domenica 14 dicembre 2025

Meloni&C. fanno lo spot per Cucinelli. Poi la corsa a rendere i vestiti su misura - Thomas Mackinson

 

C’è una nuova forma di sostegno al cinema italiano: il cashmere pubblico. Funziona così: lo Stato finanzia con 4 milioni di euro di tax credit il film autobiografico di Brunello Cucinelli, stilista milionario la cui società chiuderà il 2025 con un miliardo di ricavi. Cinecittà, società pubblica, mette a disposizione gli spazi per la sua festa “privata” di debutto, contando di farci buoni margini e contenere così gli oltre 11 milioni di perdite. Ciliegina sulla torta: arriva a sorpresa anche la premier Meloni che, insieme ai vertici della società pubblica, si presentano vestiti da Cucinelli da capo ai piedi, un po’ come manichini viventi per una sfilata della sua collezione. Salvo correre poi a restituirli per evitare reati. Benvenuti ai confini elastici della promozione culturale e del product placement istituzionale. È successo venerdì sera, quando il set dell’antica Roma a Cinecittà si è illuminato per festeggiare la première di “Brunello, il visionario garbato”, il film diretto da Tornatore dedicato alla storia di Brunello Cucinelli. Mille ospiti, star internazionali, inaugurazione del Teatro 22 di Cinecittà, il più grande d’Europa, finanziato col Pnrr. Ospite inaspettata Giorgia Meloni, immortalata accanto allo stilista e ai vertici di Cinecittà tutti di Cucinelli vestiti: la premier con un blazer in velluto beige da 3.450 euro, top in lana da 1.700. L’amministratrice delegata Manuela Cacciamani in blazer di raso da 3.000 euro. Il presidente Antonio Saccone, ex senatore di Forza Italia, in doppio petto gabardina cashmere da 3.000 euro più 1.500 di pantaloni. Una settimana prima, racconta, era stato chiamato dalla casa di moda per provare l’abito in via Condotti: “Me l’hanno ritagliato a mia misura per la serata. Io lo restituirò martedì in ogni caso, anche se Cucinelli lo dovesse regalare. Non mi metto nei guai per un vestito”. Sa che sono abiti che scottano, perché chi svolge funzioni pubbliche non può accettare doni sopra i 150 euro. Anche l’ad Manuela Cacciamani dice di aver subito restituito il suo abito.

Ne sa qualcosa la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, presente anche lei alla festa di Cucinelli ma un po’ defilata. La sera del 26 maggio 2023 rimase impigliata nel filo di seta di Alberta Ferretti. L’Emilia-Romagna affogava nel fango. Meloni e von der Leyen sorvolano gli allagamenti, si cercano dispersi. E Borgonzoni dov’è? In prima fila, scintillante, alla sfilata della Ferretti a Castel Sismondo. Al suo fianco Daniela Santanchè, entrambe di Ferretti vestite. Il Fatto scoprì poi che i rispettivi ministeri avevano finanziato l’evento e che i capi “prestati” non erano mai tornati indietro.

Nel caso di questa festa, a gestire la trattativa commerciale per Cinecittà con Cucinelli e il produttore esecutivo Masi Film è stata l’ad in persona. I servizi sono stati divisi in noleggio puro (affitto teatro, ricavo puro dato che il Teatro 22 è stato costruito col Pnrr), coordinamento e sicurezza con markup, attività interne ed esterne con ricarico dal 10% al 35%. Per ora di pubblico c’è solo la determina di spesa di 2,6 milioni che Cinecittà ha sostenuto per conto di Cucinelli. Stando all’ad Cacciamani questa spesa dovrebbe essere poi coperta da ampi margini di guadagno, ad oggi non noti, per un fatturato stimato tra 4 e 5 milioni di euro e mark-up medio intorno al 20%. Al di là degli aspetti contabili, emerge un tema di diversificazione del core business dell’azienda pubblica. La governance dovrà stare molto attenta a dosare l’attività commerciale perché non interferisca con quella industriale, modificando la mission stessa di Cinecittà in un “eventificio”. Interpellata sul punto, Cacciamani assicura che il fatturato da eventi aumenterà ma non oltre il 20-25%. Spente le luci della festa, fa sapere, il Teatro 22 subito ospiterà Mel Gibson che l’ha opzionato fino a ottobre 2026 e il gemello T.25 (pronto a maggio 26) ha una opzione internazionale.

La diversificazione commerciale è una strategia legittima, certo. Però quando i servizi pubblici finanziano l’auto-celebrazione dei privati, e i loro gestori si trasformano in testimonial, vale la pena fermarsi a riflettere e chiedersi se è normale che capi di governo e funzionari pubblici arrivino a fare da testimonial, indossando un blazer da 3.000 euro.

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