già qui avevo
apprezzato la grandezza di James Marsh, con questo film la mia stima resta
altissima.
è la storia di Philippe Petit
e della sua impresa, e si potrà vedere anche quello che dopo l'11 settembre
2001 è impossibile vedere.
la tensione nel documentario (ma
questa categoria per i film di Marsh è davvero riduttiva) è quella di un
thriller e questo film è grande cinema.
provare per credere, non ve ne
pentirete - Ismaele
qui il film completo
…Come sempre
succede per le opere d'arte, le risposte sono tanto evidenti, quanto
profondamente misteriose.
Lo stesso
presidente del World Trade Center, Guy Tozzoli, userà la traversata di
Philippe, come straordinario veicolo pubblicitario.
L'impresa finirà sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, garantendo ai nuovi grattacieli ed al funambolo francese gloria imperitura.
Eppure qualcosa si rompe definitivamente quella mattina del 7 agosto 1974: dopo la sua impresa più grande, Petit chiude la sua esaltante stagione di acrobata sul filo.
Persino i suoi rapporti con la fidanzata di allora e gli amici si deteriorano.
Quella straordinaria avventura è per tutti irripetibile: l'unicità del gesto e la sua grandiosa e fortunata riuscita rimangono senza seguito.
Marsh ed i suoi personaggi raccontano, con sincera commozione e nostalgia, la fine di quel momento di estasi collettiva: l'ossessione di Petit ha finito per travolgere le vite di tutti.
Philippe si è sempre rifiutato di commercializzare le proprie imprese e continua a vivere secondo l'idea che l'esistenza va vissuta on the edge.
Marsh, intelligentemente, non allude mai all'11 settembre: per l'ora e mezza del documentario, le torri sono ancora in piedi, solidissime, verticali, anzi il film ci mostra le lunghe fasi della loro costruzione, che accompagnano la nascita dell'ossessione di Petit.
Man on wire deve il suo titolo ad una frase, scritta nel rapporto di polizia del 1974.
Il film di Marsh non è solo un racconto di libertà, di sfida alla natura ed alle leggi degli uomini, ma è un meraviglioso atto d'amore per quelle torri: adorate, idolatrate, desiderate, sino alla prova più estrema.
Non c'è dubbio che il gesto bellissimo di Petit ha contribuito ad accrescerne il mito ed a farle entrare nel cuore dei newyorkesi.
La bravura di Marsh è quella di ricreare la magia di quel folle miracolo, attraverso le testimonianze umanissime dei partecipanti: la bellezza estetica si unisce alla tensione drammatica ed alle emozione fortissime di quei 45 indimenticabili minuti, sospesi tra le nuvole.
L'impresa finirà sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, garantendo ai nuovi grattacieli ed al funambolo francese gloria imperitura.
Eppure qualcosa si rompe definitivamente quella mattina del 7 agosto 1974: dopo la sua impresa più grande, Petit chiude la sua esaltante stagione di acrobata sul filo.
Persino i suoi rapporti con la fidanzata di allora e gli amici si deteriorano.
Quella straordinaria avventura è per tutti irripetibile: l'unicità del gesto e la sua grandiosa e fortunata riuscita rimangono senza seguito.
Marsh ed i suoi personaggi raccontano, con sincera commozione e nostalgia, la fine di quel momento di estasi collettiva: l'ossessione di Petit ha finito per travolgere le vite di tutti.
Philippe si è sempre rifiutato di commercializzare le proprie imprese e continua a vivere secondo l'idea che l'esistenza va vissuta on the edge.
Marsh, intelligentemente, non allude mai all'11 settembre: per l'ora e mezza del documentario, le torri sono ancora in piedi, solidissime, verticali, anzi il film ci mostra le lunghe fasi della loro costruzione, che accompagnano la nascita dell'ossessione di Petit.
Man on wire deve il suo titolo ad una frase, scritta nel rapporto di polizia del 1974.
Il film di Marsh non è solo un racconto di libertà, di sfida alla natura ed alle leggi degli uomini, ma è un meraviglioso atto d'amore per quelle torri: adorate, idolatrate, desiderate, sino alla prova più estrema.
Non c'è dubbio che il gesto bellissimo di Petit ha contribuito ad accrescerne il mito ed a farle entrare nel cuore dei newyorkesi.
La bravura di Marsh è quella di ricreare la magia di quel folle miracolo, attraverso le testimonianze umanissime dei partecipanti: la bellezza estetica si unisce alla tensione drammatica ed alle emozione fortissime di quei 45 indimenticabili minuti, sospesi tra le nuvole.
…The magic works,
and incredibly the film re-creates that first courageous moment when Petit
commits to walking the wire strung between the towers. It's both frightening
and surprisingly poignant. And unexpectedly funny. Police naturally arrive to
cart Petit away, yet he taunts and teases . . . darting away when almost in
their grasp, and playing on the wire for 45 minutes—lying down, juggling, going
back and forth eight times. He's eventually charged with "disturbing the
peace," but the world could use a lot more events like this to shake it
from lethargy.
I entered the
local art house theater expecting to like Man on Wire but
I was completely surprised at just how moved I was by Marsh’s film. It grasps
just what it means to be human and to express it fully. For anyone with a
rebellious, artistic nature, this film is truly an inspiration and ranks among
the stronger films of 2008.
…Directed by James Marsh (Wisconsin
Death Trip; The King) this fascinating documentary captures the excitement and
danger of what has been described as ‘the most artistic crime of the century’.
As Petit puts it himself, “What we did was a crime, but nobody gets hurt, which
is beautiful.” The thing that stands out the most might well be the fact that
nothing like this could ever really happen now, not only because of the events
of 9/11 (something the film does not touch on) but also the nature of the world
we live in now. As the arresting police officer says in archive footage, trying
to appear disapproving but unable to stop smiling, “What I just saw, I don’t
think anyone will ever see again in the whole world.”
Petit himself is the real star of the show here, surrounded by an eccentric group of helpers and well wishers from France, Australia and America, I can easily see why they felt obliged and even honored to help him with his life dream, the end result of which is both nerve-wrecking and absolutely heart renderingly beautiful. Petit is every bit the showman, talking a mile a minute his sheer enthusiasm is enough to instantly endear him and to create sympathy with his cause. Something akin to a surreal heist movie, this documentary clocks in at around 90 minutes and is hugely entertaining.
Petit himself is the real star of the show here, surrounded by an eccentric group of helpers and well wishers from France, Australia and America, I can easily see why they felt obliged and even honored to help him with his life dream, the end result of which is both nerve-wrecking and absolutely heart renderingly beautiful. Petit is every bit the showman, talking a mile a minute his sheer enthusiasm is enough to instantly endear him and to create sympathy with his cause. Something akin to a surreal heist movie, this documentary clocks in at around 90 minutes and is hugely entertaining.
…The installation of a wire between
the two towers was as complicated as a bank heist. He and his friends scouted
the terrain, obtained false ID cards, talked their way into a freight elevator
reaching to the top -- above the level of the finished floors. Incredibly, they
had to haul nearly a ton of equipment up there. You may have heard how they got
the wire across, and how they guy-wired it, but if you don't know, I won't tell
you.
They did it, anyway. Their plan
worked. And on the morning of that Aug. 7, Petit took the first crucial step
that shifted his weight from the building to the wire, and stood above a drop
of 1,350 feet. Many people know he crossed successfully. I had no idea he went
back and forth eight times, the police waiting on both sides. His friends shed
tears as they remember it happening. It was dangerous, foolhardy, glorious. His
assistants feared they could be arrested for trespassing, manslaughter or
assisting a suicide. Philippe Petit was arrested and eventually found guilty.
The charge: Disturbing the peace.
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