poi Denis Villeneuve, da par suo, ne tira fuori un'altra cosa, secondo me, ed è un'opera che cita grandi film della storia del cinema.
quella di Villeneuve è la storia di un'ossessione, carica di riferimenti e rimandi, i due sosia sono magari uno, tutto quello che vediamo non avviene davvero, chi è buono e chi cattivo non si sa, la parte buona e cattiva convivono in Adam/Anthony, che di sicuro non sono sereni con le donne.
è la seconda volta che lo vedo, a distanza di qualche mese, si apprezza meglio la seconda volta, e non escludo altre visioni.
forse la prima volta mi ha frenato pensare a Saramago, in realtà Enemy è di Denis Villeneuve.
non è mai arrivato in sala, purtroppo - Ismaele
ps: per alcune spiegazioni, se lo sono davvero, e se servono (ma solo dopo aver visto il film), leggete qui
Prima di tutto Villeneuve è riuscito a fare quello in cui in passato tanti avevano fallito: portare sul grande schermo la rivisitazione in chiave cinematografica di un romanzo di José Saramago. Ci aveva provato ad esempio Fernando Meirelles con Blindness ma i risultati erano stati ben poco soddisfacenti. Troppo lineare, schematico, ben definito, tutto l’opposto della creatività geniale del portoghese premio nobel per la letteratura. Saramago è etere, è intrigo, è intreccio apparentemente scollegato, è tutto e il contrario di tutto, difficile riproporlo. Sicuramente Villeneuve, pur rimandendo piuttosto fedele al romanzo in sè, ne dà una sua personalissima interpretazione, rivisitandolo in chiave moderna. Enemy è quindi una rilettura dell’originale che prende vita e riesce, proprio nel momento in cui, intelligentemente, se ne distacca…
… Inutile dire che non è stato distribuito. Ritengo sia uno dei migliori film di Villeneuve (e uno dei miglior thriller psicologici degli ultimi anni), sicuramente il più personale (e quindi anche più vero)…e sicuramente più di Prisoners che viceversa lascia molto a desiderare, poiché tralascia molti spunti interessanti da approfondire a favore di un scialbo tentativo di catturare lo sguardo dello spettatore medio (che tra l’altro è rimasto colpito a quanto mi sembra di ricordare) un mero prodotto hollywoodiano di seconda se non terza categoria. Certe cose mi fanno proprio innervosire.
Invisibile a malincuore.
Real quick plot summary here. History prof Adam (Jake Gyllenhaal) discovers that he has a doppelganger, a bit part actor named Anthony (also Gyllenhaal, duh). He tracks him down and their lives become intertwined, with Adam’s girlfriend Mary (Sarah Gadon) and Anthony’s pregnant wife Helen (Melanie Laurent) getting caught in the middle. Also, spiders.
Chances are if you’ve heard about this film,
you’ve heard about the final shot. And yeah, it is a doozy of a
shot. It’s one of the best final shots I’ve seen in a long time. It
really blew me away. And it made me wish I had enjoyed all the stuff
leading up to it more. I would like to think this is a movie that works
at establishing a Lynchian (is the casting of Isabella Rossellini as the mother
an homage?) atmosphere rather than a cryptic puzzle waiting to be solved.
Then I wouldn’t have to feel so frustrated by it. But director Denis
Villeneuve has apparently made clear in interviews that there is an explanation
for everything, and the film opens with a line from the novel — “Chaos is order
yet undeciphered” — that also suggests the story can be pieced together…
…L’intenzione era quella di catapultare lo spettatore in
un’esperienza onirica la cui interpretazione maturasse dentro lo
spettatore, attraverso sensazioni e simboli, invece che tramite una chiara
verbalizzazione maieutica.
Il dato è da
sottolineare perché il pregio (o, per alcuni, la fonte di massima irritazione)
del film è quello di usare un linguaggio che non narra un’esperienza attraverso
gli occhi del protagonista, ma la fa vivere narrandola come se fosse
rielaborata dall’inconscio del protagonista.
Per cui è del
tutto plausibile l’implausibile e reale e simbolico si fondono progressivamente
fino ad arrivare all’apice immaginifico di un enorme ragno che si muove
minaccioso tra i palazzi di Toronto.
Il caos è un ordine
da decifrare è l’incipit tratto dal libro di Saramago nonché il manifesto del
film...
…"Enemy"
es una obra siniestra y misteriosa, en la que la paranoia extrema de la trama
se ve acompañada por un estilo visual contundente, hasta el punto de que, pese
a la falta de escenas sangrientas, el conjunto posee un sabor violento y
cercano al de una historia de terror. Y éstas son intenciones que se hacen
evidentes desde el inicio, porque desde su presentación misma, Adam demuestra
que es un tipo miserable, marcado por circunstancias que no logramos imaginar,
pese a que tiene una existencia aparentemente tranquila y satisfactoria.
Su
obvia incomodidad ante la vida se ve acentuada por un insólito descubrimiento
que se produce cuando un compañero de trabajo lo motiva a ver en DVD una cinta
local independiente, en una de cuyas escenas descubre a un actor secundario -en
realidad, un extra- que luce exactamente como él. Desde entonces, la necesidad
de encontrar a este tipo (que sí, es Anthony) se vuelve completamente obsesiva,
lo que lleva a Adam a tomar ciertas decisiones imprudentes…
…Jake Gyllenhaal si
sdoppia, doppio ruolo e doppio talento, rimbalza senza esitazione da un
personaggio all’altro, confondendosi e confondendoci, trascinando se stesso e
lo spettatore nel caos; si sdoppia anche nel suo rapporto col regista, girando
prima Enemy e poi Prisoners, che però lo precede al cinema. I due film si
sovrappongono però solo cronologicamente, sono entità diversissime, anche se
entrambe di livello ottimo: Denis Villeneuve è entrato ufficialmente nel club
dei grandi, dei cineasti con una idea di cinema, e con coraggio da vendere…
…Soprattutto per Adam il cambiamento sarebbe rivoluzionario (e lo
vivrà commosso come l’inizio di un nuovo amore), per Anthony costituirebbe una
via di fuga e l’occasione di possedere un’altra donna sotto la formalità di
esserne il partner.
Quella che vediamo
sullo schermo sembra la messa in scena di un disturbo narcistico della
personalità da manuale, doppelganger, riconfigurazione dell’identità e
reinvenzione di sé compresi.
Adam e Anthony
cedono a pulsioni ormai cieche e solo attraverso un evento tragico potrà essere
ristabilito un ordine.
Adam a lezione cita
Marx (La storia si ripete due volte,
la prima volta come tragedia, la seconda come farsa) e
l’inquietante ironia del film risiede proprio in quella frase: saltati dalla
loro ragnatela, Adam e Anthony non hanno fatto altro che ritrovarsi
intrappolati in quella dell’altro.
E quell’oscuro ragno
psichico comparirà di nuovo in un finale surreale e spiazzante.
Oltre al tuo commento ho letto poi quel link a cui rimandi alla fine e mi sono accorto che, forse come mai nella mia vita fino a questo punto, non avevo capito niente del film.
RispondiEliminaTutto quello che dicono è assolutamente plausibile, anzi, ci sta.
Ma avendo letto il libro questa lettura del singolom uomo o del sogno era quasi impossibile da avere
benvenuto nel club di Socrate, sapere di non sapere è il primo passo verso la conoscenza, e come dice Borges "il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza" :)
RispondiEliminasempre belle le tue recensioni, assurde quanto belle... il link di cinetainment non funge, sallo...
RispondiEliminacambiato quel link, con un altro molto interessante.
Eliminabuone visioni, come sempre!
buone visioni a te ^_^
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