Un film strano, di quella specie estrema e geniale, alla
Pasolini Jacopetti e Ferreri, per dirne tre. Problemi con la censura,
naturalmente, due storie parallele critiche verso il capitalismo e il
comunismo, da scontentare molti, per molte cose.
Impressionante il filmato dell’eccidio di Katyn, in un film
del 1974, bellissima la musica di Manos Hadjidakis,
con testi adattati in italiano da Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini, colpisce
la polena con l’immagine di Marx, insomma un film tutto da vedere, un capolavoro per la sua unicità- Ismaele
…La satira, quella vera, non arretra di fronte a
nulla e va oltre il colore politico. Makavejev mette alla berlina il
capitalismo - come ci si aspetterebbe da lui - ma non rinuncia a sferrare
stoccate tremende ai teorici della rivoluzione e al loro triste fallimento. Il
tutto è messo in scena in forma di apologo surreale, formula oggi quasi
totalmente assente dai grandi schermi ma molto in voga a metà anni '70. Il
regista riprende icone della contestazione come Clementi e Topor, li fa agire
in un contesto bizzarro quanto disturbante e ottiene il massimo. Una vera
goduria, non solo per noi bizzarromaniaci, ma anche per gli amanti del grande
cinema tout court.
…Sta di
fatto che sfugge in certi estremi il discorso di Makavejev, sfugge il
significato tenuto in scacco dal significante, ma non sfugge il fatto che sia
difficile rimanere passivi di fronte alle riflessioni o non-riflessioni
artistiche del regista yugoslavo. Che il film piaccia o meno…
…Reich’s
troubled life was the focus of ‘WR: Mysteries of the Organism’. His notions
discomforted the puritanical cold-war America that finally sentenced him two
years in prison (where he died after one year) and burned tons of his
books. His anarchic influence is clear in this film especially
in the explosive scenes featuring artist Otto Muehl and his Reich-inspired
‘Friedrichshof’ commune which in the movie called Milky Way.
Other source of inspiration is the Russian
philosopher Mikhail Bakhtin and his ‘Carnivalesque’ term that has to do with
the liberation of the dominant style or atmosphere through humor and chaos.
Clearly the spectator can recognize a variety of influences from many
others: Sergei Eisenstein and Jean-Luc Godard with their nonlinear montage and
Bertolt Brecht and his theory about the “epic theatre” that stimulates the
intellect as well as the emotions.
Francis Ford Coppola after seeing ‘WR’, invited
Makavejev to direct ‘Apocalypse Now’ but the director declined and
filmed Sweet Movie. The music score composed by Manos Hatzidakis and after
the film screened in Cannes Film Festival immediately
banned in the UK, Ontario Canada, South Africa and many other countries. (Most
possible ‘officialy’ is still banned in the previous places).US release
was minus four minutes (those containing the scatological material)…
…Siamo negli anni ‘70, 1974 per la precisione. Non potrebbe
esserci periodo più fecondo per questo genere di film. Già parlare di genere
risulta restrittivo, in quanto l’intento di molti registi dell’epoca non era
quello di fare opere cinematografiche ben definite e classificabili ma di
trasgredire, andare oltre, sperimentare, inventare.
Dušan Makavejev si inserisce nel solco della ricca tradizione artistica jugoslava, la cui storia contemporanea fornisce spunti inesauribili di riflessione politico/poetica. Al pari di Jodorowsky, Arrabal e altre menti illuminate del surrealismo anarchico, Makavejev incappa più di una volta, lungo la sua estesa carriera, nelle maglie della censura (intendiamoci, i film di questi tre autori incapperebbero anche oggi in tagli severissimi). La vera forza dell’artista jugoslavo sta nello sfruttare il cinema per scopi interessanti in un periodo in cui il cinema poteva ancora essere uno strumento di sovversione, di denuncia inflessibile, di cambiamento. Oggi, nonostante la carica rivoluzionaria dei suoi film, questi ultimi verrebbero trattati alla pari di fenomeni marginali e strambi, senza capo né coda, interessanti (per una nicchia) ma fini a sé stessi…
Dušan Makavejev si inserisce nel solco della ricca tradizione artistica jugoslava, la cui storia contemporanea fornisce spunti inesauribili di riflessione politico/poetica. Al pari di Jodorowsky, Arrabal e altre menti illuminate del surrealismo anarchico, Makavejev incappa più di una volta, lungo la sua estesa carriera, nelle maglie della censura (intendiamoci, i film di questi tre autori incapperebbero anche oggi in tagli severissimi). La vera forza dell’artista jugoslavo sta nello sfruttare il cinema per scopi interessanti in un periodo in cui il cinema poteva ancora essere uno strumento di sovversione, di denuncia inflessibile, di cambiamento. Oggi, nonostante la carica rivoluzionaria dei suoi film, questi ultimi verrebbero trattati alla pari di fenomeni marginali e strambi, senza capo né coda, interessanti (per una nicchia) ma fini a sé stessi…
una delle cose più folli che abbia mai visto. non so dire bene se mi è piaciuto, resta comunque il fatto che, in una certa misura, mi ha sconvolto.
RispondiEliminapiacere per un film così è un concetto fuorviante.
RispondiEliminacolpire e sconvolgere, non lasciare indifferenti, se erano l'obiettivo, ecco, quelli sono raggiunti in pieno.
dentro ci sono tante di quelle cose sufficienti per molti film, Dusan Makavejev non sembra tipo da risparmiarsi, è piuttosto generoso.