giovedì 6 novembre 2014

Boyhood – Richard Linklater

esci dal cinema pieno delle tre ore del film e dalla magia di personaggi che per 12 anni restano se stessi, non hanno bisogno di trucco, né c'è bisogno di cambiare attori.
è come un cinema verità, ma non lo è, e però è più un cinema verità che di finzione.
il fatto di essere un'impresa non di tutti i giorni nasconde il non essere un film di finzione, ma non è un documentario.
sta in una terra di nessuno, un po' troppe cose, ma niente di ognuna.
e dopo un po' il film scivola giù nella lista dei film belli della stagione, per (non) essere un film "normale", ma più un esperimento.
e però vedere Mason jr. che cresce è bellissimo.
guardatelo, ciascuno troverà (o no) il suo modo di vederlo - Ismaele






…Di Boyhood è quindi ammirevole l’intento e lo sforzo del regista, ed è praticamente impossibile non emozionarsi avendo a disposizione la possibilità di assistere all’azione torrenziale del tempo sugli attori/personaggi: un effetto speciale che forse solo il cinema può restituire. Meno ammirevole è invece la reazione del pubblico e della critica che l’ha acclamato a capolavoro assoluto a priori, senza cioè (salvo eccezioni) portare avanti alcun ragionamento critico sui difetti e sulle falle dell’opera che non solo esistono, ma che sono molte ed evidenti. Quel che è difficile negare, infatti, è il distacco tra il potenziale del film e quello che il film a conti fatti è: un film, cioè, abbastanza convenzionale…
…ci asteniamo da giudizi definitivi. Perchè Boyhood è un esempio di quei film così peculiari che non possono piacere o dispiacere universalmente, e in cui la sensibilità e l’emozione di ciascuno gioca un ruolo chiave nel giudizio complessivo. E’ sbagliato approcciarlo con il solito trucchetto “Bello…ma”, così come è inutile qualsiasi tentativo di giustificazione oggettiva dei propri gusti personali…

…L'anima, il cuore e soprattutto gli occhi del film sono però naturalmente i suoi, quelli del figlio, quelli di Mason. Il bambino che vediamo diventare prima ragazzo e poi uomo. O quasi uomo. La forza della pellicola sta in questo. È un viaggio attraverso il tempo che ci fa sentire come se Mason fosse uno di famiglia. Come se fosse nostro figlio. Come se fosse nostro fratello. Come se fossimo noi.
Se all'inizio si rimane un po' storditi, al termine delle quasi 3 ore si riesce a vedere il quadro d'insieme. Non tutto funziona alla grande, non tutte le singole sequenze sono fenomenali, non tutti i pezzi del puzzle si incastrano alla perfezione, ma va bene così, perché questa non è la messa in scena di una sceneggiatura hollywoodiana. Questa è la rappresentazione della vita. Magari non la più bella, magari non la migliore in assoluto, ma di certo una delle più veritiere che il cinema ci abbia mai dato. Perché Boyhood non è solo un film. Boyhood è la vita nel suo svolgersi.

È un brutto film, Boyhood (USA, 2014, 164'), cioè fa proprio schifo. Non ho voglia di panegirici, e credo non ce ne sia nemmeno il bisogno, per un film simile. Specie se si considera il fatto che sia stato girato dal figlio adottivo del più grande e forse unico regista di sempre, James Benning. Certo, non che il trascorso del regista facesse sperare in chissà quale capolavoro, però, ecco, non c'è nemmeno più quel tentativo che, per quanto non riuscito o mal riuscito, teneva a galla, per esempio, Before Sunset - Prima del tramonto (USA, 2004, 77'), che aveva almeno il merito di essere interamente costruito sul prototipo deleuziano della bal(l)ade. Che cosa resta, dunque, in Boyhood? Di fatto, nulla che vada al di là della classica narrazione à la Franzen, dove il paesaggio è segnato da un'americanità sconcertante e radicale, per cui si soffre un po' ma poi, tutto sommato, va bene. E va bene per il fatto che Boyhoodnon sia un film impegnativo ma voglia in qualche modo arricchire lo spettatore, che senza sforzo può appunto uscire soddisfatto dalla sala: soddisfatto per non aver speso energie e non aver con ciò perso nulla, e non per aver profuso energie in qualcosa che avrebbe potuto - ma anche no - offrirgli qualcos'altro, come per esempio una diversa prospettiva, cosa che solitamente l'arte fa; al contrario, si viene trascinati in un Bildungsroman dove tutto è cliché, ripetizione, cioè differenza senza concetto, e dove pure la regia fa il possibile per sottolineare il grado di ricorsività dei temi trattati…

rimane da chiedersi se il film avrebbe lo stesso valore se fosse stato concepito in modo tradizionale, ovvero girandolo tutto in una volta, con attori differenti a interpretare i bambini nelle varie fasi della crescita e un apposito make-up per "invecchiare" gli adulti. Ma forse non è lecito scindere il risultato finale dalla sua caratteristica fondante, visto che (come già detto) Linklater non era partito con una sceneggiatura completa e che anche questa è stata il frutto di un'evoluzione in tempo reale.

…Boyhood, è la storia di un ragazzo e della sua crescita.
La storia di tutti noi.
Che iniziamo bambini, guardando il cielo chiedendoci da dove veniamo, e da dove vengano le cose attorno a noi, e finiamo adulti, lottando affinchè tutti i nostri difetti non formino più dei pregi le fondamenta delle vite dei nostri figli. 
Da quando sono bambini e guardano il cielo chiedendosi da dove vengono, e dove vadano le cose attorno a loro, a quando diventano adulti, e scoprono quanto breve era la distanza che ci separava.
Miracoli del Tempo.
E del Cinema.
da qui

12 commenti:

  1. Non l'ho visto Francesco, ma ne ho sentito parlare benissimo..
    I pareri sono sempre contrastanti e le critiche sono sempre ammesse..
    Una cosa è certa, lo andrò a vedere!
    Bacio!

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    1. è un film che divide abbastanza, e allora è più "divertente", dopo, leggere le varie recensioni, aiuta a capire meglio, spesso, tranne per chi è già perfetto, ma i perfetti sono tutti morti :)

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  2. Non conoscevo... devo assolutamente vederlo. Vedere il cambiamento di una troupe, e anche del regista nelle riprese nel modo di concepire la telecamera e la ripresa negli anni. E poi mi piace la tua frase..."ciascuno troverà (o no) il suo modo di vederlo". Accade così per tutto.

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  3. Grazie della citazione, ovviamente.
    E' interessante confrontarsi su posizioni anche radicalmente diverse.

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    1. sono anche un po' noiosi i film che piacciono (o no) a tutti :)

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  4. uh, quanti punti di vista differenti...

    thanx per avermi inserito! ;)

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    1. quando lo guardavo il film cresceva e poi la pensavo come te, poi ho discusso con me stesso, abbiamo visto, io e me stesso, un film insieme avvincente e deludente :)

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    1. è veramente completa la tua recensione, incanto e disincanto insieme (come per me)

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  6. Visto. In mezzo a tante "autorità" mi verrà perdonato il mio banale commento. La sensazione di vedere un "filmino" della propria vita, girato negli anni e sapientemente tagliato per regalare spaccati di ricordi, flash che non siano solo il compleanno o la gita. Un pizzico d'invidia, avrei voluto averne uno anch'io per rivedermi e ridere o piangere di cose che sono perchè furono.

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    1. in effetti il rischio di vedere solo il filmino c'è, e però uno vuole il suo, di filmino, sapendo che è un filmino...

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