Jacques si innamora di tante donne, non riesce a essere indifferente, in quel suo modo timido e sincero, lui è pittore, le donne sono una fonte d'ispirazione, ma non riesce a trovare quella giusta, Marthe usa Jacques per poter tornare con un altro, e Jacques si fa usare, lui cerca la bellezza, il bene, vuole trovare l'ispirazione, sta bene solo coi suoi quadri, i suoi sogni, le sue illusioni, i quadri li tiene per sé, non sai se sono finiti o manca un ultimo tocco, chissà.
e i musicisti di samba sono un'apparizione, e cantano una canzone triste, con una musica allegra.
e per capire cosa manca nei quadri, se manca, bisogna guardare il film, Bresson non fa le cose facili, ma nessuno se ne pentirà, promesso.
ricordo che il film è stato prodotto (anche) da Gian Vittorio Baldi - Ismaele
…"Noi
passeggiamo sempre nel parco mano nella mano, sperando e sperando. Il castello
è triste, lei vi passa metà dell'anno con il suo vecchio marito taciturno,
annoiato, che fa paura, ma il nostro amore è puro, innocente. La ritrovo a
Venezia; non è forse lei in quel palazzo pieno di luci e di musica? Si, e
balla... Lei mi vede da lontano, mi viene incontro. E' una notte chiara,
meravigliosa, come non c'è ne che una nella vita. Jacques, Jacques, è tutto
dimenticato: separazione, dispiacere, lacrime. Jacques, perdonami se ho
sbagliato; ero cieca, ho fatto del male a tutti e due. Per te ho sofferto la
morte, però è te che amo. Sono stupefatto, esaltato. Marta, quale forza fa
brillare così i tuoi occhi e illumina il tuo viso dolcissimo? Grazie per il tuo
amore, che tu sia benedetta per la felicità che mi dai"...
Ed è così,
che nuovamente confinato nel suo appartamento, lontano dal Pont Neuf di
Parigi dove le imbarcazioni navigano tra musica e luci, l'artista romantico,
pennelli alla mano, torna ad immergersi fra i colori dei suoi quadri; torna a
ridipingersi, in quella sua vita da sognatore.
…Bresson
rounds out his leveling comedy with shaggy troubadours and painterly jibes
(which vexed Manny Farber), leaving romance disembodied and the hero bent over
his canvas, waiting to be picked up again twenty years later by Leos Carax…
Un film di Bresson un po' atipico rispetto al suo cinema che
generalmente lascia poco spazio al sogno e al contrasto con la realtà
prediligendo la durezza di quest'ultima.
Interessante è il confronto con il testo da cui è tratto il film, ovvero le Notti Bianche di Dostoyevsky, e di conseguenza con l'altra versione cinematografica di Luchino Visconti. In sostanza mentre in questi due c'è molta attenzione alla componente romantica del sognatore, e alla solitudine amorosa, Bresson (che raramente parla d'amore!!) trasforma il protagonista in un artista.
Jacques (anche la location si sposta, a Parigi, lungo la Senna) è infatti un pittore sospeso completamente nel limbo della sua fantasia, i suoi quadri sono astratti e costruiti a partire da sue registrazioni dei suoi sogni, dei suoi pensieri, delle sue notti a caccia della bellezza, in giro per Parigi…
Interessante è il confronto con il testo da cui è tratto il film, ovvero le Notti Bianche di Dostoyevsky, e di conseguenza con l'altra versione cinematografica di Luchino Visconti. In sostanza mentre in questi due c'è molta attenzione alla componente romantica del sognatore, e alla solitudine amorosa, Bresson (che raramente parla d'amore!!) trasforma il protagonista in un artista.
Jacques (anche la location si sposta, a Parigi, lungo la Senna) è infatti un pittore sospeso completamente nel limbo della sua fantasia, i suoi quadri sono astratti e costruiti a partire da sue registrazioni dei suoi sogni, dei suoi pensieri, delle sue notti a caccia della bellezza, in giro per Parigi…
…Told
with conviction, it seems to have its pulse on the fragile nature of love and
the clichéd thoughts on romance both the naive artist and susceptible young
lady share together. Bresson is at his cynical best, dislodging such foolish
pipe dreams with a mixture of compassion, subtle humor and cold reality.
Jacques's loss doesn't seem tragic, more experiential, because he never
believed Marthe was anything but a lost dreamer like himself, who are both
alike because in their loneliness they fall hardest for those they never see
clearly enough to draw an accurate picture of them in their mind.
"Quattro Notti di un Sognatore" è uno dei miei
Bresson preferiti, per il semplice fatto che il protagonista - Jacques, un
giovane pittore - sono io, quello lì, molto simile anche fisicamente, incline a
gesticolare, a parlare poco, un ragazzo "innamoratosi un numero
imprecisato di volte ma di nessuno, di un ideale". "La mia storia? Ma
io non ho una storia, non vedo nessuno, non parlo con nessuno". Il film è
raccontato in quattro notti, dove l' ossessiva narrazione per monologo
interiore già usata dall' autore, qui può diventare una registrazione da
ascoltare, ancora più ossessivamente, anche in un tram affollato. Il
protagonista una sera salva la bella Marta da un tentativo di suicidio (film
successivo a "Una Femme Douce" tra l' altro) da un ponte di Parigi;
il "peccato" e la salvezza sono ridotti a simboli: un paio di scarpe
riposte simmetricamente sul cornicione del Pont-Neuf, e una mano che afferra il
braccio. Marta è una ragazza che ha perso la speranza di rivedere il suo amato,
e della quale Jacques si innamora subito, e realizza che forse, a qualcuno,
vale la pena raccontare se stessi; d' altro canto, pure Marta scopre di essersi
innamorata di Jacques. Dalla particolare teoria di un amico, pittore accademico
pure lui, che mostra un paio di foto con delle piccole macchie "più sono
piccole, più è grande il mondo che definiscono suggerendo, quello che conta non
sono le macchie, ma tutto ciò che non si vede" emerge forse il pensiero
dell' ultimo Bresson, di un mondo astratto, popolato da uomini piccoli in balìa
di un Male metafisico (in "Lancillotto e Ginevra" le armature
contengono il vuoto dell' anima, nell' "Argent" le persone e le cose
sembrano mosse per mezzo di fili). E' comunque un Bresson diverso, nessuna
tragedia, c' è spazio per qualche inserimento blues. Solo una storia come tante
altre, e quando lei, dopo quattro notti rivede il suo amato in mezzo alla
folla, lascia Jacques con un bacio sulla guancia e un vuoto dentro marcato
dalla solitudine.
…Jacques and Marthe walk as a couple when the boarder
shows up, and calls Marthe. Typically, the sacrifices Jacques has already made
would ensure Marthe's changed loyalties, but Bresson, in an ingenious attack
against romanticism and lovers' dreams, insists on the illogical. Marthe walks
towards the boarder and gives him a torrid kiss, returns to Jacques and pecks
him a number of times and in a twist of human unpredictability, returns to
boarder and walks away with him. Jacques is left a dreamer in search for that
perfect ideal that may never arrive.
…Perhaps the lightest and
most idiosyncratic film in Bresson's body of work, Four Nights of a Dreamer nevertheless broaches his recurring
themes on the division between the physical and the ephemeral. Within this
framework, the film serves as a deconstruction of the romantic myth in all its
manifestations and illusions. This idea of artificiality is first explored
during Marthe's recounted story of receiving tickets from her then presumptive
lover to attend the premiere of a trite potboiler entitled The Bonds of Love that ran the gamut of popular film
conventions from extended shoot-outs to the clutching of a beloved's photograph
- accompanied by swelling music - in the moments before death. But Jacques
coming to Marthe's aid at a bridge is also a familiar scenario - the proverbial
rescue of the damsel in distress - a romantic sentiment that is further reinforced
by his continued arrangements to meet her on the same bridge as their
relationship develops (the bridge itself suggesting a metaphoric point of
convergence between these two drifting souls). This sense of contrived romantic
destiny is also reflected in Jacques's recorded messages describing his
beloved's separation from him for six months that alludes to Persephone's
descent into Hades (further elevating the idea of love into the realm of
mythology), as well as the musical interludes that seem to coincidentally
insert themselves during key moments throughout their brief encounters. In this
respect, Bresson reflects on the role of the artist as a creator of images,
where the ideal lies in the pursuit of the elusive - in the empty spaces that
reveal the essential "gesture which lifts its presence from the
object" - the illusion of transcended love.
Film veramente particolare questo, d'altronde Bresson era un regista particolare e ogni sua opera non era mai scontata. A te ricorda "Le diable..." Probabilment, il film di Bresson che ho apprezzato di meno (al contrario di molti), dovrei giustamente rivederlo. A me invece ricorda il bellisssimo "En la ciudad de Sylvia" di Josè Luis Guerin, chiaramente ispirato all'opera del maestro francese, ne ho scritto qui: http://visionesospesa.blogspot.it/2014/05/en-la-ciudad-de-sylvia-dans-la-ville-de.html
RispondiEliminaSe non l'hai visto te lo consiglio, e grazie per la citazione carissimo :)
dev'essere proprio bello, hai messo addirittura 3 esse :)
Eliminaanche qui (http://filmref.com/notes/archives/2008/08/four_nights_of_a_dreamer_1971.html) fanno riferimento a quel film
mi sa che l'ho anche trovato...
film che ho da parte da un tempo spropositato, mi devo decidere a vederlo ^_^ prima o poi lo farò ;)
RispondiEliminaprima o poi si arriva :)
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