domenica 19 aprile 2015

Citizenfour - Laura Poitras

Uno di quei casi nei quali la realtà supera la fantasia, un ragazzo di 29 anni contro il paese più potente del mondo.
E ancora non l'hanno beccato.
Intanto, grazie all'aiuto di Laura Poitras e di giornalisti coraggiosi (uno è Glenn Greenwald, che vedrete nel documentario), Edward Snowden racconta al mondo il più grande strumento di oppressione nella storia dell'umanità esistente.
Come il bambino della fiaba di Andersen, Edward Snowden mostra i vestiti dell'imperatore, quelle strutture che sono delle cinture di forza sempre più strette per ciascuno di noi.
Il film è come un giallo ad altissima tensione, un documentario che non ti farà stancare o distrarre neanche un minuto. 
Bertolt Brecht forse pensava a uno come Snowden, quando scriveva:
"Generale, l’uomo fa di tutto. 
Può volare e può uccidere. 
Ma ha un difetto: 
può pensare."
Ci sono solo una ventina di copie in circolazione, per il documentario che ha vinto l'Oscar.
Dovrebbe essere proiettato nelle scuole, è una perfetta lezione di educazione civica universale, oltre che ottimo cinema.
Non perdetevelo - Ismaele








La forza di Citizenfour, al netto di un bombardamento di informazioni che spesso lascia lo spettatore frastornato (almeno laddove questi non sia – già – dettagliatamente informato sul tema) sta proprio nel suo fondere impatto emotivo e rigore documentaristico, la resa filmica ed estetica del miglior cinema di finzione (quello che vuole dire, oltre che mostrare) e l’attenzione alla correttezza dei concetti riportati. Documentarismo che non vuole essere “obiettivo” (e non può esserlo) ma che al contempo non declama come quello di Michael Moore: anzi, in una modernità in cui la denuncia delle storture del potere va spesso d’accordo col complottismo (tomba di ogni capacità di ragionamento autonomo) va fatto un plauso a Laura Poitras per il rigore, e la stretta attinenza ai fatti, che informa per intero il suo film. Un risultato senza dubbio prezioso.

È anche cinema verità, per l'incertezza delle conseguenze della piega che prenderanno gli eventi e tanto di imprevisti sul set (l'allarme antincendio che fa sobbalzare tutti), ma al contempo non rinuncia a tocchi di drammaturgia, come nel caso della scena finale con la comunicazione "cartacea" tra Greenwald e uno strabiliato Snowden, che riecheggia un'intimità virile alla Tutti gli uomini del presidente.
Ancora prima di questa strabiliante mescolanza di elementi, sta la rilevante inversione di un processo abituale del genere documentario: il protagonista, privato cittadino e iper competente in materia informatica, non è oggetto passivo di detection da parte del filmmaker ma è lui stesso l'artefice del "casting" di regista e sceneggiatori (i giornalisti). Decide le modalità di rivelazione di segreti e prove a lui noti, guida il racconto, anche a seconda dell'intensità della caccia che gli si stringe attorno ("vorrei che disegnassi un bersaglio sulla mia schiena", chiede alla regista). Insomma, pur essendo la preda, non chiede protezione ma esposizione…

Citizenfour brilliantly captures the tensions and anxieties of all concerned in the hours and days that followed the material being made public, and as Snowden’s fate hung in the balance with the imminent threat of his seizure and incarceration by US security/intelligence forces. Moving scenes show Snowden’s great concern as to the impact his actions are having on his family and his girlfriend in the US, as he learns she is undergoing interrogation at the hands of the American government.
Snowden says at one point, “We are building the biggest weapon for oppression in the history of mankind.”…

Laura Poitras, posta di fronte alle immagini più cercate e desiderate del mondo è riuscita nell’impossibile impresa di montarle in maniera da contaminare il racconto dei fatti con la tensione e il giudizio politico su un nemico invisibile e potentissimo, è riuscita a portare l’aura di paranoia e follia della fantascienza indipendente a budget minuscolo nella più concreta e reale delle storie.

Ansie che "Citizenfour" intende suggerire e provocare oltre quello che è il grande schermo e non solo per via della materia che racconta (e non risolve), ma per restituire gli stessi timori e le stesse paure che in quei giorni, chiunque stesse lavorando alla sua progettazione, deve aver provato e tenuto, senza mai tirarsi indietro o tradendo. Un esempio di coraggio e di giornalismo di cui si sentiva davvero mancanza e bisogno e che la Poitras ci insegna con perseveranza, specie nell'ultima scena mozzafiato. Quella molto simile a quei film di finzione che spesso ci capita di vedere al cinema, ma dove il senso di verità e di realtà onnipresente viene conservato e tenuto rigorosamente acceso.



ecco un'intervista con Edward Snowden:




2 commenti:

  1. Metto in lista, questo film mi incuriosisce, grazie per averne parlato ^_^

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