Sili, la ragazzina protagonista che deve lottare (ha le stampelle e con le gambe fuori uso, forse per la poliomielite), per la dignità della sua esistenza, e non solo, è straordinaria e quando sorride è un regalo anche per noi.
e straordinario è il suo compagno/concorrente di vendita, che sa leggere solo il Corano, tanto non gli servirà altro, e che diventa il suo "braccio" nei momenti di bisogno.
e senza uguali sono la forza e la dignità di Sili davanti all'autorità, che con saggezza riconosce i torti della polizia.
quando avete dubbi sul genere umano cercate Sili, saprà parlarvi - Ismaele
…La denuncia dell'atmosfera di sospetto instaurata da
autorità poliziesche ottuse si avverte fin dalla sorte della ragazza che fa da
prologo: una giovane donna è accusata del furto di un secchio, la persecuzione
è resa più terribile soprattutto dalla panoramica che quasi distrattamente (ma
questa è proprio la forza del suo cinema da sempre oltre il neorealismo e
memore dell'esperienza della nouvelle
vague) il regista inserisce a perlustrare il crocchio di persone attirate
dalla situazione: nessuno interviene, anzi molti ridono divertiti; per converso
appare l'amico Juke box ambulante, disgustato: un ragazzino senza gambe che
dalla carrozzina offre la musica (di nuovo una componente sonora caratterizza
un bisogno) della sua radio in cambio di monetine, altro atroce scherno delle
facoltà musicali dell'Africa, mutilate e impedite nelle loro espressioni
culturali, che, come nel caso del ballo della ragazzina, sono arricchite, ma
immalinconite, dalle mutilazioni; finché non scattano meccanismi psichici di
danno irreversibile. La donna accusata ingiustamente è impazzita e la vediamo
aggirarsi per il mercato sconvolta dopo che l'intento di Sili le è valsa la
libertà in una scena da brivido per la determinazione della protagonista che si
avvale dei sacrosanti diritti per sancire il bisogno di ottenere il rispetto e
ribadire la pretesa di giustizia: una debole sciancata, oppure il dialogo con
il capo degli sbirri, montato da Mambety con
una sottile vena di divertimento che cancella ogni retorica e lo rende una
delle più intense rivendicazioni della storia del cinema; incalzante nella sua
semplicità e inconfutabile nella sua logica di liberazione.
Ed è quella sequenza a dare un senso ai vari episodi della
deambulazione per le strade di Dakar: sono le quotidiane lotte per difendere la
propria dignità: infatti dopo la distribuzione con i derelitti dei 10000
franchi capitati provvidenzialmente e la battaglia di giustizia con il
gendarme, vinta incredibilmente per la sicurezza di essere nel giusto,
assistiamo ai passi di hip hop e al duplice intervento salvifico dell'amico,
che indossa una maglietta in cui si reclama una scolarizzazione di massa…
…The film centers on a young, illiterate, crippled
girl named Sili (Lissa Balera) from a shantytown on the outskirts of Dakar who
decides one day to abandon her blind grandmother's vocation of begging in the
street and take up the physically demanding job of selling newspapers - a task
usually undertaken by boys who can aggressively peddle them at busy
intersections throughout the city (an early image of a dead kitten lying on the
side of a road alludes to the harshness of life for these impoverished street
children). Given an initial allotment of thirteen copies of the less popular,
government newspaper, Le
Soleil (a symbolic quantity
and representation that alludes to the continent's struggle to emerge from a
position of disadvantaged history), Sili's first day on the job proves to be
auspicious when a well-to-do businessman, encouraged by her initiative and
self-reliance, offers to buy out all her remaining copies, leaving her free to
share her unexpected good fortune with her grandmother and a few neighboring
friends for the afternoon, and even pleading for the case of a wrongfully
accused woman who has been imprisoned without charges at a local police
station. In time, Sili forges a thriving business with her refreshingly low-key
sales approach, cultivating a growing clientele of customers who go out of
their way to buy her newspaper. But as the competition becomes increasingly
desperate and cutthroat, Sili's popularity soon places her in the crosshairs of
rival peddlers who see her presence as a turf invasion and resolve to thwart
her profitable enterprise by any means necessary. In juxtaposing Sili's
well-earned success against her rivals' increasingly underhanded - and
implicitly thuggish - territoriality, Mambéty presents an incisive metaphor for
the cultural institution of lawlessness and corruption, enabling a tragic
legacy of factionalism, civil wars, and government coups that have contributed
to a climate of chronic destabilization. However, as the government's
announcement of its decision to dissociate its currency from the French franc
in Le Soleil suggests, the travails of
post-colonial Africa are not solely rooted in cultural dysfunction, but are
also an insidious (and perhaps inevitable) consequence of imperialism. It is
through this seemingly anecdotal convergence with the government's symbolic
declaration of independence that Sili's quest for financial independence
becomes an integral metaphor for the plight of contemporary African nations in
their own struggle for economic survival. Concluding with the parting image of
a mistreated, but unbowed Sili emerging into the light, her defiant gesture not
only represents an ennobled act of perseverance, but also offers a way forward
from the chaos, despair, and sense of helplessness of inflicted
marginalization.
da qui
bellissimo, lo trovate in dvd con "Le franc", sempre di Mambéty
RispondiElimina"Le franc" ancora mi manca...
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