un film d'attualità, su un sistema di potere e di gestione incapace di evitare l'omicidio dell'umanità.
pochi minuti di attesa dell'impatto di un missile sconosciuto sugli Usa, dilatati nel tempo del film, e tutto quello che militari e politici fanno non serve a niente.
in certi momenti, purtroppo, sembra un documentario.
montaggio che non lascia respiro, un film da non perdere.
buona (nucleare) visione - Ismaele
…L’intento di A
House of Dynamite è tanto chiaro quanto attuale, lampante e
necessario. Viviamo dentro una casa piena di dinamite, pronta ad esplodere da
un momento all’altro e il destino di chi vi abita dipende dalle decisioni prese
da chi, quella stessa casa, l’ha costruita. La sopravvivenza dipende da una
serie di regole, scenari e protocolli che danno l’illusione del
controllo fin quando la peggiore delle ipotesi si verifica per
davvero. Non è questione di se, ma di quando e il film di Bigelow non riflette
su uno scenario lontano, in un futuro difficile da razionalizzare, ma parla
del presente, di un “ora” che potrebbe verificarsi da un
momento all’altro e per il quale non siamo preparati.
Sono tre i punti di vista principali attraverso i
quali A House of Dynamite è raccontato. Tre soggettività che
si intersecano, raccontate una dopo l’altra per mostrare quanto ogni processo
decisionale sia umano, incerto, fallibile…
E’ una storia che funzionerebbe, forse, se arrivasse un
grappolo di missili nucleari sul suolo americano, puntando città diverse.
Sarebbe l’inevitabile inizio (con fine brevissima) di un botta e risposta
micidiale.
Ma risulterebbe anche un copione che tutti hanno
ben chiaro in mente come l’inevitabile legnata di follia di un mondo sempre in
bilico. Siamo una casa imbottita di dinamite che potrebbe esploderci
sotto il sedere da un momento all’altro. Ma non serve la Bigelow a
sottolinearlo….
…Mentre la provenienza
del missile continua ad essere ignota, il disastro attiguo e il boato di quel
missile che colpisce Chicago sempre più vicino, la psicologia dei personaggi
diventa centrale. Kathryn Bigelow racconta
attraverso una sceneggiatura che passa oltre e veloce a termini tecnici ed
esplicazioni di carattere militare, perché nel cuore della storia,
a mancare sono proprio le parole. Rimangono “scelta tra resa e
suicidio” e “si tratta colpire un proiettile con un proiettile“,
insieme alle ultime laceranti parole d’affetto nel dramma di un tempo che forse
non si avrà più. A House of Dynamite, nella narrazione che adotta
più punti di vista, si concentra su tutti i personaggi, principali e secondari,
perché quell’intricato confuso vortice di emozioni provate è uguale per tutti.
Per la prima volta uguali, deboli, inefficaci e inutili di fronte a ciò che non
è dato predire, anticipare e forse neanche immaginare. Perché è
l’inammissibilità, la totale irrealtà di quando sta accadendo ad accumunare
tutti…
...Il
film è stato addirittura preso di mira dal Pentagono, che ha asserito che
quanto mostrato nel film non sia affatto possibile. Di contro, Noah Oppenheim
ha difeso il suo lavoro e quello della Bigelow ribadendo l'accuratezza del
girato. Che le procedure burocratiche, i termini utilizzati e i sistemi
impiegati siano realistici o meno o che una situazione di questo genere sia
davvero plausibile non spetta a me stabilirlo. Quello che posso dire, però, è
che quanto scorre su schermo è assolutamente credibile (anche se finzionale) e
coinvolgente, in ogni momento. Inoltre, non ha importanza se in caso di attacco
nucleare le alte cariche governative si comporterebbero in modo simile agli
attori del film. Quello che ben evidenzia A House of Dynamite è che nessuno di noi vorrebbe scoprirlo di persona.
Questo è il messaggio che passa grazie all'intrattenimento tragico e
catastrofico della pellicola e tanto mi basta per consigliarla caldamente.
…La tensione narrativa
viene amplificata attraverso un'intelligentissima gestione del tempo. Il volo
dell'ordigno, nella storia, dura diciannove minuti, ma Bigelow li dilata per
oltre un’ora e mezza, sfruttando il meccanismo della ripetizione ma
diversificando, però, di volta in volta, i punti di vista. È In questo gioco di
contrazione e dilatazione temporale che si costruisce la frattura tra la
velocità della tecnologia e la lentezza umana, tra il calcolo e la paura, tra
l'ordine istituzionale e il caos emotivo. Il montaggio serrato, che alterna i
punti di vista dei vari personaggi, non esita mai a costruire un contrappunto
umano : pensiamo ai volti terrorizzati o rassegnati di chi chiama la madre
forse per l'ultima volta, di chi resta pietrificato davanti ai monitor, o anche
di chi vomita in preda al panico. L’angoscia diventa collettiva, fisica,
immediata, e il fuoricampo si si configura come il cuore stesso della suspense…
…La parabola discendente di un missile, partito da qualche
parte nell'Oceano Pacifico non si sa per ordine di chi e diretto verso Chicago,
è l'occasione per ragionare sulla mancanza di controllo che l'essere umano ha
sulle strutture amministrative da lui stesso create. Una volta che il processo
è partito, tra svolte casuali e reazioni scriptate, diventa impossibile
governarlo. E allora viene da chiedersi se veramente abbiamo mai avuto il
controllo sulle nostre creazioni e sul nostro destino, o se la crescente complessità
della società moderna ci abbia soltanto illuso di averlo rendendoci invece
schiavi dei protocolli da noi stessi creati. Tutto ciò che rimane, alla fine, è
il modo in cui ognuno di noi fronteggia l'inevitabile, il modo in cui la nostra
umanità si manifesta di fronte all'imponderabile e a ciò che è al di fuori
della nostra sfera di influenza. Consci che in un domani anche troppo vicino,
il destino della specie umana potrebbe essere in mano ad apparati impersonali
votati all'autodistruzione.
Nessun commento:
Posta un commento