sabato 6 giugno 2015

4 - Ilya Khrzhanovskiy

all'inizio tutti fanno finta di essere quello che non sono, e il tempo passato nel bar (un non luogo, un intermezzo nella vita vera), nella seconda parte la realtà prende il sopravvento, la polizia è onnipotente, l'economia è basata sull'inganno, appare la morte.
il viaggio dall'asfalto al fango è un passaggio da un mondo moderno a un mondo arcaico, le vecchiette che costruiscono i pupazzi, silenziosa presenza, sembrano uscite da un film di Aristakisjan, sembra che la morta possa essere una mamma o una vecchietta, poi si capisce.
come accade nei film russi, gli astemi non esistono, e la vodka è la droga più potente.
un film come pochi, e già questo è un titolo di merito, quando i film non ti stupiscono più, e sai già quello che vedrai.
cercatelo, e buona visione - Ismaele








…Ma cosa racconta 4? Qual è il suo filo conduttore?
Beh, ad una fedele ricostruzione dei fatti posso dirvi che escluso un breve incipit di presentazione, la mezz’ora successiva è costituita da un dialogo a tre all’interno di un bar a sfondo nero nel quale due uomini e una donna di nome Marina discutono sui propri lavori. Salta fuori che Marina si occupa di pubblicità ed è lì lì per commercializzare un prodotto in grado di eliminare la stanchezza sul lavoro, mentre gli altri due sarebbero uno un funzionario del Presidente, e l’altro uno scienziato coinvolto in un segretissimo progetto di clonazione che non si pone l’obiettivo di duplicare, bensì di quadruplicare le persone.
In questo segmento la mdp è statica e tutto si gioca su una messa in serie che alterna i vari campi rendendo il bar simile a quel famoso quadro di Edward Hopper.
Abbandonato il locale la narrazione si concentra prevalentemente su Marina con qualche parentesi riservata agli altri due…

…There was much in this intense personal look at Russia that doesn't translate well to foreigners and its humor totally eluded me but, even if that's true, the film's bleakness, madness and failure to communicate its enigmatic story left me too chilled to care what I  might be missing. Though I must say this is a highly original work and if you can somehow get over the things that bothered me, you might get more out of the film than I apparently was able to on only one viewing. I certainly leave open the possibility that I missed things vital to the story, but I didn't miss as to whether I was entertained or not.

A young call girl returns to her remote home village to attend the funeral of one of her childhood friends – a friend who she had fallen out with several years earlier – and finds herself in the midst of a pork-, vodka-, death-, and boobs-filled orgy of grief and despair, in Khrzhanovsky’s beguilingly enigmatic allegorical tale. The film’s meandering pace, alluring photography, disquieting soundtrack, and wholehearted performances combine to great effect.

Khrjanovsky directs with amazing confidence, using long takes and impossibly sustained close-ups; sometimes we're looking only at nothing but an ear or a curl of hair for minutes at a time. 4 could be a gross-out phantasmagoria to test your cinematic stamina, or it could be a political commentary, though Khrjanovsky insists not.

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