ci sono film che assorbono la lezione del miglior cinema fatto in precedenza e che contengono quelli che verranno fatti nei successivi vent'anni.
Claudio Caligari con L'odore della notte riesce a fare questo miracolo, con una grande sceneggiatura, tirando fuori il meglio da attori che diventeranno famosi.
chi negli ultimi anni ha visto qualche film e qualche serie tv, di quelle che vanno tanto di moda, provi a guardare questo film, e vedrà che cosa abbiamo perduto con tutti i film non fatti di Claudio Caligari.
non privatevene - Ismaele
Claudio Caligari con L'odore della notte riesce a fare questo miracolo, con una grande sceneggiatura, tirando fuori il meglio da attori che diventeranno famosi.
chi negli ultimi anni ha visto qualche film e qualche serie tv, di quelle che vanno tanto di moda, provi a guardare questo film, e vedrà che cosa abbiamo perduto con tutti i film non fatti di Claudio Caligari.
non privatevene - Ismaele
…Sono gli anni di piombo, quelli in cui Caligari
ambienta il film (traendo spunto da un romanzo di Dido Sacchettoni, Le notti di arancia meccanica),
ma il vero nemico non è il brigatismo; è l’Italia del riflusso, in cui si
agitano gli spettri del golpe Borghese e si vagheggia il compromesso storico.
L’Italia che ha superato/sperperato l’illusorio boom e ricade nel vortice del
conflitto sociale.
Non sono molti i film che hanno avuto il coraggio di tracciare un percorso possibile sulla lotta di classe in Italia, e sono ancora meno quelli che hanno scelto di farlo ragionando allo stesso tempo sulla macchina/cinema. L’odore della notteè un oggetto a se stante, fuori dal tempo (e incompreso al momento della sua presentazione ufficiale), che mescola il noir d’oltreoceano con lo scandaglio umano delle periferie che tracima ancora umori pasoliniani e zavattiniani e dà del tu ad altri grandi reietti del cinema italiano (il Nico D’Alessandria de L’imperatore di Roma, l’Alberto Grifi di Michele alla ricerca della felicità); Caligari fonde questi due elementi con una semplicità che ha del miracoloso, sostituendo l’enfasi epica che gronderà umori post-polar nei “romanzi criminali” del terzo millennio con uno straniamento mai anti-popolare. Agit-prop borgataro, L’odore della notte è onesto e preciso come lo sguardo di un regista che ha osato ciò che non poteva essere accettato: nell’Italia del miracolo italiano, nell’Italia post-ideologica in cui la falce e martello andava riposta in un cantuccio, cancellata dai manifesti elettorali, nell’Italia che ritrova il suo posto centrale in Europa, Caligari riporta lo sguardo a un passato recente senza edulcorarlo, né elevarlo a monolite storico inattaccabile…
Non sono molti i film che hanno avuto il coraggio di tracciare un percorso possibile sulla lotta di classe in Italia, e sono ancora meno quelli che hanno scelto di farlo ragionando allo stesso tempo sulla macchina/cinema. L’odore della notteè un oggetto a se stante, fuori dal tempo (e incompreso al momento della sua presentazione ufficiale), che mescola il noir d’oltreoceano con lo scandaglio umano delle periferie che tracima ancora umori pasoliniani e zavattiniani e dà del tu ad altri grandi reietti del cinema italiano (il Nico D’Alessandria de L’imperatore di Roma, l’Alberto Grifi di Michele alla ricerca della felicità); Caligari fonde questi due elementi con una semplicità che ha del miracoloso, sostituendo l’enfasi epica che gronderà umori post-polar nei “romanzi criminali” del terzo millennio con uno straniamento mai anti-popolare. Agit-prop borgataro, L’odore della notte è onesto e preciso come lo sguardo di un regista che ha osato ciò che non poteva essere accettato: nell’Italia del miracolo italiano, nell’Italia post-ideologica in cui la falce e martello andava riposta in un cantuccio, cancellata dai manifesti elettorali, nell’Italia che ritrova il suo posto centrale in Europa, Caligari riporta lo sguardo a un passato recente senza edulcorarlo, né elevarlo a monolite storico inattaccabile…
…Caligari ci
ha lasciato con “Amore
tossico” e poi con “L’Odore della
notte” un cinema senza
fronzoli, raccontando sempre storie interessanti di casi umani, baraccopoli, e
di come si diventi attraverso questo tipo di vite ed esperienze. Nella sua
opera non è mai difficile trovare forti critiche per l’atteggiamento italiano
generale in quegli anni, per i partiti politici e la polizia inclusi. Non
dimentichiamo, che “L’Odore
della notte” è ambientato
durante gli Anni di Piombo, quando i “criminali normali” furono spesso
trascurati dalle forse dell’ordine rispetto all’azione terroristica e ai suoi
colpi. Tuttavia, non si può anche fare a meno di pensare che la città di Roma e il suo lato più oscuro giochi sempre
uno dei ruoli principali nel cinema di Caligari, e in fattispecie Ostia, così ben presente sia in “Amore tossico” che qui. Per salutare degnamente e
come gli sarebbe piaciuto Caligari e il suo cinema, non c’è forse
modo migliore di postare in fondo a questo scritto il notevole e al contempo
esilarante cameo di Little
Tony,costretto a cantare la sua hit “Cuore
Matto” sotto la minaccia
della 9 mm di Marco Giallini.
…"L'odore della notte" - tratto
dal libro-inchiesta di Dido Sacchettoni "Le notti di Arancia
Meccanica" - racconta le azioni di una banda dell'entroterra criminale
romano, guidata da un poliziotto di borgata in forze a Torino. Vite allo
sbaraglio segnate non solo da un disperato bisogno, ma dal desiderio di
guardare negli occhi e offendere con la rapina coloro che dalla vita hanno
avuto il benessere, l'agiatezza, la felicità. La banda di Remo (un colossale
Mastandrea) è composto da lupi che si battono la coda sulle costole magre,
branco di borgata senza strategia, che nel furto vede un riscatto sociale più
che una fonte di ricchezza. Eccellenza masnadiera, ma anche tragico limite di
un gruppo di criminali improvvisati in un'Italia che vedeva riempire le pagine
della cronaca nazionale da un selvaggio rigurgito di lotta armata.
Colmo di scene degne di culto, come quella che vede il compianto Litle Tony nei panni di se stesso, durante un drammatico colloquio con uno dei rapinatori che lo obbliga a cantare "Cuore matto" portando il tempo con la canna della pistola; oppure quella in cui Mastandrea, novello Travis di "Taxi Driver", abbatte il televisore fracassandolo al suolo.
Da riscoprire e riabilitare, senza indugio.
Colmo di scene degne di culto, come quella che vede il compianto Litle Tony nei panni di se stesso, durante un drammatico colloquio con uno dei rapinatori che lo obbliga a cantare "Cuore matto" portando il tempo con la canna della pistola; oppure quella in cui Mastandrea, novello Travis di "Taxi Driver", abbatte il televisore fracassandolo al suolo.
Da riscoprire e riabilitare, senza indugio.
…“L’odore della notte” (1998) è stato comunque riconosciuto
come un gradito ritorno ad un tipo di cinema, chiamiamolo di genere, che in
Italia ormai non si faceva più da tempo. Ecco, ci sono stati dei film a cui si
è ispirato?
Di cinema italiano c’è ben poco. C’è dentro soprattutto
Bresson. La casa di Remo Guerra (Valerio Mastrandrea) è costruita su quella di Pickpocket (1959)
e di Le samouraï (1967)
di Melville. Sono case che vedevo al cinema quando avevo vent’anni. Erano
costruite in teatri di posa, ma all’epoca non lo capivo. Mentre, ad esempio, la
casa che si vede in Taxi driver (1976)
di Scorsese è vera. Bene, ho fatto un mix di tutte queste case e perciò
automaticamente posso affermare che queste sono state le mie influenze. Per
quanto riguarda Remo Guerra devo dire che ha qualcosa soprattutto di personaggi
solitari come Alain Delon o Jean-Paul Belmondo.
In questo modo ci allontaniamo dal cinema dagli echi tarantiniani,
quelli a cui spesso viene accostato il film……
Il tipo di violenza che si vede nel cinema di Tarantino,
soprattutto nel film Le iene (1992),
non mi interessa perché è una violenza che fa ridere, ma che fa anche paura.
L’avevo pensata anch’io già negli anni Ottanta, ma non erano pronti i
produttori. Ecco, Tarantino è stato abile nei tempi, su molti a mio parere.
Quando proposi una sceneggiatura simile alle sue, molti non la capivano e io
l’ho abbandonata. I film polizieschi italiani degli anni Settanta, invece, non
li andavo a vedere perché la critica diceva che facevano schifo e anche a me
quei pochi che ho visto mi sembrano scalcinati. Tarantino in realtà ha fatto
tanti danni esaltando questi film. Preferisco, invece, il polar francese,
soprattutto i film di Melville, o il primo Sautet (Asfalto che scotta). Oppure il cinema americano,
Scorsese prima di tutti.
Nel volume “Storia del cinema”, Gianni Rondolino la colloca
all’interno di una schiera di registi da lui denominati
“post-televisivi”. Ora, cosa risponderebbe?
Non rispondo mai. Nel libro “Italia odia – Il cinema
poliziesco italiano” di Roberto Curti, però, c’è una lettura interessante suL’odore della notte. Intuisce che il film ha
disturbato nel dire chi ha i soldi e chi non li ha, perché questo discorso è un
tabù nel nostro Paese…
comincia così:
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