venerdì 7 agosto 2015

Elena - Andrey Zvyagintsev

di Andrey Zvyagintsev bisogna fidarsi.
quando c'è un suo film, non chiedere prima, non cercare prima, non curiosare prima, guardalo e basta.
purezza dello stile, geometria dell'immagine, una storia russa e misteriosa, precisione dello sguardo, i giudizi poi li dai tu, se vuoi.
Elena, col carico delle durezze e delle scorciatoie della vita, con un pessimismo cosmico sul mondo, ti aspetta.
sarete ripagati di qualsiasi sforzo fatto per cercare il film, è sicuro - Ismaele






…La tensión monta, el suspense se agudiza y el genial Zviaguintsev nos regala un plano de seis minutos, arropado por la magistral música de Philip Grass que le va como un necesario guante para el invierno ruso, y que hace montar la temperatura de la sala a un nivel tropical. Por supuesto no se trata de una copia del maestro del suspense sino de una inspiración asumida de su estilo que consigue convertir a Elena en, quizás, una de las mejores películas de este año. Consejo: si alguien intenta contarte el argumento, córtale… las alas.

L'indecifrabilità della protagonista è speculare alla inintelligibilità del film, un'opera radicale e raffinata che non esplicita niente, che non offre nessun appiglio certo a cui la coscienza dello spettatore si possa aggrappare. Un qualsiasi chiarimento, infatti, sarebbe un'eresia, un'offesa, una menzogna, una violenza imperdonabile nei confronti della spietata complessità della realtà inscenata. Ecco perché le parole perdono completamente la loro importanza e vengono sostituite dalla centralità del gesto, descritto in tutta la sua arcana purezza…

Nel disperante vuoto televisivo di senso (il cicaleccio di sottofondo della tv è quasi ossessivo), il denaro è l’unico valore, il solo regolatore della relazioni (che diventano quindi transazioni) umane. Il denaro passa di mano in mano con un distacco quasi bressoniano (sebbene neL’argent i movimenti sembravano più automatici) ben reso dall'impeccabile fotografia del film, algida e tenue, come a voler rendere più evidente la matericità degli oggetti e la reificazione dell'umano. 
La composizione dell’immagine è sempre equilibrata, campi e controcampi si alternano rigorosi, sebbene con alcune concessioni: il profilo di Elena scontorna il buio, la luce innaturale le illumina solo il volto e quello che sembra un sipario caravaggesco con un gesto teatrale diventa una tenda da camera; o ancora il corpo della donna steso sul letto inquadrato secondo una prospettiva che ricorda quella del Cristo morto del Mantegna (già citato da Zvyagintsev nel suo Il ritorno, film del 2003 vincitore del Leone d'oro), ma con al posto dell'aureola uno specchio non meno mistico, che riflette e moltiplica l'immagine di Elena fino a renderla inconoscibile: forse un messia senza messaggio né missione ma con un incrollabile senso di giustizia morale…

…A lo largo de esta historia, Andrei Zvyagintsev hace gala de un lenguaje cinematográfico fluido, meticuloso y lleno de simbolismos, enfatizando mediante extensos planos secuencia la diferencia abismal de ambientes, el contraste agudo entre el lujoso piso de Vladimir y el angosto y opresivo apartamento de Sergéi situado en un barrio obrero de las afueras de Moscú. De esa desigualdad irreconciliable entre clases sociales parten la rabia y el amor incondicional y desmedido de Elena por su hijo, la postura paternal irresponsable y absurda de su marido, el narcisisimo y la inconsciencia de Katja y la apatía y el salvajismo violento de la familia de Sergéi. Todo ello enlazando silencios crudos y violentos, diálogos que anticipan el fatalismo, e imágenes que concentran una inusitada violencia, como si la envidia y la codicia fuesen dos enfermedades que progresivamente van pudriendo a los protagonistas de esta fábula, desangrando las penurias de sus protagonistas a través de la nieve y los espacios claustrofóbicos. El aura de tragedia inexorable y la oscuridad densa al más puro estilo de la tradición literaria rusa se pueden percibir claramente en cada secuencia, y al final nos quedaremos hundidos en el sofá, con el cuerpo más pesado, la cabeza revuelta y la sensación de haber presenciado una gran obra cinematográfica. Nos preguntaremos también si cada familia es una cruenta bandada de cuervos completamente ajena, con tal de salvarse, al hambre y a las emociones del resto.

Avec une grande économie Andreï Zviaguintsev insuffle une dimension réaliste aux situations qu’il met en scène toute en conduisant à une réelle dimension empathique : nous épousons le regard d’Elena et ressentons son désarroi. La photographie est admirable et atteste de l’acuité du le réalisateur : le cadre fait sens nous fondant tantôt à l’action avant de nous y confronter avec une distanciation révélatrice. Au-delà des gestes, les détails, comme les décors et les costumes, sont eux-aussi éloquents. Si la photographie conduit à une série de sensations, l’emploi de la musique est également vecteur de sens. Andreï Zviaguintsev y recourt avec parcimonie et, ce faisant, il établit un climat singulier. Celle-ci, bien qu’extradigétique, est toujours gommée par les sons directs des rares scènes dans lesquelles elle prend place, et ce statut attise notre curiosité.
ELENA est un film déroutant, brillamment écrit et mis en scène avec maîtrise. Splendide.

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