la storia di un convento e della madre superiora, e non solo, posseduta per anni, a più riprese, dal demonio.
diversi esorcisti lavorano per sconfiggere il demonio, per anni, senza riuscirci, qualcuno finisce anche posseduto lui dal demonio (il rogo sarà la soluzione), senza liberare l'anima della suora.
l'ultimo esorcista è Suryn (Jerzy Kawalerowicz ci mostra il suo lavoro), e alla fine, forse, riesce nell'impresa, perdendosi.
convento, osteria e studio del rabbino sono gli ambienti del film.
non servono altri ambienti per fare un grandissimo film, che non si dimentica, cercatelo - Ismaele
diversi esorcisti lavorano per sconfiggere il demonio, per anni, senza riuscirci, qualcuno finisce anche posseduto lui dal demonio (il rogo sarà la soluzione), senza liberare l'anima della suora.
l'ultimo esorcista è Suryn (Jerzy Kawalerowicz ci mostra il suo lavoro), e alla fine, forse, riesce nell'impresa, perdendosi.
convento, osteria e studio del rabbino sono gli ambienti del film.
non servono altri ambienti per fare un grandissimo film, che non si dimentica, cercatelo - Ismaele
La missione è compiuta e la firma è quella di Satana. Non so perché il film non goda, presso la critica, di una gran fama, eppure qui Kawalerowicz dimostra una grande padronanza di stile, ispirandosi (forse la pecca contestata è proprio una carenza di originalità?) ai maestri più grandi, come Dreyer, Bergman, Bresson ed il Buñuel di "Nazarin". Le sequenze sono potenti e al tempo stesso la loro drammaticità è mitigata dal ricorso all'ironia, come in un racconto di fantasmi alla maniera del "Manoscritto trovato a Saragozza". Qui si tratta di diavoli e non di fantasmi, di quei diavoli che successivamente saranno raccontati, in maniera più politicizzata, da Ken Russell, che li rappresenterà sotto forma orgiastica, mentre questa di Kawalerowicz somiglia molto di più ad una sacra rappresentazione. Il regista polacco ci dice che spesso il misticismo sconfina nell'estasi dei sensi e vi sono pochi paragoni ai mostri che possono essere generati dall'apposizione di tabù, dalla deprivazione sessuale e dall'allontanamento dal mondo. A mio modestissimo parere, un grande film.
…La pellicola vanta uno stile raffinato ed elegante, il bianco e nero funziona egregiamente tra le mura scarne e minimali del convento, la stessa location è un punto in più alle atmosfere desolate e perdute che si vuole creare, l'edificio sembra buttato e dimenticato in una enorme cava di tufo. Al di là dell'argomento trattato, il film poggia le basi su uno strato drammatico molto spirituale e filosofico, non c'è spazio per elementi horror anche se ci sono alcune scene che lo sono indirettamente e per questo riescono ad essere molto più spaventose ed inquietanti. A mio avviso ci ho visto parecchio Bergman, specie per quanto riguarda le scene della locanda…
…Classique du cinéma polonais, Mère Jeanne des anges est une œuvre singulière qui
interpelle toujours plus de cinquante ans après sa sortie. A découvrir ou
redécouvrir de toute urgence.
…Un métrage primé à Cannes – prix du Jury – et qui
fut condamné par le Vatican pouvait donc faire de l'oeil aux cinéphiles. En effet, durant
l'après-guerre le cinéma polonais ne fut pas avare en créativité, toujours en
privilégiant l'angle humain ou historique et une technique aboutie.
Kawalerowicz est expérimenté mais sa reconnaissance est récente - « Train de nuit » (1959) – et on pouvait surement pas se douter de l'impact de ce film sur les décennies à venir…
Kawalerowicz est expérimenté mais sa reconnaissance est récente - « Train de nuit » (1959) – et on pouvait surement pas se douter de l'impact de ce film sur les décennies à venir…
…Though calling itself a horror/drama, the film's unsettling aspects are
derived more through disturbing inference than in-your-face viscerals. Its
depiction of Suryn's mental breakdown during his efforts to save the soul of
the possessed Joan whilst simultaneously dealing with his own personal
self-abasement due to his devout religious fanaticism, is truly disturbing and
undoubtedly leaves the film's strongest image.
The other most memorable aspect of Kawalerowicz' cult classic, which is likely to appeal more to students of serious cinematic technique and narrative than mainstream film audiences, is its visually arresting look. Shot in stark monochrome, the sparseness of the rural setting and the bleakness of the convent, with a bare minimum of props and costumes, are not only the prefect backdrops for the unfolding tale of religious mortification and sexual temptation, but also evocative realisations of the harshness of life in the middle-ages.Mother Joan of the Angels is a film whose viewing is rewarding, though may require the patience of a saint to see it through to the end.
The other most memorable aspect of Kawalerowicz' cult classic, which is likely to appeal more to students of serious cinematic technique and narrative than mainstream film audiences, is its visually arresting look. Shot in stark monochrome, the sparseness of the rural setting and the bleakness of the convent, with a bare minimum of props and costumes, are not only the prefect backdrops for the unfolding tale of religious mortification and sexual temptation, but also evocative realisations of the harshness of life in the middle-ages.Mother Joan of the Angels is a film whose viewing is rewarding, though may require the patience of a saint to see it through to the end.
Visto anni fa, spinto dalla prima e folgorante visione del capolavoro di Ken Russell (I diavoli). Due metodi completamente differenti di raccontare, ma al contempo due capisaldi del cinema, senza dubbio! Devo rivederlo...
RispondiEliminaho in lista altri film di Jerzy Kawalerowicz, cavolo se è bravo.
Eliminae Ken Russell lo riprendo fra un po'.