lunedì 11 agosto 2014

La petite vendeuse de soleil - Djibril Diop Mambéty

tre quarti d'ora per un film che non ti dimentichi più, tutti i personaggi sono importanti e utilissimi nella storia.
Sili, la ragazzina protagonista che deve lottare (ha le stampelle e con le gambe fuori uso, forse per la poliomielite), per la dignità della sua esistenza, e non solo, è straordinaria e quando sorride è un regalo anche per noi.
e straordinario è il suo compagno/concorrente di vendita, che sa leggere solo il Corano, tanto non gli servirà altro, e che diventa il suo "braccio" nei momenti di bisogno.
e senza uguali sono la forza e la dignità di Sili davanti all'autorità, che con saggezza riconosce i torti della polizia.
quando avete dubbi sul genere umano cercate Sili, saprà parlarvi - Ismaele








…La denuncia dell'atmosfera di sospetto instaurata da autorità poliziesche ottuse si avverte fin dalla sorte della ragazza che fa da prologo: una giovane donna è accusata del furto di un secchio, la persecuzione è resa più terribile soprattutto dalla panoramica che quasi distrattamente (ma questa è proprio la forza del suo cinema da sempre oltre il neorealismo e memore dell'esperienza della nouvelle vague) il regista inserisce a perlustrare il crocchio di persone attirate dalla situazione: nessuno interviene, anzi molti ridono divertiti; per converso appare l'amico Juke box ambulante, disgustato: un ragazzino senza gambe che dalla carrozzina offre la musica (di nuovo una componente sonora caratterizza un bisogno) della sua radio in cambio di monetine, altro atroce scherno delle facoltà musicali dell'Africa, mutilate e impedite nelle loro espressioni culturali, che, come nel caso del ballo della ragazzina, sono arricchite, ma immalinconite, dalle mutilazioni; finché non scattano meccanismi psichici di danno irreversibile. La donna accusata ingiustamente è impazzita e la vediamo aggirarsi per il mercato sconvolta dopo che l'intento di Sili le è valsa la libertà in una scena da brivido per la determinazione della protagonista che si avvale dei sacrosanti diritti per sancire il bisogno di ottenere il rispetto e ribadire la pretesa di giustizia: una debole sciancata, oppure il dialogo con il capo degli sbirri, montato da Mambety con una sottile vena di divertimento che cancella ogni retorica e lo rende una delle più intense rivendicazioni della storia del cinema; incalzante nella sua semplicità e inconfutabile nella sua logica di liberazione.
Ed è quella sequenza a dare un senso ai vari episodi della deambulazione per le strade di Dakar: sono le quotidiane lotte per difendere la propria dignità: infatti dopo la distribuzione con i derelitti dei 10000 franchi capitati provvidenzialmente e la battaglia di giustizia con il gendarme, vinta incredibilmente per la sicurezza di essere nel giusto, assistiamo ai passi di hip hop e al duplice intervento salvifico dell'amico, che indossa una maglietta in cui si reclama una scolarizzazione di massa…

…The film centers on a young, illiterate, crippled girl named Sili (Lissa Balera) from a shantytown on the outskirts of Dakar who decides one day to abandon her blind grandmother's vocation of begging in the street and take up the physically demanding job of selling newspapers - a task usually undertaken by boys who can aggressively peddle them at busy intersections throughout the city (an early image of a dead kitten lying on the side of a road alludes to the harshness of life for these impoverished street children). Given an initial allotment of thirteen copies of the less popular, government newspaper, Le Soleil (a symbolic quantity and representation that alludes to the continent's struggle to emerge from a position of disadvantaged history), Sili's first day on the job proves to be auspicious when a well-to-do businessman, encouraged by her initiative and self-reliance, offers to buy out all her remaining copies, leaving her free to share her unexpected good fortune with her grandmother and a few neighboring friends for the afternoon, and even pleading for the case of a wrongfully accused woman who has been imprisoned without charges at a local police station. In time, Sili forges a thriving business with her refreshingly low-key sales approach, cultivating a growing clientele of customers who go out of their way to buy her newspaper. But as the competition becomes increasingly desperate and cutthroat, Sili's popularity soon places her in the crosshairs of rival peddlers who see her presence as a turf invasion and resolve to thwart her profitable enterprise by any means necessary. In juxtaposing Sili's well-earned success against her rivals' increasingly underhanded - and implicitly thuggish - territoriality, Mambéty presents an incisive metaphor for the cultural institution of lawlessness and corruption, enabling a tragic legacy of factionalism, civil wars, and government coups that have contributed to a climate of chronic destabilization. However, as the government's announcement of its decision to dissociate its currency from the French franc in Le Soleil suggests, the travails of post-colonial Africa are not solely rooted in cultural dysfunction, but are also an insidious (and perhaps inevitable) consequence of imperialism. It is through this seemingly anecdotal convergence with the government's symbolic declaration of independence that Sili's quest for financial independence becomes an integral metaphor for the plight of contemporary African nations in their own struggle for economic survival. Concluding with the parting image of a mistreated, but unbowed Sili emerging into the light, her defiant gesture not only represents an ennobled act of perseverance, but also offers a way forward from the chaos, despair, and sense of helplessness of inflicted marginalization.
da qui

2 commenti:

  1. bellissimo, lo trovate in dvd con "Le franc", sempre di Mambéty

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