mercoledì 10 febbraio 2016

The Hateful Eight - Quentin Tarantino

Quentin Tarantino va a manifestare con le famiglie delle vittime uccise dalla polizia e la polizia invita al boicottaggio dei suoi film.
“Quando vedo degli assassini non posso far finta di nulla...devo chiamare un omicidio un omicidio e devo chiamare assassini degli assassini.
Sono un essere umano con una coscienza. Se penso che sia avvenuto un omicidio allora sento il bisogno di reagire e oppormi. Sono qui per dire che sono dalla parte delle vittime” (qui).
ecco un motivo per andare al cinema a vedere il film, se non sei un poliziotto obbediente.
ci sono tanti altri motivi per vederlo, naturalmente.
la grandezza dello schermo è avvolgente e rara, aspettare di vederlo solo a casa non conviene (anche se purtroppo ho visto la versione da 167 minuti e non quella da 187 minuti).
nelle varie interviste Tarantino (a cui piace il cinema) elenca 39 film (qui) che ha citato o lo hanno influenzato per The Hateful Eight.
il film è ricco, quindi, con una struttura ad incastro che ricorda Dieci piccoli indiani.indiani non ce n'è, tutti sono bianchi, tranne un nero (anzi due, ma si saprà dopo).
il nero è Samuel L. Jackson, e come tutti i neri non è ben visto.tutti fingono, tutti dicono qualche bugia o non dicono tutta la verità, un po' come i cretesi o i personaggi di Pirandello, che hanno un autore, un vero deus ex machina, Tarantino va più in là, nessuno resta vivo, lui sa tutto e ce lo racconta, chissà se dice la verità, ma abbiamo pagato il prezzo per un film normale, d'altronde, mica possiamo pretendere anche la verità.
i giudizi che si leggono in giro sono vari, fra il brutto e inutile al capolavoro, magari è solo un gran bel film vecchio stile.
ciascuno giudichi da sé, come sempre.
buona visione - Ismaele




Tarantino, celebrando il cinema che ha sempre amato, restituisce al mittente ciò che ha sempre odiato, sfruttando proprio l’irripetibilità auratica di un evento merceologico pensato come unico. Creando un agguato feticistico, Tarantino affonda le sue mani nelle piaghe dello stato dell’unione. E non fa prigionieri. 
The Hateful Eight, inoltre, nella sua enorme complessità di oggetto composito, come è composito lo sguardo di Tarantino, rivela una volta per tutte l’adesione ideale del cineasta alla grande stagione del cinema della Nuova Hollywood degli anni Settanta. 
Tarantino vuole appartenere alla classe dei Penn, dei Peckinpah, degli Altman e così via. Il cinema italiano di genere, è il suo giardino dei giochi d’infanzia al quale tornare sempre e comunque. Ma è la tradizione del grande cinema statunitense alla quale lui vuole appartenere. 
E con The Hateful Eight mette piede in Arcadia a titolo pienissimo. 
Il cinema statunitense raramente è stato più politico. 

Tarantino si diverte a raggiungere i limiti-tarantino in ogni componente del film, Lui può dialogare 40 minuti su una mosca che scoreggia perchè lui è tarantino che sta usando i limiti-tarantino.
Lui può caricare i suoi personaggi fino ai limiti-tarantino.
Lui può essere cinico e violento fino ai limiti-tarantino.
Lui può eccedere dovunque, perchè dovunque ha portato i suoi limiti a livelli altissimi.
O.k, sì, ormai lui crede che dapertutto può far quello che vuole. Ma poi ci sono spettatori che lo stimano molto, come me, ma che non lo idolatrano, che vorrebbero dirgli "Ehi, Quentin, stai andando un tantinello oltre, non è che ti puoi permettere tutto eh, rischi di sbracare".
E, infatti, il primo tempo di Hateful Eight è uno sbracamento di dialoghi da restarci secchi se non sei del fan club…

…Ed è curioso come e quanto i charachters tutti d'un pezzo che tanto hanno fatto la fortuna della settima arte del passato siano spazzati via in favore di quelli che, al contrario, vivono di sfumature, profondamente umani nel loro essere in bilico tra senso comune ed istinti primordiali: e nel film meno "musicato" - nonostante il lavoro splendido di Morricone - di Tarantino a fare la parte del leone sono soprattutto i personaggi, pensati e sentiti profondamente dal Quentin sceneggiatore, prima che regista, coccolati nel bene e nel male dal primo all'ultimo minuto, ed a prescindere dal tempo concesso agli stessi davanti alla macchina da presa.

The hateful eight diviene, dunque, una versione della maturità de Le iene, un dramma da interno che potrebbe essere inserito in qualsiasi contesto ed epoca, vissuto più come una lettura dell'animo umano - ed in particolare statunitense - che non come un omaggio al Cinema di genere che tanto Tarantino ha dichiarato di amare: e senza dubbio, è uno dei suoi lavori più puri, in termini di settima arte…

C’è chi si diverte da matti a vedere tre ore di uno splatter cupo e mortuario girato con inutile maestria da un citazionista accanito che gode a mostrare sangue e vomito e agonie e a ricordarci sghignazzando che tutto è urlo e furore, l’Uomo e la Storia, e c’è anche chi, come me che qui scrivo, si annoia e sbadiglia.
Certo, si ammira l’abilità tecnica, e si pensa che, ahinoi, qualcosa di vero c’è nella visione del mondo che hanno i tarantini e i tarantinati, ma non si può fare a meno di compiangerli, pronti come sono ad applaudire i massacri e forse anche a massacrare, ma non ancora a farsi massacrare come è probabile che possa invece capitare anche a loro, dato lo stato del mondo e delle cose…

The Hateful Eight is a repugnant film. It marks the third time that Tarantino has projected his revenge fantasies into the past in order to settle scores cinematically. First, he sent Jewish-American soldiers to unleash hell on the Nazis in Inglourious Basterds (fighting fascism with fascism, as we said at the time). Then came Django Unchained and the massacre of slave-owners. Now Tarantino drains the racists of the post-Civil War United States of their blood as well.
With each new film, Tarantino is compelled to outdo himself in terms of violent imagery and a depraved scenario. One of the most disturbing sequences inThe Hateful Eight involves a story told by Warren to General Smithers, who has come to Wyoming to provide a tombstone for the grave of his son, missing and presumed dead…

Parlano allo sfinimento gli hateful eight e quando esauriscono le parole, caricano i colpi e si sparano addosso. Tarantino insiste sul cambio di marcia realizzato con Bastardi senza gloria e sulla politicizzazione del suo cinema, svolta in superficie dalla contaminazione di immaginari e iconografie, innescata al fondo nei dialoghi e portata alle stelle da personaggi che hanno (anche) qualcosa di serio da dire. Dopo aver rinfacciato al western americano classico il suo razzismo e restituito colpo su colpo i torti cinematografici inflitti da D.W. Griffith (Nascita di una nazione), Tarantino guadagna al suo eroe nero un diverso ruolo sociale. Samuel L. Jackson, 'negro di casa' infame in Django Unchained, scende in campo e guadagna sul campo (di battaglia) la sua libertà…

Tarantino orchestra la sua danza infernale con occhio mai indulgente verso i suoi personaggi – per la prima volta nel suo cinema non esiste la possibilità di uno schieramento, quale che sia, visto che tutti gli attori in scena sono bastardi, stavolta davvero senza alcuna gloria da reclamare – e dà ulteriore dimostrazione della sua sapienza registica. Basterebbe la sequenza in cui Warren rievoca al generale Smithers il modo in cui umiliò e uccise suo figlio Charles, con gli occhi del vecchio Bruce Dern che si stagliano in sovrimpressione sulla montagna innevata, o il cambio di fuoco a creare un ipotetico campo/controcampo mentre la prigioniera Daisy Domergue canta Jim Jones At Botany Bay, per inserire The Hateful Eight tra le visioni indispensabili di questi anni. Mentre altrove si cerca nella maestosità della natura il senso dell’umano e dell’americano (Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu, ovviamente), Tarantino riduce tutto a una serie di assi malmesse, e a uno scalcinato camino. Niente orsi, niente nativi belligeranti, nessun fiume in piena. Solo l’uomo, con le sue “qualità” inestirpabili come la gramigna: qualità che parlano di violenza, sopraffazione, ingiustizia, razzismo, crudeltà, livore. Se una redenzione è possibile, passa solo una volta di più attraverso l’omicidio. Eppure da qualche parte, in un altro non luogo come la Casa Bianca, un presidente degli Stati Uniti abbandona l’amico di penna perché la moglie ha oramai preparato il letto per la notte. Ma la Storia, si sa, non è mai quella che viene davvero raccontata…





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