sabato 23 maggio 2015

Mientras duermes – Jaime Balaguerò

un portiere tanto disponibile, una bambina ricattatrice, un'invasione di blatte e la disinfestazione, una vecchietta con due cani, intanto, un amore non corrisposto, bambini in arrivo, in una sceneggiatura che ti sequestra senza pietà.
al rilascio sarai contento, vedrai - Ismaele




…Lasciando da parte i temi religiosi che caratterizzarono le sue pellicole precedenti, Balagueró compie il suo mestiere alla perfezione come il suo protagonista César. Conosce il pubblico, conosce il genere, sa che un lieve movimento di macchina o un’imperfezione nella simmetria che richiama alla regolarità della vita come noi immaginiamo che sia, può causare un disturbo, creare un’aberrazione nel nostro modo di vedere il mondo e sconvolgerci.
Il risultato è raggelante, scoprire un passo alla volta le ossessioni di questo portiere è come sentire una mano che ti stringe il cuore sempre di più, lo stritola costringendoti in ogni modo a non provare alcun sentimento per questo anti-eroe. Il costante desiderio di vederlo fallire cresce sempre di più, ma quella mano lì nel petto ti impedisce di credere, di provare speranze, mentre il cervello sa, ha visto di cosa César è capace e sa che è tutto inutile. Straordinaria è la recitazione del protagonista Luis Tosar, inquietante anche quando si mostra sorridente per tener su la sua maschera di uomo innocente, nasconde dietro la sua ombra tutto il resto del cast grazie alla sua interpretazione perfetta e degna di entrare nella storia come uno dei personaggi cult dell’horror. Il mio consiglio è di far di tutto per recuperare questa pellicola non distribuita in Italia e di continuare a seguire Jaume Balagueró con insistenza, perché, fino ad adesso, non ha mai deluso.

"Bed Time" (titolo originale, molto più azzeccato, "Mientras duermes" cioè mentre dormi) è un thriller terrificante, inquietante, perfido, implacabile. I piani semplici ed efficaci di Cesar per avvelenare la vita altrui emergono progressivamente fino a un quadro finale mefistofelico. Mentre ci addentriamo nella mente di Cesar, Balaguerò ci sottopone incessantemente a scene di tensione molto efficaci, alcune delle quali lasciano senza fiato. Quello che terrorizza è la verosimiglianza dell'ambientazione, di ogni situazione, delle dinamiche dei personaggi. Anche Cesar non è un improbabile serial killer, un disturbato mentale o simili. Semplicemente, come molti, trova consolazione della propria vita grama nel dolore altrui, è solo più spietato ed efficace di altri.
La trama è così continuamente spiazzante che raccontarne troppo sarebbe un peccato. Lo spettatore ne sa più dei poveri coinquilini (che come in ogni buon thriller si vorrebbero continuamente avvertire di ciò che sta succedendo), ma sempre meno di Cesar, che ci sorprende di continuo. Il cast non è eccezionale, ma di attori bravi ce ne volevano solo due: la vittima e il carnefice, e Marta Etura e Luis Tosar (entrambi volti noti in Spagna) adempiono perfettamente al loro compito. La regia è efficace, di ottimo mestiere, invisibile per la maggior parte del tempo ma sempre intelligente (un po' come Cesar). Balaguerò fa un uso interessante della messa a fuoco per collegare ciò che sta di fronte, nitido, e ciò che si svolge sullo sfondo, quasi indistinto eppure presente…

César agisce mentre dormi, si avvicina e ti si sdraia accanto, dopo averti fatto sprofondare in un sonno senza sogni, drogato, averti reso un oggetto.
La filosofia, nei film la si vede quando c’è. A questo punto, l’oggettivazione che César impone alla sua vittima, sa di morte apparente, perché ogni mattina, invece, ella risorga a nuova vita, non avendone il minimo ricordo, fino a quanto questa sorta di inganno, un circolo vizioso che fa ripetere tutte i giorni lo stesso giorno, non viene svelato.
Grandioso Luis Tosar, idolo e mostro. Mostro che sa tanto, com’era d’uso eoni fa, di prodigio.
Regia cattiva, che sta a guardare. Facciamo il tifo per lui, Cèsar, perché non si arrivano a giustificare le sue azioni, ma a sentire il vuoto che lo identifica. Quell’abisso sul quale molti di noi hanno guardato.
La vita felice degli altri è specchio deformante della propria, inganno, conseguenza, la si subisce. A meno che, non entri in gioco la volontà di cambiare le cose, prendere in mano la propria esistenza. Solo che, César, non avendone una propria, prende quelle degli altri.
Ecco, questo è ciò che Balaguerò ci dice, alla fine. Spiega le ragioni del mostro, gli consente un punto di vista privilegiato, mai ipocrita, che atterrisce, proprio per quella profondità di sguardo che ci viene concessa.

2 commenti:

  1. bel recupero, un film che mette i brividi addosso...

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    1. sì, non succedono cose eclatanti, ma ti si appiccica una certa inquietudine...

      e Luis Tosar è bravissimo :)

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