataverdiana; il
proprietario della clinica si chiama Dorian; in una scena notturna Syd e Hannah
appaiono come novelli Giulietta e Romeo, in un film che ben poco ha a che fare
con l’innamoramento classico. Molte le scelte fortemente simboliche: Hannah è
un nome biblico e palindromo, e nel film ha il ruolo di “madre” del virus; si
chiama poi Geist, “spirito”, in un film che è tutto fondato su carne e sangue;
vi è spesso un ricorso linguistico a parole che molto hanno a che fare con la religione,
ed anche alcuni rituali praticati dai fan (il cannibalismo in testa a tutti) e
dal protagonista stesso hanno molto a che fare con pratiche religiose e
mistiche. Poco interesse rivestono, anche se molto limitate nella quantità, le
parti relative all’aspetto spionistico/delinquenziale della vicenda, ma è
palpabile la sensazione che siano state inserite solo come telaio sul quale
innestare la trama concettuale del film.
Concludendo,
si può definire Antiviral come un
melodramma (fanta)scientifico, un film doloroso e desolante che cresce e muta
sulle ossessioni dei protagonisti: quella dei fan per la loro celebrità, di Hannah per
la giovinezza e la fama, di Syd per Hannah, di Dorian Lucas per il mercato…
Ritratto nemmeno eccessivamente azzardato di una società alla quale la nostra
attuale si avvicina anche troppo, seppur non concretamente. Non ancora, almeno…
…Se siete arrivati fin
qua e sono riuscita a farvelo sembrare un film intelligente e interessante, ora
devo anche disilludervi: Antiviral è noioso, farraginoso, confuso, pieno di
metaforoni intravena e spiegoni endoscopici; i momenti peggiori arrivano quando
Brandon vuole ricreare pedestremente certe atmosfere del cinema paterno (oltre
all’uso della sua nuova attrice-feticcio), quasi per sopperire al bisogno di
immagini cruente a cui il padre ci ha viziati per poi togliercele col suo corso
recente…
…Antiviral però non sarebbe così particolare e
memorabile se non ci fosse stato un protagonista come Caleb Landry Jones , uno
strumento perfettamente deformabile nelle mani del suo regista capace di una
metamorfosi fisica impressionante nell'arco della sua odissea microbiologica
alla ricerca di una via di salvezza. Il
suo aspetto efebico, slavato e stralunato , il suo sguardo perso perennemente
nel vuoto, il termometro sempre a misurare una temperatura corporea abituata a
fare i capricci sono fattori determinanti per la riuscita di questo incubo in cui
il bianco domina incontrastato.
Il candore abbagliante delle scenografie dovrebbe
essere sinonimo di pulizia, di asepsi e invece sottintende una nuova apocalisse
mondiale. Quella virologica.
Oramai le guerre si combattono all'interno dei corpi in un mondo portato al
collasso dal feticismo esasperato. Non più armi da fuoco ma aghi , prelievi
ematici, stravasi di sangue nerastro , la morte che arriva nel silenzio
assoluto…
…Fascinant par son propos
et remarquable dans sa dimension formelle (hormis quelques éclaboussures de
sang en trop), « Antiviral » est donc un film qui frappe fort,
atteignant d’emblée un très haut niveau. On peut lui reprocher un dénouement un
peu laborieux, qui tranche clairement avec la progression générale du métrage,
mais rien qui puisse gâcher la jubilation de voir un film différent, d’un
cinéaste qui a pris des risques. Vous connaissiez son nom, maintenant retenez son
prénom…
…Sottile, filosofico e provocatorio, Antiviral possiede quella progressione chirurgica, quella
gestione minuziosa che ne enfatizza ogni aspetto, ogni dettaglio, studiati con
un equilibrio che lascia basiti. La costruzione registica distorce e aliena nei
primi piani silenziosi su volti afflitti, crucciati, pensierosi, tramortiti,
mette a disagio nell’esplosione fotografica di bianco allucinante e doloroso,
sparge eleganza nel muoversi con originalità durante i dialoghi, ed è quindi
strumento perfetto per dare immagine a una storia sceneggiata con profonda
attenzione, dove l’immersione nel contesto fantascientifico è totale sin dai
primi minuti per essere poi svelato lentamente durante lo sviluppo...