…Moonrise
kingdom è una via di mezzo tra una fiaba per ragazzi e
un cartone animato vintage. È un mondo guardato dagli occhi di Suzy e Sam, anzi
- per essere più precisi - attraverso il binocolo di Suzy e gli occhiali con la
montatura scura di Sam. Un mondo amplificato, ipercolorato, surreale, magico,
trasgressivamente innocente, pieno di scoperte e di avventure, in cui gli
adulti appaiono buffi e insensati, a volte lontani e cinici, insomma il mondo
in cui tutti noi bambini abbiamo vissuto, ma che forse abbiamo dimenticato, e
che Anderson è bravissimo nell'aiutarci a ricordare…
Il film cattura lo
sguardo dello spettatore fin dalle primissime meravigliose immagini, con il suo
tripudio di colori anni '70 e i suoi carrelli. Poi è colpo di fulmine anche con
i personaggi, tutti adorabilmente outsider: dai due piccoli protagonisti,
un'imbronciata baby Lana del Rey e un orfanello nerd sapientello, il capo-scout
imbranato, il marito stralunato e depresso, il polizietto un po' scemo…
...Ho terminato la
visione - tra l'altro, priva del ritmo e del mordente che dovrebbe conquistare
il pubblico in un film d'avventura e ricerca, pur se interiore - assolutamente
determinato a dedicare al buon Wes tutte le bottigliate che meriterebbe, quasi
soddisfatto all'idea di scrivere un post che potesse sfogare tutta la delusione
rispetto alla meraviglia provata in passato per i già citati Tenenbaum o Steve
Zissou - per non parlare dello spreco di Bill Murray in una parte che non gli
si addice neppure da lontano -.
Poi ho fatto un respiro profondo e ho pensato ai due protagonisti, al loro rapporto con il mondo esterno, sentendomi come uno degli scout pronti a vessare il povero Sam con il loro fare da bulli, ed ho avuto come un'illuminazione: non avrei trattato la pellicola di Anderson come i suoi due piccoli eroi non avrebbero voluto essere trattati a loro volta…
Poi ho fatto un respiro profondo e ho pensato ai due protagonisti, al loro rapporto con il mondo esterno, sentendomi come uno degli scout pronti a vessare il povero Sam con il loro fare da bulli, ed ho avuto come un'illuminazione: non avrei trattato la pellicola di Anderson come i suoi due piccoli eroi non avrebbero voluto essere trattati a loro volta…
…Moonrise Kingdom, a dispetto del titolo ancor più altisonante
delle sue grancasse, degli oboi e dei fiati arrangiati da un Purcell e sapientemente orchestrati da Alexandre Desplat, resta il tentativo volgarissimo e altrettanto volgarmente
pacchiano di ricostruire un'epoca (per fortuna) tramontata e che nessuno, tranne
i diretti interessati, vorrebbe per davvero né con nessun mezzo restaurare. E
lo si fa nel modo più becero e laccato che un regista pur tecnicamente capace
come Anderson riesce a concepire: immergendo il suo
film in un ricettario take away ebbro di salse amarognole e carni bovine troppo
cotte in alcuni tratti, crude in altri e lasciate marcire alle estremità;
frullando ammennicoli d'antan con un pizzico di cattivo gusto e una sfarinata
di kitsch per poverelli; mescolando in una teglia di prevedibilità e servendo
infine in un tripudio rococò di piattini, tazzine e forchette intagliate, tra
una saliera del Cellini e le
chincaglierie arcimboldesche di una camera delle meraviglie asburgica. La
pietanza sedurrà pure gli occhi, ma l'intingolo è talmente rozzo da
appiccicarsi alla lingua e compromettere con inesorabile sventura i piaceri di
una buona cucina. Si ingoia per educazione per la prima mezzora, quindi si
corre al gabinetto... pardon, alla toilette, a rigettare quanto ormai lo
stomaco (e il buonsenso) non riescono più a trattenere.
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