mercoledì 22 aprile 2015

Election – Alexander Payne

Alexander Payne (il cui vero nome è Alexander Constantine Papadopoulos) è qui al suo secondo lungometraggio, dopo Citizen Ruth.
una sceneggiatura a orologeria, che non fa mai calare la tensione.
potrebbe sembrare un filmetto leggero, poi ti accorgi che è un film denso, con ottime interpretazioni e che si può leggere come una satira del sistema, dalla scuola in su, o magari solo un gran bel film.
da non perdere, non ve ne pentirete - Ismaele




Now here is a movie that is not simply about an obnoxious student, but also about an imperfect teacher, a lockstep administration, and a student body that is mostly just marking time until it can go out into the world and occupy valuable space. The movie is not mean-spirited about any of its characters; I kind of liked Tracy Flick some of the time, and even felt a little sorry for her. Payne doesn't enjoy easy targets and cheap shots. What he's aiming for, I think, is a parable for elections in general--in which the voters have to choose from among the kinds of people who have been running for office ever since high school.
da qui


All'epoca dell'uscita questo gioiellino di black comedy fu poco apprezzato dal grande pubblico (sia in Italia che negli Stati Uniti, fatte le debite proporzioni, passò in un numero ristretto di sale), ma riscosse al contrario un ottimo successo di critica, sia in patria che qui da noi. L'allora sconosciuto Alexander Payne, futuro regista di A proposito di Schmidt (2002) e soprattutto dell'ultimo brillante Sideways (2004), si fece infatti notare per la prima volta proprio con Election, commedia nera e satira pungente incentrata sull'oceano che c'è nel mezzo, quando si parla di esseri umani, tra il dire e il fare…

Election potrebbe sembrare un cupo dramma adolescenziale, ma si tratta di una commedia acida e spesso esilarante, un film più innovativo di quanto possa sembrare ad una visione distratta, grazie al realismo che lo permea e al ritmo sostenuto. Alexander Payne e lo sceneggiatore Jim Taylor hanno una visione precisa di ciò che vogliono raccontare, ed il messaggio arriva forte e chiaro, non compromesso da altre voci.

Election 's ironic approach is uncommon in American cinema today. The ability of audiences to appreciate its subtleties may be weakened by too many over-the-top gags and lapses into facetiousness. But the film's value lies in its relatively clear-eyed and perceptive glance at the conformity, banality and mediocrity that lies like a foul cloud over so much of American life. What are the choices offered the film's characters? Either submit to this conformity, or challenge authority and become an outcast. “Destiny” is a recurring theme in the film. (Tammy and Lisa: We were “destined to be together.” Tracy Flick: “Don't mess with destiny.”) Perhaps the best thing this film has to say is that we should be a bit less willing to accept this "destiny," and somewhat more critical of what life has to offer.

"Election" è la dimostrazione di come si possano fare film originali, spiazzanti, divertenti, sottilmente eversivi, anche partendo dalle situazioni più trite: un classico dei classici, per il cinema e la TV statunitense degli ultimi 20 anni, foriero di impresentabili fetecchie, è il "teen-movie". Ambientazione: high-school. Personaggi: maestri sfigati e/o allupati; alunna secchiona/odiosa/sexy; alunna pacioccona/problematica dal piglio "tranchant"; alunno stupido/buono/atletico. E il solito meltin-pop di comprimari. Aggiungiamoci soundtrack da mainstream 90's alla Chris Columbus e una messinscena dove ogni artificio (dai frequenti fermo-immagine al dolly che si eleva all'interno di una cameretta) è votato alla costante ricerca di un risvolto ironico. C'erano tutti i presupposti per un'insopportabile commediola yankee leziosa, esibizionista e, in fin della fiera, insincera. E invece no. Payne riesce laddove pochi altri sono riusciti…


Inizia così:




Nessun commento:

Posta un commento