martedì 7 aprile 2015

Una tragica scelta (Inhale) - Baltasar Kormákur

un regista islandese, fra Texas e Juarez, se la cava benissimo, in un film non facile.
una storia economica, acquisti e vendite, fino a che ci sono compratori ci saranno venditori, così funziona.
e, come quasi sempre succede, se conosci chi muore la scelta sarà davvero difficile.
senza troppe parole e senza tante morali, bel cinema da non trascurare - Ismaele

ps: mi ha ricordato questo, un gran film sconosciuto da noi, purtroppo, e questo, grandissimo film di Stephen Frears, con attori bravissimi, scritto da Steven Knight (quello di "Locke", e di tanti altri ottimi film scritti per altri), una garanzia.






…Un film intenso ed emozionante, come ho detto prima è adrenalinico, la mdp riesce a scivolare nella storia quasi come lo spettatore si trovasse in mezzo ai protagonisti, ne senti tutti i dettagli, le emozioni, i palpiti, lo scandire dell'orologio che segna il tempo che rimane che è sempre di meno, la tensione che cresce, il dolore tutto, e Komàrkur grazie alla sua regia accurata, ci fa comprendere il dolore dei protagonisti, rendendoci parte del film, che è girato in maniera documentaristica, e viscerale, il regista non perde tempo in inutili sentimentalismi e lo dimostra scena dopo scena.

La tensione poggia su una costante ambiguità, in cui i tradizionali chiaroscuri del cinema nordico si sovrappongono ai giochi allusivi tipici dei popoli latini, a volte raffinati, a volte brutali.  È in questo modo che la storia avvince, facendosi strada attraverso l’intricato linguaggio verbale ed operativo della malavita,  ed anche, sul piano estetico, facendo progressivamente saltare l’aspetto convenzionale della superficie narrativa, per mettere a nudo, infine, il tragico succo del discorso.  Kormákur ama non concedere tregua allo spettatore, e in questo film raggiunge lo scopo trattenendoci in una perenne incertezza, non solo rispetto allo sbocco complessivo della vicenda, ma anche e soprattutto rispetto alla reale valenza delle singole situazioni, la cui interpretazione varia, retrospettivamente, nel corso del racconto. Inhale è un film d’autore privo di autorialità, il cui valore è una grande potenza espressiva, abilmente confezionata nella levigata veste del thriller hollywoodiano.

The conclusion has two key weaknesses. I trust that it won't come as a surprise that the group offering Stanton a set of lungs doesn't just have a spare set lying around. In a coincidence of Dickensian proportions, Stanton just happens to be on the street when a donor is "recruited," leading to the climactic confrontation between Stanton and the doctor who offers Chloe a chance at life. Here's where the second problem rears its head: When Stanton confronts the doctor, he tells Stanton (more or less), "Idiot, how did you think we were going to get a pair of lungs on such short notice?" It's a valid question—it's beyond implausible that an experienced prosecutor such as Stanton can't put two and two together. That said, by the time film gets to that point, it has developed enough momentum to move past it. Barely. It's a good example of strong direction and editing overcoming a weakness in the script…
…Un film intenso ed emozionante, come ho detto prima è adrenalinico, la mdp riesce a scivolare nella storia quasi come lo spettatore si trovasse in mezzo ai protagonisti, ne senti tutti i dettagli, le emozioni, i palpiti, lo scandire dell'orologio che segna il tempo che rimane che è sempre di meno, la tensione che cresce, il dolore tutto, e Komàrkur grazie alla sua regia accurata, ci fa comprendere il dolore dei protagonisti, rendendoci parte del film, che è girato in maniera documentaristica, e viscerale, il regista non perde tempo in inutili sentimentalismi e lo dimostra scena dopo scena.

La tensione poggia su una costante ambiguità, in cui i tradizionali chiaroscuri del cinema nordico si sovrappongono ai giochi allusivi tipici dei popoli latini, a volte raffinati, a volte brutali.  È in questo modo che la storia avvince, facendosi strada attraverso l’intricato linguaggio verbale ed operativo della malavita,  ed anche, sul piano estetico, facendo progressivamente saltare l’aspetto convenzionale della superficie narrativa, per mettere a nudo, infine, il tragico succo del discorso.  Kormákur ama non concedere tregua allo spettatore, e in questo film raggiunge lo scopo trattenendoci in una perenne incertezza, non solo rispetto allo sbocco complessivo della vicenda, ma anche e soprattutto rispetto alla reale valenza delle singole situazioni, la cui interpretazione varia, retrospettivamente, nel corso del racconto. Inhale è un film d’autore privo di autorialità, il cui valore è una grande potenza espressiva, abilmente confezionata nella levigata veste del thriller hollywoodiano.

The conclusion has two key weaknesses. I trust that it won't come as a surprise that the group offering Stanton a set of lungs doesn't just have a spare set lying around. In a coincidence of Dickensian proportions, Stanton just happens to be on the street when a donor is "recruited," leading to the climactic confrontation between Stanton and the doctor who offers Chloe a chance at life. Here's where the second problem rears its head: When Stanton confronts the doctor, he tells Stanton (more or less), "Idiot, how did you think we were going to get a pair of lungs on such short notice?" It's a valid question—it's beyond implausible that an experienced prosecutor such as Stanton can't put two and two together. That said, by the time film gets to that point, it has developed enough momentum to move past it. Barely. It's a good example of strong direction and editing overcoming a weakness in the script…

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