un film
che parte bene e cresce senza pause fino alla fine, interpreti davvero
bravi in una storia che non ti lascia indifferente.
una lezione di cinema, e di vita.
da non perdere - Ismaele
Non è
così frequente trovare film che siano fortemente radicati nel luogo di
ambientazione e al contempo sappiano parlare di tematiche universali. L'opera
di Ann Hui, veterana della Nuovelle vague di Hong Kong, formatasi in
Inghilterra e come assistente di King Hu, giunta ora all'opera numero
ventisette, è profondamente asiatica per alcuni aspetti: ad esempio ha per
protagonista una amah, sorta di badante per famiglie che si
inserisce nel contesto famigliare appena adolescente e accudisce genitori,
figli e nipoti per decenni, diventando una quasi-parente dei padroni di casa.
Un ruolo svolto in maniera così totalizzante solo a quelle latitudini.
Difficile, dunque, per molti spettatori occidentali cogliere la profondità del
sentimento, accostabile a quello di una madre e un figlio, che lega i due
protagonisti, interpretati da due attori che si sono trovati spesso insieme, in
ruoli analoghi: la star internazionale Andy Lau, già visto più volte anche sui
nostri schermi, e la meno nota Deannie Yip, meritatamente premiata con la Coppa Volpi per
la sua intensa performance…
…Intenso e commovente, A simple life è
un film garbato, dai toni tenui, quasi sbiaditi, come le vecchie foto che la
protagonista sfoglia con nostalgia. Un film sull’amor filiale e sull’onore, con
risvolti particolarmente interessanti. La disparità di classe, i problemi del
quotidiano, il confronto generazionale sono temi che emergono delicatamente
dalla vicenda personale dell’anziana donna. Una figura, quella della
governante, che ha il sapore della memoria storica di una generazione, e la
forza di un mondo che sembra ormai estinto…
…Tutto è
misurato, rarefatto, soffuso, quasi accarezzato dalla felice mano della
regista, esponente di spicco della New Wave del cinema di Hong Kong. Dal
macro-contesto di una società come quella cinese ormai ampiamente secolarizzata
e “occidentalizzata” Ann Hui sceglie di astrarre la storia semplice di due
individui, di due sessi, di due classi sociali e di due generazioni che si
interrogano sul senso del loro essere, oggi, parte della stessa Storia...
…Quando apre la cesta degli antichi ricordi, con la
metodica cura di conservazione delle "buone cose" simile a quella che
Gozzano sa descrivere attraverso l'amica di nonna Speranza - anche se son ben
altre latitudini e secoli -, mentre porge a Roger scampoli di semplice
saggezza, Deanie Ip fa vibrare il cuore, desiderare che qualcuno ci guardi
così, ci parli così. Non è un sentimentalismo d'accatto, una finzione di cinema
che tenta di ghermire le nostre corde più esposte, aggirando tabù tradizionali
nella cultura occidentale come sono la vecchiaia e la morte. Non che la Cina
sia esente dall'averne rimosso la presenza nello scorrere del tempo e
dell'umanità, ma questo piccolo gioiello trasmette vibrazioni che qualsiasi
altro magniloquente affresco non saprebbe minimamente innescare e mantenere.
da qui
da qui
Nessun commento:
Posta un commento