lasciate il divano, non è un capolavoro, ma ne vale la pena - Ismaele
… Costruito sulla mimica dei due protagonisti, straordinari nel calarsi nei rispettivi ruoli senza mai dar l'impressione di essere diversi da quello che vediamo, Emotivi anonimi funziona per l'equilibrio tra il senso del tragico, derivato da una condizione di assoluto impaccio, e la voglia di esorcizzarlo con un atteggiamento ludico e clownesco; nella fisiognomica dell'insieme, popolato di facce che non diventano mai caricature ma ne ricalcano l'enfasi per il dettaglio, nello stile sofisticato che non diventa mai altezzoso…
…Commedia delicata e un po’ fuori dal tempo (per colori e ambientazioni) ma anche attualissima per il tema affrontato. Chi di noi non si è mai sentito, almeno per una volta, preoccupato del giudizio altrui? Tutti, più o meno: ma se per qualcuno si tratta di una preoccupazione passeggera, a qualcun altro capita di cadere nell’ansia totale se non addirittura nel panico. E così accade che tante persone di talento siano frenate dalla troppa timidezza (come accade alla protagonista Angélique che riesce ad esprimere la sua abilità solo nel completo anonimato) oppure che persone imprigionate nella loro mediocre quotidianità non riescano a uscire dal loro guscio (come il protagonista Jean-René incapace persino di stabilire un semplice contatto fisico).
I due protagonisti hanno il grande merito di rendere alla perfezione emozioni forti e contrapposte: timidezza e attrazione, imbarazzo e tenerezza, paura e desiderio. Sono proprio loro, Isabelle Carré (interprete fra gli altri de Il rifugio di François Ozon) e Benoit Poelvoorde (visto di recente nella commedia francese Niente da dichiarare? accanto a Dany Boon nei panni di un doganiere belga razzista e intollerante) la cosa migliore del film: due interpreti semplicemente deliziosi. Ma va dato merito al regista Jean-Pierre Améris, alla sua prima prova in una commedia, di aver costruito una favola surreale (ma non troppo) che prende le mosse da uno spunto fortemente autobiografico. Ex (o forse non del tutto) “Emotivo Anonimo” che ha frequentato le riunioni dell’associazione “Les Emotifs Anonymes” che funziona come altri gruppi di appoggio che si propongono di aiutare persone affette da particolari disturbi o dipendenze (un po’ come gli Alcolisti Anonimi), Améris dimostra di saper giocare con un tema non facile firmando un’opera in cui raffinatezza e garbo dominano ininterrotti per ottantadue minuti. Una fiaba al sapore di cioccolata ma in cui non si fa indigestione, perché tutto è diluito dalla sottile e amarognola ironia con cui è trattato un disturbo che porta a solitudine e asocialità. Un disagio prepotentemente attuale soprattutto in tempi come questi, dominati da modelli “vincenti” e al limite dell’irreale perfezione (interiore ed esteriore)…
I due protagonisti hanno il grande merito di rendere alla perfezione emozioni forti e contrapposte: timidezza e attrazione, imbarazzo e tenerezza, paura e desiderio. Sono proprio loro, Isabelle Carré (interprete fra gli altri de Il rifugio di François Ozon) e Benoit Poelvoorde (visto di recente nella commedia francese Niente da dichiarare? accanto a Dany Boon nei panni di un doganiere belga razzista e intollerante) la cosa migliore del film: due interpreti semplicemente deliziosi. Ma va dato merito al regista Jean-Pierre Améris, alla sua prima prova in una commedia, di aver costruito una favola surreale (ma non troppo) che prende le mosse da uno spunto fortemente autobiografico. Ex (o forse non del tutto) “Emotivo Anonimo” che ha frequentato le riunioni dell’associazione “Les Emotifs Anonymes” che funziona come altri gruppi di appoggio che si propongono di aiutare persone affette da particolari disturbi o dipendenze (un po’ come gli Alcolisti Anonimi), Améris dimostra di saper giocare con un tema non facile firmando un’opera in cui raffinatezza e garbo dominano ininterrotti per ottantadue minuti. Una fiaba al sapore di cioccolata ma in cui non si fa indigestione, perché tutto è diluito dalla sottile e amarognola ironia con cui è trattato un disturbo che porta a solitudine e asocialità. Un disagio prepotentemente attuale soprattutto in tempi come questi, dominati da modelli “vincenti” e al limite dell’irreale perfezione (interiore ed esteriore)…
…Per chi, come chi scrive, si troverà ad essersi trovato spesso, nella vita, a soffrire di timidezza ed emotività cronica, la visione del film di Améris avrà una funzione terapeutica. Il protagonista, che lo stesso regista non ha fatto mistero di aver immaginato proprio sul modello delle proprie debolezze, ha una fabbrica di cioccolato in una Parigi da favola in cui va a lavorare una giovane talentuosa cioccolataia. I due hanno tutto in comune, compresa la loro insopprimibile paura del mondo. "Purché non ci succeda niente", è il motto delle loro esistenze. L'incontro tra i due sarà ovviamente occasione di esplosione sentimentale, ma anche di situazioni comiche tra le più esilaranti viste nelle ultime commedie dell'anno.
Sì, perché il merito vero della sceneggiatura di "Emotivi anonimi" non si ferma all'aver fotografato con grande realismo e intuito un tipo di carattere così diffuso e così difficile da tratteggiare al cinema. Si estende invece, da un punto di vista strettamente cinematografico, all'averci regalato una serie di "situazioni comiche" come non se ne vedevano da tempo. Congegnato come un meccanismo perfezionista, che mira a incastrare al meglio il procedere equilibrato dell'innamoramento con l'improvviso momento comico, il film scivola via con grande piacere per tutti i brevi ottanta minuti. Alla fine, il messaggio ottimista che resta, per una volta, risulta non consolatorio o fuori posto. E il finale a metà tra il sognante e il gioioso non tradisce neanche lo spettatore più severo o esigente: ogni momento di felicità costa fatica per chiunque.
…Emotivi anonimi è un po' come una lieve spolverata di neve che non riesce ad attaccare al suolo, ma che s'insinua ciò nonostante nell'immaginazione dello spettatore grazie alla tenera malia dei due protagonisti, amabilmente contraddistinti dai loro tic, dalle loro smorfie, dalla loro sostanziale incapacità di superare - senza intoppi - la distanza di sicurezza oltre la quale possono sbocciare e fiorire i sentimenti. E anche se il ritmo altalenante, tra flash di indubbia simpatia e momenti di ridondanza narrativa, in parte inficia la fluidità del racconto, Jean-René e Angélique riescono invece a far breccia nel nostro cuore grazie alla loro importante allegoria di 'rinascita'; due anime spaesate e trasognate quanto basta per aprirci le porte di un mondo romantico e ingenuo (che ci appare oggi forse più distante che mai) e del quale vorremmo invece fare parte…
Nessun commento:
Posta un commento