venerdì 13 febbraio 2015

Timbuktu - Abderrahmane Sissako

una storia di ordinaria violenza e ordinaria sopraffazione.
il nemico per i jahidisti è la libertà, e la donna è un nemico, irriducibile alle loro logiche liberticide, in nome del loro dio, che l'imam smaschera senza dubbi.
la fotografia è perfetta e l'assurdità di quella gentaglia è ancora più evidente.
due scene bellissime, la gazzella in fuga, e noi siamo con lei, e la partita di calcio, degna di Tati.
non aspettatevi proclami o grandi scene madri, Abderrahmane Sissako non fa un cinema urlato, ma si fa sentire (e vedere) benissimo.
ci sono pochissime copie in giro, sarà un miracolo vederlo al cinema, ma non scoraggiatevi - Ismaele




…Invece di analizzare politicamente o rappresentare spettacolarmente l’ascesa del jihadismo nel cuore del deserto africano, il regista mauritano sceglie la favola, la poesia. Il vento, il sussurrato, l’equilibrio pastorale, l’amore libero, che non può essere sconfitto, di due tuareg, lì tra le dune appartate, sotto tende colorate, dove si canta ancora e si trasmettono saperi e conoscenza, cantando poemi. Sissako sconfigge la barbarie con il linguaggio delle immagini. Di una potenza magnifica. Geniale anche l’immobile partita di calcio con un pallone invisibile (perché vietato), che dice della possibile resistenza e della ridicola stupidità dell’oscurantismo (di qualsiasi monoteismo fanatico).
È una meraviglia. Niente didattismo. Questo capolavoro, candidato all’Oscar come miglior film straniero, intuisce e avverte però che ciò di cui il fanatismo islamista ha più terrore è (sempre) la donna; e il rapporto uomo-donna creativo. Con questa visionaria opera, il poeta regista svela che quello che il nuovo fascismo jihadista vuole sradicare, soffocare e azzerare, è proprio la fantasia.
Merci Sissako.

…Ritmo excelente, hermosa fotografía, inteligente uso de la música, escenas tan bellas como la del partido de fútbol imaginario. Y momentos duros, no aptos para todos los estómagos. Las interpretaciones de los actores son tremendamente naturales, lo que reviste de enorme dignidad a hombres y mujeres corrientes y coherentes, y hace comprensible lo incomprensible, comportamientos radicales donde resulta imposible la coherencia, al final existe bastante hipocresía y mucha injusticia. Se logra sobradamente el objetivo de mostrar que fe y razón deben conciliarse; esto no es garantía de que uno haga siempre lo correcto, bien lo sabe el protagonista, pero sí de que existe la capacidad de recapacitar, arrepentirse, rectificar.

S’en dégage un profond malaise qui laisse la porte ouverte à toutes les dérives. La pression monte et la quiétude de la cité est mise à mal par la peur constante de risquer sa vie. Une atmosphère ambiguë parfaitement mise en lumière par Abderrahmane Sissako, qui au-delà de son discours sous-jacent, révèle de magnifiques scènes de vie (l’extraordinaire partie de football imaginaire) mais aussi de drame, tel ce plan large d’une rive à l’autre de la rivière, qui retranscrit simultanément la souffrance de la victime, mais aussi celle de son assassin…

la historia coral que nos narra incluye entre otros el protagonismo de un ganadero, Kidane, que vive apaciblemente con su mujer y su hija en medio del desierto, cerca de la ciudad malí de Timbuctú. Con la llegada de emisarios de la yihad y la huida de muchos de sus vecinos, su esposa le pregunta un día por qué no se trasladan ellos a su vez. Pero el marido responde que no tendrían adonde ir y que prefiere quedarse en un lugar que les asegura comida y hogar, esperando que pronto vuelva también la seguridad. No estamos por tanto ante el retrato del emigrante desesperado, sino del ciudadano que, ante los horrores que progresivamente se van acumulando a su alrededor, contempla con la serenidad que le proporciona una religión bien entendida el paisaje del que por naturaleza no puede desprenderse. No es tan descabellado este estoicismo teniendo en cuenta la belleza de la localización, un desierto, sí, pero no exento de ríos y verdura. La fotografía de Sofiane El Fani, más conocido por su trabajo a las órdenes de Abdellatif Kechiche, capta este ambiente exótico con una luminosidad que en ocasiones roza la saturación, acentuando el efecto vidrioso de la luz refractada en el aire caliente en unos planos realmente mágicos. Un admirable ejemplo es un sostenido plano general del río en que se enfrentan Kidane y un pescador, colocando la belleza literalmente en medio de la violencia, el oasis entre la sangre. Y el espejismo resultante tiene, además de un sentido visual, uno narrativo, ya que efectivamente los ciudadanos de este paraje tienen que colocar una lente ante sus ojos para no caer en la provocación y aguantar el tipo ante el acoso de sus ocupantes…

Timbuktu si offre come una meditazione lirica sulla ferocia di un potere che sussurra i propri divieti, senza bisogno di gridarli. Mentre dall’altra parte non ci sono vittime ma donne e uomini che resistono con la forza stessa della loro presenza, e affrontano il proprio destino sussurrando, come Kidane, «quello che non ti ho detto, tu lo sai già».

…Abderrahmane Sissako lascia troppe cose in sospeso, e altre non convincono totalmente. 
I rappresentanti della polizia islamica, che professano la jihad convinti ovviamente di essere nel giusto, nonostante l'imam del paese tenti di far capir loro che sbagliano, vengono ritratti come un branco di uomini semplicemente un po' coglioni, la "pazza" del paese, o la "strega", non si capisce, è libera di andarsene in giro a capo scoperto facendo un po' quello che le pare, da farti pensare che se sei pazzo vale tutto, una ragazza viene data in sposa contro la volontà della madre ma anche lì sembra finire tutto a tarallucci e vino, della donna che protesta perché non può vendere il pesce con i guanti non si sa più niente e tu non puoi far altro che osservare, pensando che questo era un film dal potenziale enorme, ma che, invece di farti bruciare di rabbia, ti intiepidisce appena. 
Peccato.

 Es por ello que Timbuktu no merece más la pena que un anuncio de Intermon Oxfam, pues ambos denuncian una situación y tienen cierto valor social, pero artísticamente dejan mucho que desear. Y si, al menos, se hubiera jugado mejor con ese humor irónico de la situación absurda a la que se somete al pueblo, podríamos decir que aporta un matiz interesante y novedoso, pero este humor es tan blando y poco preciso que ni araña la superficie. Una película que nace humillada por la sombra de lo que intenta transmitir y nunca llega a ello, resultando obvio su recorrido desde los primeros compases.
da qui

3 commenti:

  1. Risposte
    1. e poi è anche la settimana delle 50 sfumature di qualcosa, magari fra un po'.
      l'avessero chiamato "Timbuktu, sfumature di guerra" avrebbe

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  2. (mancava la fine del commento)

    ...avuto qualche sala in più

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