martedì 20 febbraio 2018

Il gobbo - Carlo Lizzani

grandi attori, e un grande regista che li tiene insieme, con una sceneggiatura davvero intensa.
siamo nel periodo fra la liberazione di Roma e la liberazione d'Italia, i fascisti sono in rotta, i partigiani stanno vincendo, si fanno i conti, anche a colpi di pistola e mitra.
ex partigiani gestiscono l'economia, proteggono i bambini degli orfanotrofi, liberano le prostitute, loro malgrado.
appare anche Pier Paolo Pasolini, giovane attore alle prime armi, bravo.
un film che non ti dimentichi, sicuro, ti chiedi come mai non l'hai mai visto in tv, e poi lo capisci - Ismaele 



QUI il film completo


Il più bel film di Lizzani è uno dei migliori del nostro cinema, duro e abbastanza violento per l'epoca, che ci racconta di una periodo difficilissimo per un Italia che aveva perso la guerra e ogni suo punto di riferimento, dove tutti erano abbandonati a se stessi e dove trovavano terreno fertile personaggi come il Gobbo, che se da un punto di vista si schieravano contro i tedeschi, allo stesso tempo prendevano le distanze anche dai partigiani stessi, insomma dei fuorilegge, il cui unico credo era la violenza, del resto non poteva essere altrimenti visto che la situazione era più che disperata. Il Gobbo è stata una figura che per le borgate romane ha sempre rappresentato un idolo, uno che combatteva per il bene del popolo, insomma una figura mitizzata che ha avuto sicuramente più ombre che luci. Un personaggio così complesso non poteva essere trascurato dal cinema, ci pensa il grande Lizzani a raccontare le vicende del Gobbo Giuseppe Albano, per l'occasione ribattezzato Alvaro Cosenza, e regalandoci due personaggi straordinari, il Gobbo che quindi è un personaggio realmente esistito, e Ninetta, che è un personaggio nato dalla fantasia degli sceneggiatori, reso indimenticabile dall'attrice italiana più bella e brava di sempre: Anna Maria Ferrero.
Per il ruolo da protagonista viene scelto il francese Gerard Blain, trattandosi di una coproduzione è quasi una scelta obbligatoria, in un primo momento potrebbe sembrare una stonatura, ma non è così, il bravissimo Blain ce la mette davvero tutta per sembrare un ragazzo delle borgate romane, egli stesso dichiarò che i ragazzi di strada che facevo le comparse nel film durante le riprese a Pietralata oppure al Quarticciolo non erano poi così differenti da quelli della periferia parigina che l'attore conosce molto bene, Ne esce così un'ottima interpretazione, certo anche la voce di Giuseppe Rinaldi che doppia l'attore aiuta non poco alla resa finale del personaggio, ma l'espressività del volto di Blain, una volta feroce e violento un'altra teneramente innamorato della sua Ninetta, meritava sicuramente più considerazione da parte dei critici dell'epoca.
Ma veniamo a Ninetta, la migliore interpretazione di Anna Maria Ferrero, difficilmente un'attrice è mai stata così intensa, anche lei stessa fu contenta di come era riuscito il suo personaggio, una ragazza indifesa e sola, viene violentata dal Gobbo, gli uccidono il padre, abortisce e si da alla prostituzione, insomma tutte situazioni che avrebbero abbattuto chiunque, ma non lei, capace di rialzarsi e di guardare sempre avanti, tutto con le sue sole forze, fino al tragico finale accanto al suo amato/odiato gobbo. Anna Maria veniva da uno dei periodi più brutti della sua vita, si era da poco lasciata con Vittorio Gassman, questo dolore l'aveva chiusa in se stessa. Sicuramente ha trasmesso quello che stava provando in quel momento, tristezza e rabbia per una storia finita forse anche per una propria colpa, ma Anna Maria non si buttò mai giù, concentrò tutta le sue innate doti di grande attrice e ci regalò questo straordinario personaggio che è Ninetta.
Ninetta e il gobbo sono due personaggi non troppo diversi, nel gobbo c'è anche qualcosa di buono così come Ninetta non è propriamente un personaggio positivo, è vero che subisce una violenza, ma è lei di propria iniziativa ad iniziare a prostituirsi ed a rifiutare il bambino che aspettava dal gobbo stesso. Nel tragico finale è sempre lei a seguire per l'ultima volta il suo amante nella disperata fuga, dove troveranno entrambi la morte, quindi Ninetta è vittima ma allo stesso tempo artefice del suo triste destino. Un gran bel personaggio.
Tornando al film, si può certo dire che se la censura dell'epoca non fosse stata così stupida, sicuramente la pellicola ne avrebbe guadagnato non poco sotto ogni punto di vista, mi riferisco al momento dello stupro di Ninetta, oppure quando lei stessa abortisce il figlio non desiderato del gobbo, di certo temi che nel 1960 era un tabù solo pensarli, quindi bisognava accontentarsi. Nonostante l'impegno di Lizzani di mantenersi il più lontano possibile dalla censura, il film fu accusato di apologia della violenza, ma fortunatamente non ci furono problemi seri che ritardarono la proiezione del film, che uscì nelle sale l'anno successivo e fu uno dei maggiori incassi.
Tuttavia è sbagliato pensare che il film siano solo di due protagonisti, un applauso a Lizzani per aver saputo ricostruire così bene quei nove mesi della resistenza romana che segnarono per sempre la vita degli abitanti delle borgate romane, quegli stessi che furono testimoni delle imprese del Gobbo del Quarticciolo, non era difficile fabbricare falsi eroi in quegli anni difficili, ci si aggrappava a qualsiasi cosa pur di sperare in futuro meno bruto del presente. Sicuramente il gobbo fu una figura negativa, e anche per questo ha il suo fascino, ed è per questo che ha meritato che le sue gesta siano state raccontate in un film.
La scena indimenticabile: Ninetta ormai si è data alla prostituzione, rientra a casa e trova il gobbo, che vorrebbe parlarle e forse chiarire il suo sentimento verso la ragazza, vorrebbe strapparla a quella vita che non le appartiene, è sottomesso e non ha più la spavalderia di un tempo, al contrario Ninetta appare sicura di se e fiera della sua nuova vita, i soldi non le mancano, si offre al suo ex amante come fosse un cliente qualsiasi, si spoglia e si siede sul letto, il gobbo la accarezza, all'improvviso i due ripensavo a quei pochi bei momenti vissuti insieme, a quello che sarebbe potuto essere e invece per colpa di una guerra che li ha segnati non potrà mai essere. Ecco che Ninetta perde tutta la sua sicurezza, anche il gobbo è imbarazzato, la ragazza dice "Co te nun posso manco se me ricopri d'oro" e si lasciato con tutti i rimpianti possibili. Pochi minuti e poche parole, carichi di una drammaticità indescrivibile che solo il cinema e soprattutto una grande attrice sanno dare, Grazie di esistere Anna Maria!

La storia di un antieroe raccontata da un regista che nella sua carriera ha saputo mettere in scena una filmografia eterogenea, ma che ha sempre avuto un occhio di riguardo per il periodo della Resistenza e per il valore documentario, di testimonianza storica, del lavoro cinematografico. Bravissimo Gerard Blain, che rende vivo, credibilissimo un personaggio oltrettutto reso ostico dalle limitiazioni fisiche. Bella la storia, ovviamente tratta da una vicenda realmente accaduta, del 'ribelle senza una causa' se non la sua stessa liberazione (con la minuscola), da un passato non facile e da sensi di colpa immani. Il finale (a prescindere dalla veridicità dei fatti) non potrebbe che essere tragico…

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