sabato 16 maggio 2015

Linha de passe – Walter Salles, Daniela Thomas

Cleuza ha quattro figli e un quinto in arrivo, Denis, Dinho, Dario, Reginaldo.
il film racconta qualche mese della loro vita, a San Paulo, sull'orlo dell'abisso.
tutti cercano una via d'uscita, il calcio, la religione, un lavoro, l'autobus, salvezza e redenzione non sono facili, anzi.
non adatto per quelli che pensano, con Pangloss, che questo è il migliore dei mondi possibili.
da noi non è mai apparso in sala, e come per tutti i film di Walter Salles, anche in questo casoè un film che merita,  cercatelo - Ismaele






…La costruzione a intreccio, la grandissima fotografia, le recitazioni perfette (meraviglioso il ragazzino) rendono la pellicola di Salles un altro di quei piccoli film sudamericani misconosciuti (come La Zona, Tropa de elite, il primo Inarritu) arrivati da noi soltanto grazie a riconoscimenti festivalieri, spinti dalle buone critiche.
La linha de passe, la linea di passaggio è quel limite astratto che prima o poi tutti dobbiamo valicare se vogliamo che la nostra vita cambi. E' la linea della consapevolezza, del sogno realizzato o infranto, dell'esperienza che ti segna, è uno di quei momenti notevoli che in qualche modo, una volta superati, ci rendono più maturi, ci cambiano per sempre. La linha de passe è un rigore per Dario, è la nuova sfida con la Fede di Dinho, è la maturità raggiunta attraverso gli errori di Denis, è l'autobus guidato di Reginaldo, metafora del ricongiungimento paterno. Nessuna vicenda si conclude nel film, tutto è sospeso, i ragazzi hanno appena messo il piede sulla linea, senza superarla. Tutto può ancora succedere, nel bene o nel male. La loro madre sta per partorire. Noi non lo sappiamo, ma domani tutto accadrà, una nuova vita che nasce, 4 vite che, forse, sono destinate a rinascere ancora.
da qui

Salles è bravo a tessere il racconto (la struttura è multipla ma non articolata) con una narrazione realistica, scandendo i diversi sviluppi con semplicità senza esagerare con i sentimentalismi, ma comunque in grado di emozionare tenendo alta l’attenzione dello spettatore.
Convincente la cartolina della metropoli brasiliana che fa da sfondo alle vicende che con i minuti crescono d’intensità fino a sfociare in un finale evocativo dove si mostra poco e si lascia spazio all’immaginazione, per quanto molto si intuisca comunque.
Con ogni probabilità qui qualche frangente è un forzato, vedi il bambino che guida a tutta velocità la corriera quasi come per voler raggiungere una vita diversa, e il cerchio viene chiuso in maniera abbastanza convincente, ma non fino al punto di diventare qualcosa di più importante…

Linha de Passe est donc un film cousu d'espoirs, déçus ou non, que Salles a construit brillamment, alternant entre les problèmes d'adultes responsables (ceux de la mère, virée à cause de sa grossesse) et ceux d'adolescents pas forcément conscients de leurs actes. Mais il a aussi su mettre en évidence des différences sociales sources de frustrations infinies et potentiellement sources de conflits. La soirée que passe l'apprenti footballer chez ses amis riche, est un modèle de contrastes. Filmé en ombres chinoises, il est le seul que l'image réussit à capter au milieu d'un dancefloor improvisé. Puis, son arrivée dans la cuisine, et sa main qui frôle un frigo impeccable, en disent suffisamment long…

La pellicola è ambientata nei mesi di mezzo del locale mite autunno/inverno australe, a cavallo fra maggio e settembre, rendendo la tessitura cromatica particolarmente imprendibile, cosicché brecce di cielo grigiastro possono interrompere in una scena una successione di inquadrature dove predomina invece un fulgido sole. Ne risulta un impatto spesse volte coinvolgente, per non dire pulsante, nonostante per il resto il tutto si regga ferreamente secondo le regole all'ingrosso del cinema «furbetto» da guerriglia sovramenzionato: onnipresente camera a mano, uso ubiquo di musiche, il saltuario ralenti traballante a comando, scarto avvertibile fra le parti (soprattutto all'inizio, fra gli allenamenti di calcio che ci regalano il doppio senso del titolo e le altre sequenze), profusione di montaggio usando svariate angolature, etc. I cineasti, in questi limiti, ci sanno anche fare, ma chi scrive non può non confessare di essere stanco di questo «stile internazionale» al macello…

L’histoire se passé à São Paulo, une ville de 20 millions d’habitants majoritairement pauvres. Le film de Walter Salles et Daniela Thomas traite d’une femme seule et de ses quatre fils, qui tentent de survivre dans des petits jobs mal payés qu’ils sont désespérés de ne pas perdre. Pour chacun, la vie est une lutte pour échapper au taudis familial dirigé par une mère de mœurs légères qui, à plus de 45 ans, est à nouveau enceinte d’un homme inconnu. Dario est un jeune homme de 18 ans déjà trop vieux pour devenir footballer professionnel, mais qui altère sa carte d’identité pour tromper les découvreurs de nouveaux talents et pouvoir participer aux essais du club local. Un autre frère est un courrier à moto, un parmi les milliers d’autres qui risquent leurs vies tous les jours sur les routes bondées de l’agglomération pauliste, et qui glisse dans la petite délinquance pour pouvoir payer des médicaments à son bébé malade. Dinho est un pompiste la nuit, et prêche la parole de Dieu le jour. Reginaldo, le plus jeune, passe ses journées à sillonner São Paulo à la recherche de l’identité de son père, qu’il n’a jamais rencontré, et dont il est certain qu’il est noir. Pour couronner le tout, sa mère fait le ménage dans les appartements de riches. Tout au long du film, la foi de chacun ne va tenir que sur un film, puisque qu’ils remettent tous en cause leur présent et commencent à douter de leur future...

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