lunedì 15 giugno 2015

Vulcano (Ixcanul) - Jayro Bustamante

un film dell'altro mondo, per geografia, umanità e lingua.
film dove le donne hanno il legame con la madre terra, dove gli uomini fanno una pessima figura, maschilisti, sfruttatori e imbroglioni oltre ogni dire, dove la civiltà ti opprime, dove tutto si compra e si vende.
il film è quasi documentaristico, il Guatemala, e i Maya, e non solo, sono stati occupati e violentati dagli spagnoli e ora stanno nel cortile di casa dello stato todopoderoso (ancora), da cui arriva ogni bene e attrae come una calamita.
qui non siamo nel regno del realismo magico, solo in quello del realismo tragico.
al cinema solo in poche sale, cercatelo, soffrirete per (e forse con) Maria, che raccoglie il caffè che beviamo tutti i giorni - Ismaele






Ixcanul ha quindi la forza rituale del gesto rispetto all’astrazione del simbolo, quello di Bustamante è un cinema primordiale, che non ha paura di sporcarsi con il sangue e con la terra, vicino ai corpi e ai volti e totalmente immerso nel paesaggio, possiede la forza istintiva di una commuovente esperienza ancestrale.

Bustamante evita l’antropologia spicciola così come la via di fuga della denuncia urlata e del film a tesi, si concentra anzi sui suoi tre protagonisti e, in particolare, sul rapporto tra María e la madre, regalando momenti di tenerezza davvero inaspettati, soprattutto a fronte di una prima parte in cui la caratterizzazione degli interpreti faticava ad emergere…

Film da vedere assolutamente in lingua originale, pena la perdita completa dello spirito del popolo rappresentato, Vulcano (Ixcanul) si propone come un’esperienza visiva appagante, come testimonianza di una cultura da salvaguardare, e lo spettatore è convocato a ‘cambiarsi gli occhi’, ad assumere uno sguardo puro che sappia anch’esso custodire la semplicità di un mondo di cui non smetteremo mai di avere nostalgia.

Nessun commento:

Posta un commento