martedì 24 gennaio 2017

Aquarius - Kleber Mendonça Filho

Aquarius parte come un film normale, poi cresce piano piano.
l'asso nella manica è Sonia Braga, che interpreta Clara, una donna piena di dignità, e di forza, come antidoto alla tristezza e alla solitudine della vecchiaia che si avvicina.
il film è tragico e comico, politico e familiare, d'amicizia e di vendetta, di ricatti e resistenza, ce n'è per tutti i gusti.
homo homini lupus potrebbe essere il sottotitolo del film, e quei lupi hanno la cravatta e un master nel curriculum.
ma, per una volta, don Quijote/Clara, pazza fra i sani, riesce a non perdere.
un film che è meglio di quello che ti aspetti (e però non aspettarti un capolavoro) - Ismaele




Ciò che più colpisce, in Aquarius è la sincronicità di battito cardiaco tra il film nel suo insieme e la sua protagonista. Clara ha vinto un cancro, è ancora giovane, ha bisogno di sentirsi viva, ascoltando la musica ad alto volume, con il fratello e gli amici: il film è con lei, con lei sorride, si commuove, pulsa. Clara è vedova, ora ha un'altra routine: un bagno nell'oceano, un disco melodico, una coccola ai lunghi capelli; e il film rallenta, si adagia, le sta accanto, per alleviarne la solitudine non dichiarata, per ribadirne la natura testarda ma anche spiritosa, e capace di sinceri attaccamenti. Lungo e calmo, Aquarius è tuttavia anche teso, attraversato da una forza sotterranea, che a volte è desiderio, a volte rabbia, a volte vita e nient'altro, la forza di Donna Clara. Sotto un'apparente continuità di tono, varia moltissimo, assecondando ogni sfumatura psicologica della sua abitante. Perché il cinema è la casa e il personaggio di Clara è parte di essa, si confonde con essa e sa che non potrebbe mai andare altrove o essere altro. 
Un finale perfettamente congeniato dà ulteriore sostanza ad un film a suo modo intrigante, in cui la musica ha un ruolo di primo piano nel tratteggiare questo sfaccettato ritratto di signora.

…il film ha un peso specifico da romanzo ottocentesco, coniugato al nostro presente imperfetto: vivo, pulsante e resistente, in questo Aquarius nuota la realtà, suona la voglia di vivere appieno. Gioie, dolori, tutto appieno: finché morte non ci separi da quella che chiamiamo casa, quella che sappiamo vita. La nostra vita, la vita di Clara.

La película -una suerte de ampliación y profundización de varios conflctos trabajados en su film anterior- se centra en lo íntimo (con la llegada de la vejez), en lo familiar (la relación afectiva con uno de sus sobrinos, distante con su hija, que la usa para que cuide al nieto y -otra obsesión brasileña- de fidelidad absoluta con su empleada doméstica) y finalmente en lo social, con las diferencias de clase y los abusos y miserias de los poderosos.

Un dato no menor del film es que Clara ha luchado durante varias décadas contra el cáncer (incluso se ve que ha perdido una mama y ha decidido no ponerse una prótesis), pero cuando todo parece servido para el golpe bajo la cuestión ayuda para un impactante, sobrecogedor desenlace (la última parte se titula, precisamente, “El cáncer de Clara”).
Los 140 minutos de Aquarius se justifican. Hay muy pocos momentos superfluos o caprichosos. La narración abarca muchos conflictos y personajes, pero nunca pierde el eje, el interés ni la cohesión. La inteligencia del guionista/director; y la ductilidad asombrosa de Sonia Braga, vulnerable y arrasadora a la vez, hacen de esta una de las mejores películas latinoamericanas de los últimos tiempos.

La grandezza del film è nella determinazione testarda e nello stesso tempo nella chiarezza profonda di donna Clara nel difendere il suo habitat. Sola contro lo strapotere di una immobiliare bene ammanigliata con il potere politico.
Difendere il suo habitat  significa rivendicare la sua dignità, la sua memoria, i suoi affetti e forse anche la sua alterità estetica  e diventa anche simbolicamente una testimonianza politica , perché la donna non si oppone soltanto alla violenza, ma investiga e scopre ciò che si nasconde sotto l’apparenza.
Ci sono dialoghi di notevole efficacia dialettica. Per esempio tra donna Clara e la figlia, dove la sincerità è cruda, nonostante l’affetto; ma soprattutto con il giovane progettista, uno scontro aspro, dove non ci sono ne’ vincitori, ne’ vinti, ma due diverse filosofie morali dentro cui si nasconde una minaccia incombente.
Il finale è una sorpresa che piacerà, perché è quella vittoria sempre possibile, anche se appariva improbabile, quando ci sono intelligenza, fermezza e valori che la sostengano. E che ad essere protagonista sia una donna è un segno dei tempi.

…una lucha sin tregua que ha alcanzado una intensidad terrible. Pero aquí es donde apreciaremos fielmente el verdadero yo de Clara, llegaremos a conocer quién es realmente y cuál es esa historia que ha quedado resumida en tres momentos anecdóticos hasta el punto de hacernos olvidar el título del filme. Una mujer que ha luchado incansablemente durante 30 años contra el peor enemigo de la sociedad contemporánea, no parece probable que vaya a doblegarse porque venga un niñato de ciudad, malcriado y consentido, a lanzarle, con una rabieta infantil, una amenaza envuelta en una declaración de guerra para que abandone su tan preciado Aquarius….

…il regista – qui a Cannes si dice appartenga a una potente e ricca famiglia, sarà vero? – ha avuto la furba idea di richiamare in servizio in un film di livello destinato anche al mercato internazionale Sonia Braga, una leggenda, che letteralmente si impadronisce di Aquarius e lo piega a sé. Indipendente, sarcastica, sinceramente anticonformista, figlia degli anni Sessanta-Settanta, colta, una vera borghese di sinistra (come si dirà in Brasile radical chic o gauche caviar?). Sembra a momenti di rivedere il cileno Gloria, di cui l’indomita Clara sembra una replicante. Dona Clara comanda con autorità servitù e squadre lavoratrici, riduce a docili agnelli anche i machos più trucibaldi, beve vino, ascolta musica Sixties (è pazza di Maria Bethania, ma se abbiamo visto bene sul piatto mette anche Roberto Carlos), si mostra nuda alla macchina da presa con le cicatrici del suo seno asportato dopo un cancro. Scusate la brutta domanda. Trattasi di trattamento in digitale o il seno a metà appartiene a Sonia Braga? Quanto al sesso, Clara ne parla sboccatamente con le amiche, e non esita a chiamare un gigolo peraltro belloccio, gentilissimo e efficientissimo di cui resta pienamente soddisfatta. Lo scontro finale tra l’eroina e i cattivi è tremendo, sotto il segno del peggio populismo…

…Mendonça Filho si perde in un discorso narrativo che sembra anche affascinante ma si dimostra con il passare dei minuti a grave rischio sterilità: l’ossessione di Clara nel resistere alla richiesta di vendere l’appartamento apre sì il fianco a un thriller dell’anima, ma lo fa con una stanchezza di fondo, quasi che lo stesso regista fatichi a credere fino in fondo a ciò che sta mettendo in scena. Indeciso se assegnare alla storia canoni kafkiani, scivolare deliberatamente nel genere (la sequenza con Clara che immagina una figura minacciosa che entra in casa di notte mentre lei dorme sul divano è una delle più efficaci di Aquarius) o muoversi nel ritratto di una borghesia benestante ma di sinistra, incapace di accettare il capitalismo sfrenato ma allo stesso tempo anche di rinunciare al benessere cui è abituata, Mendonça Filho si muove in maniera ondivaga, slabbrando la narrazione e sfilacciandola.
Non è certo la secchezza narrativa, infatti, a rifulgere in Aquarius, che si perde al contrario in una lunga serie di aneddoti non sempre interessanti. Anche il tema della menomazione (affettiva, visto che la donna è vedova, ma anche fisica, con quel seno asportato a causa di un tumore che allontana gli uomini) e della mancanza si disperde a tratti in un magma affabulatorio che funziona a intermittenza…


5 commenti:

  1. Aspettavo la tua recensione di questo film. Me lo consigli?

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    1. per i miei gusti è un film che merita, un piccolo film che la presenza di Sonia Braga impreziosisce.
      è bello, ogni tanto, a prescindere, fare un salto nel cinema non Usa e non Francia-Italia-GB.

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  2. Pensi che possa piacere a un pubblico generico? come lo vedresti in un ciclo insieme a Paterson, Sing street e La stoffa dei sogni? Sarei tentato...

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  3. e ultima domanda: la durata del film (oltre i 120 min.) si fa sentire?

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    1. la durata non è un problema, succedono tante cose...

      un ciclo del cinema "minore" (nel senso che non monopolizza le sale), indipendenti Usa, irlandesi, brasiliani, sardi (e altri) sarebbero un bel ciclo, no?

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