giovedì 21 gennaio 2016

Revenant - Alejandro González Iñárritu

il film inizia con lo sfondo economico sociale del tempo.
i bianchi, di origine europea, dipendenti per la sopravvivenza dalle imprese del tempo, a metà fra banditi e accumulazione originaria, il peccato originale dell'economia, sono complici e spesso convinti complici del genocidio degli indiani e lo sterminio degli animali, gli indiani li uccidevano per la sopravvivenza e il consumo, le imprese (e i bianchi) per l'accumulazione, sterminio di specie intere per le pellicce (anche oggi si fa, anche con animali allevati apposta per essere scuoiati, per non parlare di tutti gli altri, la specie umana fa proprio schifo, ma questo è un altro discorso).
i personaggi del film sono dentro lo spirito del tempo, ingabbiati in ruoli che altri hanno deciso per loro, sono uomini che si credono liberi.
Hugh Glass (Leonardi Di Caprio), come Dustin Hoffmann in Piccolo grande uomo, ha vissuto con gli indiani e ha un figlio, Hawk, al quale vuole un gran bene, figlio della donna indiana che ha amato e non c'è più.
il film è la storia di una vendetta, in mezzo a una natura madre e matrigna, ai limiti della sopravvivenza, è girato sopratutto in Canada, ma anche nella Patagonia argentina e in Messico.
grande la fotografia, grande la regia, bravi e bravissimi gli attori, più di due ore di quella terribile e mortifera ossessione che è la vendetta, a volte il film rischia di essere troppo freddo (non solo per la neve), troppo maniacale, a volte sembra ripetitivo, e però così è, prendere o lasciare.
anche con i difetti, io prendo, è cinema di serie A.
vedetevelo anche voi, non è film da salotto di casa, il cinema vi aspetta - Ismaele





Lasciando da parte per un attimo le chiacchiere varie su Leo e l'Academy, penso sinceramente che Inarritu abbia battuto il se stesso di un anno fa. Insomma, non ci sono dubbi, il punto di forza del film è proprio la regia, una delle più sublimi e piacevoli che abbia mai avuto il piacere di vedere…

Tom Hardy was concerned about the safety of some of the stunts he had to do, which caused friction between him and director Alejandro González Iñárritu before Gonzalez allowed Hardy to choke him in return. Later, the image of Hardy strangling Gonzalez was immortalized in a T-shirt gifted by Hardy to all members of the crew, at the end of the shoot.

Prima di iniziare ufficialmente le riprese, ad Alberta, il cast e la troupe si sono riuniti lungo le rive del Bow River e a ognuno è stata consegnata una rosa rossa.
Il consulente culturale della tribù dei Blackfoot (Piedi Neri) Craig Falcon, ha guidato una cerimonia, insieme agli anziani della tribù Stoney, per benedire il film, le creature e la terra.

Dopo la benedizione, Iñárritu ha chiesto alle 300 persone presenti, di tenersi le mani in silenzio, poi, tutti insieme, sono entrati nel fiume per spargere i petali di rosa…

Un film potente e viscerale, magnificamente fotografato e montato e con due protagonisti strepitosi. Potremmo chiuderla qui e nominare Revenant – Redivivo come uno dei più bei survival movie hollywoodiani di sempre (e in effetti il primo posto potrebbe anche starci). Eppure non tutto il film riesce a mantenersi sui livelli sontuosi della prima parte, qua e là diventa più risaputo e prevedibile e l’ultima parte (escluso un duello finale in odore tarantiniano) si siede un po’. Avercene comunque di film simili…

Squilibrato e poco coeso, produttivamente e visivamente grandioso, quanto narrativamente difettoso (il personaggio di Hardy e quello del giovane Domnhall Gleeson esibiscono dialoghi e azioni che spesso difettano in credibilità) Revenant è un film che va approcciato evitando il più possibile i pregiudizi; non lasciando che la diffidenza verso un autore evidentemente innamorato della sua estetica (prestato qui alla Hollywood più magniloquente) intacchi la serenità della valutazione. Iñarritu, al contrario, sembra trovare per larga parte del film una sua ideale dimensione, nella narrazione di una vicenda apparentemente lontana dalle sue corde; mostrando un’evoluzione che, al netto delle evidenti cadute di tono e velleità “autoriali” (nel senso più deteriore del termine) potrebbe portare più di una sorpresa nei successivi sviluppi del suo cinema. È invero questa, più che le poco entusiasmanti discussioni sul numero di statuette che il film riceverà (e sul raggiungimento o meno di questo traguardo per il suo protagonista) la curiosità più stimolante che la visione di questo film ci ha lasciato.

L'ho visto sabato, l'ho ripensato e ponderato mentalmente domenica e oggi scrivo due considerazioni piuttosto diverse da quelle che avrei pensato di scrivere prima di vedere il film.
Confidavo in mie sperticate lodi e in quel tipo di entusiasmo da capolavoro che ti fa esagerare nell'uso di aggettivi trionfali, e invece sarò tiepida, a tratti delusa.
Revenant me l'aspettavo diverso: più narrativo, più romanzesco e psicologicamente raffinato, più dinamico, più epico.
Invece è un film basic, fatto di istinti primordiali, natura impervia che troneggia fiera per tutte le due ore e mezza della pellicola, silenzi sconfinati che fanno parlare la disumanità del paesaggio, motivazioni essenziali, dominio della sopravvivenza minima e un tipo di uomo che si fa animale, selvaggio, belluino, basilare….

2 commenti:

  1. Beh, però stavolta di parole mica ne hai usate pochine... ;)

    ottima la ricostruzione storica e sociale, manca anche in recensioni più lunghe. Io ad esemopio non vi ho fattom il minimo accenno...

    Per il resto abbiamo avuto le stesse identiche sensazioni riportate quasi con le stesse identiche parole.
    Sì, resta cinema di Serie A. Poi anche veder giocare la Juve può non emozionare, ma è sempre la juve

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    1. sì, i primi minuti sembrano proprio un pezzo di storia economica.

      l'inizio della recensione piacerebbe a Giovanni (http://laconfidenzalenta.blogspot.it/), vero?

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