domenica 22 luglio 2012

Frontier Blues - Babak Jalali

un film che "fotografa" un mondo infelice, senza sorrisi, da dove si può solo fuggire.
storie che si alternano, appare in una tv un pezzo de "La Ballata di Stroszek", citazione/omaggio a Herzog.
un tuffo in un altro mondo, magari più vicino di quanto si pensi, un film che merita - Ismaele


…A Gorgan – città di nascita del regista – capitale della provincia di Golestan (nel nord dell’Iran e a poche centinaia di chilometri da Teheran), una regione dai molti contrasti che presenta pianure aride ma si affaccia sul Mar Caspio, il tempo pare sospeso: Hassan vive con lo zio, proprietario di un negozio di vestiti dai pochi clienti e dall’ancor meno merce da esporre, dopo che la madre lo ha abbandonato per cercare il marito emigrato. Trascorre le sue giornate con un asino suonando a ripetizione con un registratore Tous les garçonset les filles di Françoise Hardy. Il giovane Alam, proveniente dal vicino Turkmenistan, tenta di imparare l’inglese  convinto che sia la lingua che tutti parlano a Baku, in Azerbaigian, dove medita di scappare con Ana, la donna che ama. Infine, un castastorie di mezza età, ossessionato dal rapimento di sua moglie, avvenuto trent’anni prima, ad opera di un pastore con una Mercedes verde, diventa protagonista di un libro di fotografie…

La zona dell’Iran del Nord al confine con il Turkmenistan è stata a lungo trascurata dal cinema iraniano.
Si tratta di un’area molto diversificata, con aride pianure, montagne e il Mar Caspio. La popolazione locale si compone di persiani, kazaki e turkmeni.
E’ anche dove sono nato.
Ho sempre trovato che abbia mantenuto la sua specificità. E’ abbastanza diverso rispetto a qualsiasi altro luogo in Iran. E’ sempre stato che le persone si sentissero dimenticate e tagliate fuori dal resto del Paese.
Trovo che sia ancora cosi adesso. Stando lì, pensi che le opportunità siano tantissime. Per la sua posizione di confine e la vicinanza al mare, è stato visto come un potenziale passaggio per l’Europa a Ovest e il resto dell’Asia, a Est.
Ma non è mai stato cosi.
Con Frontier Blues, voglio mostrare questa atmosfera cosi unica e diversa.
Il film mostra frammenti di vita quotidiana delle persone che abitano in questa regione.
I personaggi del mio film sono persone che si trovano in situazioni un po’ assurde. Sia che si tratti del menestrello che è circondato da quattro giovani ragazzi che lo ammirano molto. O Kazem che possiede un negozio di abbigliamento, ma, purtroppo, sembra impossibile trovare un capo di abbigliamento che vada bene ai suoi clienti. Oppure Alam, che è innamorato di una ragazza alla quale non ha mai parlato e lavora in un allevamento di polli dove non c’è davvero molto da fare. O Hassan la cui unica compagnia sono il suo asino e il suo mangianastri.
È stato scritto sulla base di quello che ho visto, quello che ho sentito e ho fatto.
È la frontiera iraniana del Nord.
E’ la storia di desideri, attese, ricordi di uomini disperati e donne assenti.
Il film riguarda l’impossibilità di trovare una soluzione. Ovunque essa sia…
(Babak Jalali)

…First we encounter Hassan, an avid collector of registration plates from old and abandoned cars. He is awkward, unsociable and always accompanied by his donkey. His mother and father both left him at a young age, sending him to live with his uncle Kazem, the owner of a local clothes shop. Thin on wares, he makes do with very little, bartering for the odd fashionable item to add to his modest stock - which is often oversized and ill-fitting for his infrequent customers.
Alam's story is one of desire: to learn English, to marry the daughter of a local Persian family and to leave the steppe for Baku in Azerbaijan. He is an idealist in his hopes and dreams to break free and follow his ambition.
The third is the Minstrel and his entourage. Accompanied by four boys he is driven around the rural areas by a photographer from Tehran who is doing a study of the Turkmen people. During one shoot, the Minstrel recounts his story of lost love. One day a young shepherd with a green car stole his love and drove away, never to be seen again. Some say that they are lost forever in the steppe. Although a romantic, the Minstrel is ultimately a realist and proclaims the impossibility of getting lost in the steppes: "You tell me who gets lost in these steppes for 30 years, in these steppes with that car?"
Jalali has a keen eye for long and still shots of the barren north Iranian landscape and other everyday scenes. We are shown the steppe, the coastline punctuated by old ruins, long and dusty roads, and colourful, ramshackle buildings which all inspire a sense of stillness, creating a beautiful, and at times humorous, portrait of the Turkmen people and Golestan.
da qui

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