lunedì 4 maggio 2015

Hitler, un film dalla Germania - Hans-Jürgen Syberberg

Hans-Jürgen Syberberg è un regista davvero grande, se non lo conoscete ancora non preoccupatevi, non è mai troppo tardi, anch'io, prima di conoscerlo, non lo conoscevo.
poi ho visto "Scarabea" (qui), qualche anno fa, ieri ho visto un'intervista su quel film (qui), e questi giorni ho visto il film su Hitler, un film monstre, ricchissimo, profondo, geniale.
nessuno si spaventi per la lunghezza, sono sette ore che non annoiano, meglio di certe serie tv che vanno per la maggiore.
il film si può vedere tutto qui (in quattro parti, con sottotitoli in italiano 1, 2, 3 e 4), da noi è apparso su Fuoriorario (sempre sia lodato quello spazio notturno).
la pellicola è del 1977, negli Usa è stato prodotto da Francis Ford Coppola, Susan Sontag l'ha descritto come capolavoro, nel 1980 (ecco qui l’articolo, davvero interessante, di Susan Sontag sul film, in italiano si trova nel libro "Sotto il segno di Saturno").
quando inizi a guardare il film non ti stacchi più (magari ti chiedi se una cosa così qualcuno l'ha fatta da noi sulla nostra storia fascista, ma nei conti non siamo bravi, solo negli sconti).
guardatelo questo film, ci vuole tempo, ma è davvero ben speso, dentro trovate cinema, storia, arte, intelligenza, genio, verità e molto altro - Ismaele





Ecco un film che va oltre la solita definizione. 429 minuti di messa in scena catartica e visionaria. Interpretazione spietata, brutale della gestione del potere di Hitler.
Lo spettatore è proiettato dentro una claustrofobica e alienante narrazione, senza sconti da nessuno e con nessuno. Qualche attore, ma la messa in scena è fatta attraverso installazioni teatrali, con burattini e pupazzi quasi sempre statici a voler marcare l'ipnosi che ha sottoposto il regime al popolo tedesco con i discorsi del Furher come colonna sonora. Stroncato all'epoca dalla critica tedesca. A quanto ne so, ne esistono solo due copie. Una in Rai e l'altra alla biblioteca di Bologna.Trasmesso in edizione originale
con sottotitoli da Rai3 in “Fuori Orario”nella notte tra il 24 e il 25-4-1999.
Un capolavoro.

“Impregnando la grandiosità romantica di ironie moderniste, Syberberg offre uno spettacolo sullo spettacolo, evoca il “Grande Show” chiamato Storia con una varietà di stili drammatici – fiaba, circo, rappresentazioni morali, sacra rappresentazione allegorica, cerimonia magica, dialogo filosofico, Totentanz – con un cast immaginario di decine di milioni di persone e con il Diavolo come protagonista. Per ritrarre Hitler viene esaminato  il nostro rapporto con Hitler (il tema è “il nostro Hitler”, l’”Hitler in noi”), e gli orrori del nazismo, giustamente non assimilabili, sono rappresentati nel film di Syberberg come immagini o segni (il titolo non è Hitler ma più esattamente, Hitler, un film…)”
(Susan Sontag, “Hitler secondo Syberberg”, The New York Review of Books, 21 febbraio 1980,trad.it. in Sotto il segno di Saturno, Einaudi, 1982)
Questo film di un regista appartato come Hans Jurgen Syberberg apparve negli stessi anni, fine anni ’70, in cui venivano rivalutati, anche in Italia e con qualche compiacimento “estetizzante”, i film di Leni Riefenstahl, la “regista di Hitler” e dei film più celebrativi del regime nazista (Il trionfo della volontà, Olympia).  E così, mentre la Riefenstahl veniva ri-celebrata morbosamente, Syberberg venne ignorato. Ci voleva giusto l’intelligenza e la sensibilità della scrittrice Susan Sontag per poter rivisitare la loro cultura e i loro miti,  indagando anche sulla loro ricezione (o non ricezione)  cult o pop nella cultura di massa. Ma soprattutto quel che accomuna i saggi contenuti in Sotto il segno di Saturno (su Paul Goodman, Antonin Artaud, Walter Benjamin, Roland Barthes, Elias Canetti, oltrechè sugli stessi  Syberberg e Riefenstahl), è la malinconia, o l’arte di elaborare il lutto (Trauerarbeit).Per Syberberg il lavoro del lutto è la “continuazione della vita con altri mezzi, compresi gli interrogativi riguardanti la colpa nonchè il cerimoniale del perdono. All’inizio il dolore, alla fine la morale. Solo nel mito, in quest”atto che esprime la volontà umana di creare civiltà, possiamo tornare ad essere, a testa alta, padroni della nostra storia” ( L’arte come salvezza dalla miseria tedesca).


…(Hitler) era un cinefilo, un artista piccolo-borghese votato alla politica, l'esecutore perfetto del modello occidentale basato sulla cultura di massa, il socialismo, la tecnica e la paura del diavolo. Ci ha lasciato la democrazia, l'impero del denaro, il materialismo, quei manichini di plastica liquefatta che oggi propugnano un cinema commerciale e sono contro la Cultura, sono i figli dei censori di Stroheim, Eisenstein, T. Mann. Il burattino di Hitler cambia uniforme ma non sostanza. Burattini, manichini e cartonati sono, infatti, i comprimari di una pellicola inutilmente chilometrica (si ripete, si dilunga), più teatrale che cinematografica: la macchina da presa è fissa su dei palchi che mutano solo la scenografia e gli attori eseguono degli "entr'acte", rivolgendosi al pubblico, leggendo, declamando, abusando delle voci fuori campo. Eppure il colto Syberberg, con il suo sarcasmo, il suo originale punto di vista, sa affascinare a livello intellettuale e figurativo, soprattutto nelle prime due parti, deliranti ed inventive.

The greatest defense of this film came from the American theorist Susan Sontag in Under the Sign of Saturn, and for me to try to add anything to her thorough dissection of it is presumptuous and silly. It is a crazed, expansive, supremely ambitious work that tries to encapsulate the phenomenon of not just Hitler the man but "Hitler" (quotations necessary) - the sheer concept of evil, the irremovable historical stain, the entity that lives not only within us but is us: the most primal state of human. If there is something negative to say about all seven hours of it, it's that part four gets mired down with its own long-windedness and self-obsession: Syberberg's gift and curse is his own logorrhea, and the entire final ninety five minutes consists of two speeches. But for parts one through three, it's unmistakably one of the greatest films ever made, a picture so detailed and idiosyncratic - Syberberg thinks nothing of using action figures, blow up dolls, plush toys, cardboard cutouts and puppets to make his points - it is a pleasure and honor to watch.

Partially deserved hype accompanies this experimental 7-hour movie about Hitler. The approach is artsy, philosophical, operatic in its passionate, grand portrayal of the period and the coming of Hitler, and surreal in its stagy, bizarre sets and oddly costumed narrators and guides that serve as a strange abstract visual backdrop to the poetic narration and historical footage, quotations and audio. The result is a deep and sweeping understanding of Hitler and what he represented to Germany and the world. A vision that doesn't glamorize him, or attempt another dry documentary with facts, or another historical dramatic recreation, but something new. It is careful with its condemnation, always keeping it personal and close to us the audience, and it emphasizes the fact that Hitler would have been nobody without the masses who needed him, so that understanding will come through personal introspection and indirectly through a poetic and thoughtful narration. His personal life, quotes, attitudes, viewpoints, helpers and friends are also explored through many writings of his associates read by performers on stage. The big flaw is the length, much of it spent on needless flights of arthouse fancy, mildly interesting theatrical performances and puppets, and pointless tangents on minutiae, or rants about the artists of the time. A much more powerful 3 hour movie could be extracted from this.

…L'impostazione globale sembra negare alla radici ogni "regola" cinematografica. Girato negli studi della Bavarian, trasformati per l'occasione in una sorta di centro del Cosmo composto dai materiali scenografici dismessi del Wagner più "logoro" e più immaginifico6, la camera quasi fissa coglie cartonati, marionette, pupazzi e burattini su un gioco di fondali cangianti ibridati da materiali documentaristici che in questo contesto risultano stranianti ed assurdi; gli attori declamano lunghi monologhi, fuori campo che si incagliano in loop sonori la cui fascinazione cresce con lo scollarsi dal tempo e dal significato originario; un film che gioca all'impossibile amplesso tra il flusso infinito di Wagner (circa otto ore) e la distruzione brechtiana dell'unità aristotelica, tra la partecipazione totale ed il distacco critico. E la scommessa riesce: perché ogni partecipazione dello spettatore non può che farsi impotente, gli schemi critici precostituiti saltano davanti all'aggressività affabulatoria di una sceneggiatura ellittica di livello altissimo, smisurata, dilatata, raffinata,oscena, e la seduzione onirica delle immagini "fotografiche" staccate dal tempo ordinario disperde l'attenzione su una complessa ragnatela simbolica che riflette su "ragioni" che vanno oltre la "razionalità", essendo questa soltanto uno degli "attori" della storia raccontata. Dunque, né le muscolature olimpiche grecizzanti della Riefensthal "stretta nel tempo"7, né le immagini strazianti e straziate di Auschwitz e Buchenwald. Al Nadir della "normale" bellezza della Schindler's List o de Il Pianista8

…E la marionetta Adolf H.?
Forse "il più grande cineasta della storia". Ogni Assoluto è un arbitrio e l'arbitrio ha bisogno di profeti convincenti. Il metodo moderno, il metodo del Progresso, è quello della manipolazione della Mappa Cognitiva. In un film totalmente "a-filmico" ecco dunque un suggerimento per la natura pervasiva e politica del "Cinema": cinema come creazione irresistibile di Visioni e Profezie, come ipnotismo di massa, come strumento universale che travalica i confini del "mestiere d'arte" e diventa Categoria Universale del Potere. Anzi, il Potere è probabilmente solo una delle tante varianti del Cinema, e dei suoi burattini. Dunque Adolf H. non come Mosè, ma sicuramente un singolare Meliès, che ha svelato e rifondato il carattere seduttore di ogni politica. E qui Syberberg riesce davvero a fondere Brecht e Wagner, poiché sembra chiedere allo spettatore di trasformare l' osservazione passiva del suo delirio in una partecipazione attenta, severa e responsabile del Mondo. La rappresentazione diventa oratorio, e quella stessa musica che dà corpo alle immagini, e che è stata parte integrante del dramma - Mozart, Haydn, Beethoven, Wagner -, contiene al suo interno forse la possibilità di un nuovo ascolto, e di un nuovo ascoltatore.
Ma è il 1977: ad attendere lo spettatore fuori dalla sala sicuramente semi-vuota ci sono le nuove puntate degli anni di piombo, gli "Incontri ravvicinati del terzo tipo" e le "Guerre Stellari", il conflitto israelo-palestinese, l'America di Reagan e di Bush padre, e più tardi il crollo, letterale, dell'Est sovietico, le pulizie etniche, l'impotenza della "nuova" Europa, ed è fin troppo facile arrivare alle Torri, a Bush/Bin Laden, all'Afghanistan, all'Iraq...
Film "impossibile" come il suo soggetto, incompatibile con la sala cinematografica, fallimento commerciale annunciato, il suo destino effimero è quello di qualche inquietante apparizione notturna ai margini del palinsesto televisivo: un'altra rimozione.

H. Baer (Hitler marionetta): ...Amici, lasciate che io esprima le mie lodi. Sono lodi al progresso del mondo, espresse da chi è ormai nell'aldilà. Le lodi di Adolf Hitler a questo mondo dopo di lui. Che importa della mia breve vita a confronto della vittoria eterna conseguita dopo di me? Non dovrei forse essere soddisfatto dell'immortalità? Per esempio, cosa sarebbe la carta geografica d'Europa senza di me? Nessuno prima di noi ha cambiato in maniera così radicale il volto del vecchio Occidente. Noi abbiamo portato i russi fino sull'Elba, abbiamo procurato agli ebrei il loro Stato. E agli Usa un nuovo tipo di colonia; si chieda poi alla gente di Hollywood come vanno i loro affari. Io conosco i trucchi meglio di tutti voi, quello che bisogna dire e fare davanti alle masse. Io faccio testo per tutti i democratici di successo. Guardiamoci un po' attorno, sono tutti sulla strada giusta, hanno raccolto la nostra eredità. Ciascuno a modo suo.
Cento milioni di morti è costato il potere dei lavoratori sovietici fino a oggi. Stalin è il vendicatore russo dei Goi, dei miscredenti, contro la rivoluzione ebraica? Viva tutte le sue repressioni, fino a quella di Praga.
E' semplicemente geniale mettere dentro tutti gli oppositori politici come malati di mente, nei manicomi, tutti quelli che si oppongono all'oppressione degli stati satelliti come Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia. Quando si parla dall'altro mondo come me non ha più senso discutere di confini nazionali. L'importante sono le idee, il progresso, la politica in senso moderno, il futuro del mondo. L'importante è il potere che oggi si chiama denaro, gioventù, maggioranze politiche. L'importante non è la Germania. Quelli come me vogliono cambiare il mondo intero. E la Germania del Terzo Reich era solo un preludio sul teatro del mondo. Voi siete i miei eredi in tutto il mondo.
Il 10 novembre 1975, l?Onu ha decretato con una maggioranza di due terzi che il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale. Tutti erano d'accordo, bianchi e neri, a est come a ovest. La maggioranza.
E io lodo Idi Amin, portavoce dell'Africa e mio ammiratore personale. Ricevuto dal papa, credete che sia poco? E Arafat che va all'Onu con un revolver in tasca. La stessa Onu in cui, su 159 stati, 110 non rispettano i diritti dell'uomo. 110 su 159 applicano la tortura e l'omicidio, ragion per cui durante le sedute votano sempre risoluzioni disumane, a larga maggioranza, e democraticamente.
E non posso che lodare anche gli Usa dove i sostenitori della pena di morte sono in continuo aumento.
Fatevi coraggio, è stato lo sterminio degli indiani d'America a rendere possibile un progresso senza limiti e in Russia l'eliminazione totale dell'aristocrazia e della cultura borghese a permettere la vittoria del proletariato. Adesso combattono, si impegnano, lavorano nei lager, educano gli altri, uccidono, li aiutano. Sia lodata anche la nuova Cina, di cui sappiamo così poco, con la sua felicità di massa e quei sorrisi stampati sulle bocche, e una lode anche all'Africa che ha imparato tanto da noi, e come dimenticare la Cambogia, chi può contare i morti dopo la vittoria rossa, e poi il Vietnam, Cuba e il Cile dopo la vittoria della destra.
E ancora gli squadroni che torturano e uccidono sistematicamente in Brasile, non dimentichiamo poi l'Argentina o la pratica dei rapimenti in Italia e il Sudafrica. Il mondo va avanti. Gli arabi addestrano i nostri rivoluzionari tedeschi all'uso delle armi per il terrorismo e le truppe d'assalto. E il migliore allievo delle nostre "Volpi del deserto" non è forse il popolo d'Israele stesso, purgato e rinnovato da noi col fuoco dell'inferno? E negli Usa? La televisione non parla mai delle camere a gas di Auschwitz, danneggerebbe l'industria petrolifera e tutto ciò che ha a che fare col petrolio.
Vedete, abbiamo vinto, e in maniera davvero strana. In America.
E come non lodare poi la Germania orientale, non voglio essere meschino, con quel rosso sangue nella bandiera ipocrita del progresso; la Germania Est è di nuovo alla testa di tutti i paesi del suo mondo. Uno stato del futuro per la sua politica culturale, sono avanti una generazione. Lo hanno detto loro stessi. Il progresso viene dalla Germania.
Il vero modello Germania. "L'indole tedesca guarirà il mondo", vecchie tradizioni in vecchie uniformi, con un amore spiccato per il realismo in arte, che noi stessi gli abbiamo insegnato, con la maledizione del decadentismo dei dissidenti. Sia lode, lode, lode.
Un'impresa gigantesca, chiudere un paese intero con muro, filo spinato e postazioni militari, un ghetto enorme, dove non c'è più bisogno di campi di concentramento, sorvegliati da soldati cosiddetti del popolo e della nazione che sparano a chiunque voglia fuggire, un vero tiro al piccione e tutto perché la gente vuole andarsene dal paradiso dei funzionari.
Cinquanta milioni di marchi di introiti l'anno vendendo all'Ovest i nemici dello Stato. Io stesso avrei da imparare da loro; i miei migliori allievi anche oggi sono in Prussia. Io, però, avevo le masse, avevo il popolo dietro di me, sono l'unico che fu eletto in maniera veramente democratica, signore e signori, amato dalla stragrande maggioranza, sorretto dalla volontà popolare.
E il resto della Germania a Ovest? Saluto i terroristi e gli anarchici innanzitutto, anche noi avevamo iniziato così, da piccoli. Non fanno che ingrossare le nostre file. E saluto anche il movimento femminista, un nuovo razzismo, in tutto il mondo, ma da noi più radicale che altrove nel rifiuto di tutte le mediazioni, o si è per il matriarcato oppure si è contro, l'importante è vincere, sempre costi quel che costi, senza pietà per nessuno.
Cosa dicono il Cancelliere, il sindacato e tutti gli altri? Che la disoccupazione è il nostro maggior problema, e che bisogna sopportare qualsiasi sacrificio pur di eliminarla. Qualsiasi? Io posso dirvi, perché lo so, come si fa. Uno stato in cui anche i boia non erano disoccupati c'era già prima. Ah, ah! E vi dico anche che senza sacrifici le cose non funzionano. Ma dove cominciare? Vedete? Continuate sulla strada iniziata allora, la vostra fine non è affatto diversa. Voi però volete essere eletti. Volete andare avanti, nella vostra lenta fine scandita dai tassi di crescita.
Interrompere la produzione del Maggiolino Volkswagen, però, è stata una stupidaggine. Era il simbolo di tutte le nostre virtù. Ve ne ricorderete, ve lo dico io.
L'Obersalzberg non se la passa poi male, come vedo. Sta bene perfino come luogo solitario, un po' come i castelli di Ludwig oggi. I miei cinegiornali vanno a ruba come se fossero dischi pop. I russi si sono portati via dalle macerie della Cancelleria il marmo per costruire il Mausoleo di Treptow, e così si son portati via anche un pezzo del mio spirito, la paura e le maledizioni delle vittime, e tutto il giubilo da record dei miei sostenitori. E gli americani invece si sono portati via i missili da Peenemünde e hanno sganciato la prima bomba atomica. La vostra Auschwitz. Bravi!
Ma il mondo è diventato una fogna. Le aquile in Europa sono in estinzione, vivono solo in Africa. Durante i 56 giorni di circumnavigazione del globo, Thor Heyerdahl non ha potuto lavarsi in mare per 43 giorni. E' questo il mondo che voi contrapponete al mio? Pardon, Hitler come santone dei filistei tedeschi. Nient'altro?
I milioni del petrolio e i soldi della Lockheed per corrompere i vostri politici. Va bene. Ma dov'è almeno un programma globale, un disegno conseguente, un piano ragionato?
Non mi riferisco alle raffinatezze nei metodi di corruzione, agli sporchi compromessi dei funzionari e dei popoli commercianti, io parlo della logica del secolo, nell'arte di far politica; voi avete paura, siete terrorizzati dalle conseguenze dell'opera d'arte totale delle masse, avete paura del socialismo e del progresso al suono delle marce e delle dimostrazioni di massa, dove il popolo risalta in tutto il suo ambito splendore. Noi abbiamo bisogno di un nuovo artista in politica, uno che crei il capolavoro.
Finché si suonerà Wagner la gente non mi dimenticherà. Proprio come ho sempre voluto. Immortalato nella storia della musica wagneriana. La fonte della mia e della nostra forza. Tutto procede secondo i nostri piani. Noi abbiamo vinto su ogni fronte, e in maniera più raffinata. E' cambiata solo la facciata. Si pensi al nuovo dizionario: società al posto di patria, ideologia popolare al posto di filosofia, funzionario al posto di uomo, opinione al posto di coscienza, necessità oggettive al posto di qualità, concreto al posto di giusto, dimostrabile al posto di giustificato, politica dell'educazione e industria del tempo libero al posto di cultura, soddisfacimento dei bisogni al posto di felicità. La Germania è sempre all'avanguardia del mondo! Collaborazione economica, sia a Ovest che a Est, con i giapponesi.
Dopo l'invenzione del turismo di massa siamo tutti attivissimi come le formiche; sono metodi di dominio meno rigidi dei miei, devo riconoscerlo, e mi costa. Tutti lottano senza esclusione di colpi! Soltanto io sono l'uomo nero del mondo intero. E mi assumo anche questo compito, se può far progredire l'idea in tutti noi! Tutti sono colpevoli. Ma chi è più vicino a Dio del colpevole? Ma a che serve in un'epoca senza Dio? Quando noi stessi l'abbiamo cancellato.

H. Baer: Così parlò il diavolo. Un cinico, un moralista? O al contrario parole assolutamente umane. Di un grande inquisitore che vive nel mondo d'oggi. Le sue lodi per tutti. La sua eredità realizzata pienamente in tutti i campi, nei modi più diversi.

H. Baer (voce di Hitler marionetta)
: E con la loro banalità non trovavano più patria né nel divino né all'inferno. Viva la mediocrità, libertà e uguaglianza per l'uomo medio a livello internazionale. Tra gente di terza categoria che si interessa solo alla divisione degli utili e all'aumento di stipendio, gente che sta preparando la propria disfatta inesorabilmente, spietatamente, andando incontro alla propria fine, una fine spaventosa. E senza di me! Bravi. Vi state liquidando con le vostre mani, un po' più lentamente del solito, certo, non è così? Sono le parole di un cinico che ha sempre ragione.

(Hans Jürgen Syberberg, Hitler, un film dalla Germania, pagg. 218-224, Ubulibri editore)




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