sabato 6 settembre 2025

Enzo - Laurent Cantet, Robin Campillo

il film, pensato da Laurent Cantet, è stato girato da Robin Campillo.

racconta la storia di Enzo (Eloy Pohu), un ragazzo figlio di una coppia borghese (il padre, Pierfrancesco Favino, professore universitario, la madre, Élodie Bouchez, ingegnere); Enzo sceglie, a sedici anni, di fare il manovale, non seguendo l'esempio del fratello più grande, che riesce ad entrare in una prestigiosa università a Parigi.

Enzo s'innamora, non ricambiato, di Vlad (Maksym Slivinskyi), un collega di lavoro ucraino, che poi parte per la guerra, a morire per la Nato.

i genitori di Enzo non capiscono la scelta del ragazzo, vorrebbero che ritorni borghese, lasciando il proletariato.

Enzo non sa cosa vuole, ma sa quello che non vuole, c'è un muro insormontabile fra il ragazzo e i genitori, il padre sopratutto.

buona (incomunicabile) visione - Ismaele


 

 

La regia di Campillo è molto più lenta e composta (forse anche in omaggio ai ritmi narrativi di Cantet) di quella dei suoi film precedenti, a tratti appare addirittura convenzionale, ma improvvisamente rompe il ritmo (ricordiamo che Campillo è un eccellente montatore, dei film di Cantet come dei suoi) in alcune sequenze che non a caso hanno al centro la libertà cui i corpi aderiscono o la costrizione cui si ribellano. Il suo Enzo cerca di imparare a costruire case nuove anche se denuncia ambizioni limitate, soprattutto per differenziarsi da un padre accademico (che guadagna meno della moglie ingegnere, perché la società che lui perpetua non dà grande valore all'istruzione).
L'apparente apatia del ragazzo è assai più etica della sordità e cecità dei genitori e del fratello, intenti a rispettare le aspettative del loro ambiente e del loro privilegio, rispetto alle ingiustizie e alle derive catastrofiche che li circondano, e delle quali prima o poi saranno anche loro inevitabilmente vittime.
Enzo si scaglia contro la parete che gli è stata costruita intorno, eliminerebbe volentieri quel cancello che tiene Vlad fuori dalla bella casa fronte mare cui lui stesso sa di non appartenere, e le uniche leggi che rispetta sono quelle del desiderio. Enzo ammette la paura, che non è quella di non riuscire a conservare il proprio status quo, come il padre e il fratello, ma quella di rimanerci intrappolato, e di restare impotente davanti al mondo che lo circonda.

da qui

 

...Enzo è un film politico, ma mai didascalico. Parla di classe, ma senza semplificazioni. Con la scelta di attori non professionisti e professionisti insieme, Cantet e Campillo costruiscono un microcosmo in cui le gerarchie sociali sono già inscritte nei corpi e nei silenzi.


Il film interroga il lavoro manuale come possibilità di riscatto ma anche come luogo di scontro. I cantieri non sono romantici, sono brutali. Ma è lì che Enzo inizia a vedersi, a riconoscersi. Vlad, operaio straniero, rappresenta l’altro, il diverso, ma anche l’orizzonte di una virilità nuova, dolente, mai ostentata.


Il desiderio, mai esplicitato, è un motore carsico. Non si tratta di un film sul coming out. Piuttosto, Enzo esplora l’ambiguità, il non-detto, la tensione. Vlad è un miraggio, un compagno d’armi ideale che Enzo sa già irraggiungibile. E proprio in questa consapevolezza si gioca l’intensità del legame.


La famiglia è il vero antagonista: non nel senso drammatico, ma esistenziale. È il simbolo di un mondo che propone il benessere come unica strada, ignorando le crepe che attraversano i suoi figli. Enzo, “un piccolo borghese che si racconta storie”, secondo suo padre, rifiuta questo racconto ma senza averne ancora uno proprio da offrire…

da qui

 

 

Nessun commento:

Posta un commento