lunedì 23 luglio 2012

Lo sguardo di Ulisse - Theodoros Angelopoulos


premiato insieme ad “Underground” a Cannes, è un viaggio verso Sarajevo, risalendo un fiume, quasi come il fiume di "Cuore di tenebra" (e di "Apocalypse Now").

Gian Maria Volontè ha interpretato il direttore della Cineteca di Sarajevo, ma alla sua morte, durante la lavorazione del film, è stato sostituito da Erland Josephson.
È un film conosciuto molto meno di quanto meriti, è pieno di scene memorabili, insomma un capolavoro - Ismaele





Questo film è un capolavoro poetico e letterario, ma non del tutto riconosciuto dalla critica e dal pubblico. Uscito nel 1995 a ridosso della spaventosa guerra nei Balcani "Lo sguardo di Ulisse" ha suscitato commozione e riconoscimenti critici importanti ma inspiegabilmente ristretti.
La pellicola si cala nelle profondità più sensibili della memoria, in quella parte dell'inconscio che racchiude sentimenti significativi della storia, antichi investimenti che imprigionano il linguaggio di un tempo.
Zone d'ombra che accompagnano con crudele fedeltà l'intercalare della vita e sono una perenne testimonianza di amori e odi velati dal pietoso potere del tempo.
E' il ritorno del ricordo, inaspettato e straniante. Qualcosa che racchiude una passione divenuta misteriosa e che proprio perciò viene reinterpretata, quasi nostro malgrado, per la necessità di dargli un senso nuovo, nel mentre ci si allontana da lei per fuggire al dolore che provoca...

In che misura la sua vicenda personale entra nei personaggi del film?
Flaubert diceva: Madame Bovary sono io. In tutto i personaggi che raccontiamo ci sono parti di noi, non solo nel protagonista. Come ho già detto, in questo film c’è molto della mia vicenda personale: ho voluto riportare in immagini episodi che mi erano veramente capitati. Il tassista che accompagna A. al confine con l’Albania è sfiduciato circa le sorti del suo paese: "La Grecia sta morendo", afferma. Ho incontrato un tassista che mi ha detto la stessa cosa e mi sono trovato d’accordo con lui: la Grecia non è più la stessa, non ci sono più valori, nè alcun desiderio di collaborare per la crescita del paese.
Il film inizia con le immagini d’epoca di un film dei fratelli Manakias. Una voce fuori campo ci parla dell’innocenza del primo sguardo. Eppure in tutto il film non vi è un solo primo piano: un film sullo sguardo in cui non si vedono mai gli occhi.
Bergman diceva che non c’è nulla di più bello della geografia di un volto per raccontare l’uomo, ma io credo invece che l’uomo inteso come anima debba essere rappresentato attraverso i suoi movimenti. Nei miei film ci sono pochissimi primi piani e incontro grandi difficoltà a realizzarli; i piani sequenza, per complicati e articolati che siano, mi riescono più facilmente…
da qui

What's left after ``Ulysses' Gaze'' is the impression of a film made by a director so impressed with the gravity and importance of his theme that he wants to weed out any moviegoers seeking interest, grace, humor or involvement. One cannot easily imagine anyone else speaking up at a dinner table where he presides.
It is an old fact about the cinema--known perhaps even to those pioneers who made the ancient footage ``A'' is seeking--that a film does not exist unless there is an audience between the projector and the screen. A director, having chosen to work in a mass medium, has a certain duty to that audience. I do not ask that he make it laugh or cry, or even that he entertain it, but he must at least not insult its good will by giving it so little to repay its patience. What arrogance and self-importance this film reveals.

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