venerdì 23 febbraio 2018

Vergine giurata - Laura Bispuri

Hana è una ragazza cresciuta come un uomo, ha dovuto scegliere di crescere come un uomo.
a un certo punto va a cercare la sorella, sposata, con una figlia, vivono in Italia.
per Hana quel mondo albanese è finito, e la sorella la accoglie, e inizia la rinascita.
gran film - Ismaele



La regia di Bispuri ha una qualità ipnotica, soprattutto durante le sequenze acquatiche che stanno diventando un suo "marchio di fabbrica". I dialoghi sono ridotti all'osso, ma la storia è resa esplicita dalla limpidezza della narrazione e dalla recitazione intensa e rigorosa di Alba Rohrwacher, interprete di una femminilità di confine priva di vanità ma non di sensualità segreta.
La cinepresa che soffia sul collo dei personaggi, inseguiti da dietro, ricorda lo stile "documentario" dei Dardenne, e quella del "film di realtà" è evidentemente una scelta narrativa: non a caso Vergine giurata è prodotto, tra gli altri, da Vivo Film, che da sempre predilige questo genere. Ma l'appeal carnale delle immagini ricorda soprattutto l'opera di Lucrecia Martel, la regista argentina che ha raccontato la femminilità, soprattutto adolescente, in modo magistrale in La ciénaga e La niña santa (dove l'acqua assumeva la stessa valenza amniotica che ha in Vergine giurata). Entrambe le registe maneggiano con disinvoltura gli elementi naturali, e non hanno paura di ciò che può apparire osceno o imbarazzante. Attraverso di loro, la conoscenza del corpo e dell'animo femminile si fa forma filmica, e accende un altro riflettore su una realtà diversa (sommersa?) ancora poco vista al cinema.

…Laura Bispuri dimostra una sensibilità e un talento personale raro anche tra le poche registe italiane, condizionate quasi sempre dai modelli narrativi, molto maschili, di quel cinema “ufficiale” e centrale, che potremmo anche chiamare romano, e della televisione.
Segue il filo logico di una narrazione che evoca e spiega, e che pone Hana/Mark di fronte alle contraddizioni di una società urbana e moderna, senza però concedere nulla alla denuncia facile, al moralismo e al confronto dogmatico noi/loro. La regista si dimostra tale nell’invenzione di piccole situazioni che accennano, suggeriscono, e a volte propongono stacchi molto netti in direzione di una lettura più profonda, non dichiarata, ma che sta allo spettatore cogliere nella loro allusività.
Per esempio, ricorrendo alla musica solo in alcuni momenti, con una funzione più straniante che di commento e sottolineatura di situazioni. Per esempio con una riflessione sui corpi, sul corpo, che passa – nelle scene girate in una piscina, motivo ricorrente della parte italiana – dalla transitoria perfezione del geometrico ballo acquatico di due nuotatrici fisicamente perfette alla confusione dei corpi, belli e brutti, maschili e femminili, giovani e vecchi di un’altra scena di piscina.
Per tornare infine al corpo di Hana, un corpo vero, che Hana torna a scoprire riconquistandolo, così come non riscopre ma scopre il sesso in un modo titubante ma diretto, privo di romanticismi. Finalmente “libera di non essere per forza qualcosa” (un progetto che dovrebbe ovviamente riguardare anche i maschi, anche qui, anche ora). Ottimo esordio, dunque, e un’altra buona speranza per il cinema italiano non ruffiano.

…La Bispuri utilizza una tecnica mista, che prende molto dal cinema del reale (oltre allo stile di ripresa e al rispetto delle location, efficace e coraggiosa è la scelta di far parlare Mark in lingua albanese), senza rinunciare a momenti di lirismo che prendono forza dall'assoluta veridicità di ciò che vediamo. A cominciare dalle suggestioni indotte dagli inserti dedicati al rapporto tra la protagonista e il ragazzo conosciuto in piscina, in cui l'istintualità violenta e rapace dei personaggi sottolinea la volontà di liberarsi da qualsiasi tipo di condizionamento o sovrastruttura. Oppure, nelle due scene, quella delle ragazze che urlano di gioia, schiamazzando sotto i portici, e nella ripresa subacquea, con la soggettiva sulle gambe in movimento delle atlete di nuoto sincronizzato, in cui le pulsioni sessuali di Mark vengono anticipate dalla spontaneità di quelle esternazioni. Contribuisce al risultato una straordinaria Alba Rohrwacher, capace di calarsi nel ruolo con immedesimazione da Actors Studio. Il resto del cast, formato anche da attori alla prima esperienza non gli è da meno, a conferma di una bontà complessiva davvero sopra la media.

Initiant bientôt un voyage à travers les sens, au fil des souvenirs de celui qui est né Hana, Laura Bispuri compose un film proprement organique d’une intensité rare. Chaque étape introspective assoit la réalité culturelle et traditionnelle qui ôte aux femmes leur liberté faisant d’elles un objet que l’homme acquiert par quelque mariage. Bien que la réalisatrice mette en exergue les règles du Kanun dans une région précise d’Albanie, elle offre au film une dimension universelle sur la place de la femme dans la société et l’étroitesse des codes qui n’ont cesse d’en restreindre les droits.
Pour pouvoir être une femme libre, Hana s’est pliée à la norme masculine. C’est le même dessein qui a conduit Lila à fuir en Italie. Devenue Mark, le parcours de Hana est d’autant plus percutant qu’elle a totalement intégré les codes qui annihile la femme.
La découverte de Jonida au corps libéré, qui pratique la nage synchronisée, ancre un basculement. Si l’adolescente bouscule Marc, l’univers de la piscine où elle s’émancipe est un espace insécure pour lui car il y est contraint de masquer son corps là où la nudité des autres s’affichent. C’est aussi le lieu où la silhouette de Mark se confronte à celle d’un maître-nageur, telle une brebis face à un taureau.
Optant pour une mise en scène naturaliste, Laura Bispuri parvient à trouver une juste distance pour transcender les sensations vécues par son protagoniste. Ce faisant, portant des choix de cadrage pertinents sans jamais tendre à la moindre esthétisation, elle insuffle au film une réelle dimension organique. Les quelques emplois musicaux, telles des envolées marquant l’importance de certains instants, font sens, tout comme leur brusque arrêt. Il s’agit d’épouser le regard de Mark sur lui-même ; d’épouser son évolution et sa sensibilité. De comprendre son désir aussi.
L’interprétation d’Alba Rohrwacher– maîtrisant un idiome albanais très spécifique – est l’élément clé du film. Son corps se module comme son visage s’ouvre au fil de l’évolution de son personnage. De Hana à Mark et de Mark à Hana, elle ne cesse de se métamorphoser tout en transcendant une palette d’émotions d’autant plus troublantes que les mots manquent à son personnage qui se réfugie dans un mutisme et ne cesse de replier sur lui, sur la prison qui est son corps. Et si la confrontation à l’altérité marque son évolution, l’ensemble du casting est choisi avec soin si bien que les corps, souvent, parlent d’eux-même et que la sincérité de rapports gomme l’impression de toute représentation.

…A salvarsi è infatti anche la scelta di interrompere il film presto, senza dilungarlo eccessivamente e renderlo ridondante come volendo rischia di essere in rari momenti. D'altro canto il finale, forse un po' troppo conciliante, riesce a concludere alcune cose, ma a lasciarne aperte altre, tanto che si fatica a credere di essere arrivati ai titoli di coda così in fretta. Nonostante dunque il carattere esplicito di tutta l'operazione, Vergine giurata vanta splendidi ritratti di ambienti e atmosfere, inquadrature che alternano grandangoli (uno notevole nella solita piscina) e primi piani (con l'attenzione per i dettagli corporali), paesaggi mozzafiato e messa in scena di tradizioni misteriose, che non smettono di essere mai fortemente condizionanti e dopotutto positive. In effetti, la vergine giurata diventa una scappatoia per riuscire ad accettare la diversità in una comunità chiusa e bigotta, una possibilità che è certo più accettabile dell'assurda noncuranza per la dignità umana. Dunque, il bello del film è proprio il suo evitare qualunque intento folkloristico, rifuggire gli spiegoni, non condannare nessuno, e lasciarsi trasportare dagli eventi con una mdp mossissima e necessaria, che sa giocare con il montaggio e il sonoro e si fa portavoce di un futuro promettente per un'esordiente che speriamo di rivedere presto all'opera.


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