Vincent Lindon, come sempre, non passa inosservato, in una storia che più buia e nera è difficile pensarla.
un mondo che è un naufragio, da mille punti di vista, e niente potrà salvarlo.
il cinema di Claire Denis non arriva in sala, bisogna cercarlo.
è un film che merita - Ismaele
…Les Salauds è cinema che si anima nel buio e che alla fine, in questo suo obnubilamento e nella sua totalità d'insieme, possiamo tranquillamente riconoscere come percettivo. A conti fatti quindi, le varie vicende ed intrighi che ruotano attorno alla vita del protagonista, poco interessano e perdono di rilevanza di fronte a segmenti individuali certamente di maggior pregno, quali la silenziosa intimità dei corpi (e degli sguardi) degli amanti che si cercano nell'oscurità delle scale; l'incidente stradale causato dall'ottenebrante ricerca del piacere estremo. O anche, solamente quella cruda registrazione finale (aspramente criticata a Cannes), quella ricostruzione dei fatti: il sesso svelato nel freddo di un file digitale. Terribile nel suo palesarsi chiaramente senza alcun filtro ai nostri occhi, impotenti di fronte alla verità, ma anche innegabilmente attratti (inutile nascondersi dietro falsi moralismi) dal delinearsi sgranato di quelle immagini, destinate a corrodersi come la vita di chi vi è rimasto impresso.
un mondo che è un naufragio, da mille punti di vista, e niente potrà salvarlo.
il cinema di Claire Denis non arriva in sala, bisogna cercarlo.
è un film che merita - Ismaele
…Les Salauds è cinema che si anima nel buio e che alla fine, in questo suo obnubilamento e nella sua totalità d'insieme, possiamo tranquillamente riconoscere come percettivo. A conti fatti quindi, le varie vicende ed intrighi che ruotano attorno alla vita del protagonista, poco interessano e perdono di rilevanza di fronte a segmenti individuali certamente di maggior pregno, quali la silenziosa intimità dei corpi (e degli sguardi) degli amanti che si cercano nell'oscurità delle scale; l'incidente stradale causato dall'ottenebrante ricerca del piacere estremo. O anche, solamente quella cruda registrazione finale (aspramente criticata a Cannes), quella ricostruzione dei fatti: il sesso svelato nel freddo di un file digitale. Terribile nel suo palesarsi chiaramente senza alcun filtro ai nostri occhi, impotenti di fronte alla verità, ma anche innegabilmente attratti (inutile nascondersi dietro falsi moralismi) dal delinearsi sgranato di quelle immagini, destinate a corrodersi come la vita di chi vi è rimasto impresso.
…Potrebbe essere un serie B di Walsh o Tourneur se Claire Denis,
il cui stile non è mai stato così sobrio, non andasse a sondare i bassifondi
dell’anima umana con una violenza tanto più insostenibile in quanto non viene
portata direttamente sullo schermo ma trabocca dal film. Non si sa in quale
condizione di sfiducia, di febbre o di rabbia la Denis abbia trovato la forza
di immaginare, di raccontare e di mettere in scena una così tenebrosa faccenda.
Nessun dubbio che Bastards sia
un diamante nero nella sua filmografia, radioscopia intima e quadro senza
sconti di un mondo, il nostro, che va verso la sua rovina.
…La storia e’ talmente implausibile e cosi’
intimamente sadica nella sua messa in scena dei rapporti sociali e personali,
che finisce per avere l’effetto opposto a quello voluto forse dalla regista.
Il
racconto e’ di una grevita’ pornografica del tutto ingiustificata, la Denis
pare animata da un risentimento e da una rabbia degne di miglior causa. Il suo
film ha svolte narrative del tutto incongrue, propone flashforward incomprensibili
e si chiude con una delle scene piu’ crude e ributtanti che ci sia capitato di
vedere ad un festival.
Peccato
che si siano prestati a quest’opera ignobile, attori del talento di Chiara
Mastroianni, Vincent Lindon e Lola Creton, che la Denis fa vagare completamente
nuda ed insanguinata per tutto il film, senza neppure lasciarle una battuta di
dialogo.
…
In sala l’attenzione è rimasta ai vertici sino all’ultimo (stomachevole)
fotogramma, a cui sono seguiti applausi, tentativi di standing ovation e
vari segni di approvazione incondizionata, cosa che ha lasciato la sottoscritta
pensierosa. A voler essere obiettivi, il girato è provocatorio, purtroppo
talvolta oltre il necessario, e i personaggi sono efficacemente fastidiosi, ma
la recitazione, soprattutto della componente femminile del cast, non mi ha
positivamente impressionata. Quindi, la Denis è sicuramente riuscita a colpire
lo spettatore e a far parlare del suo film, onore al merito.
Il mio giudizio, però, rimane negativo, perché non
interpreto come poesia la povertà di dialoghi e perché sono contraria alla
sovrabbondanza di violenza per immagini, ciò significherebbe che l’unico modo
oramai rimasto per catturare l’attenzione del proprio interlocutore (e per
ottenere le luci della ribalta) sia un linguaggio provocatorio e violento.
Bocciato!
…Les salauds engancha,
convierte al espectador en cómplice y detectivesco testigo de los sucesos,
seduce y finalmente, sin salirse de los patrones habituales de su género
cinematográfico, convence y deja un buen sabor de boca. Todo ello gracias a una
historia sólida, arriesgada y amparada en la oscuridad psicológica y las
dualidades internas de sus personajes, abordando temáticas como las
infidelidades, los abusos de dinero y poder, las tensiones y depravaciones
sexuales más sórdidas o las incertidumbres emocionales. Y si a las soberbias
interpretaciones de todo el elenco de actores le sumamos el tratamiento
sumamente realista y los ingredientes del ingenio, la ironía y la resolución
gráfica de Claire Denis obtenemos esta oscura oda sobre las tonalidades de la
venganza y los secretos familiares, que levantan losas incómodas y realidades
desagradables acerca de sus seres, que desearemos compulsivamente conocer.
Altamente recomendable.
… Un film
noir, des séquences violentes sublimes, d’autres plus maladroites, une passion
amoureuse dépeinte avec la force du désir animal, un film incontrôlable dans sa
terrible vérité. Un Vincent Lindon marqué et dur, et avec lui, ces salauds.
C’est là finalement, dans l’excitation du glauque, que l’on découvre qu’il n’y
a aucune porte de sortie.
… Le film
reste passionnant dans sa forme, magnifiée par la photographie rugueuse d’Agnès
Godard, offrant quelques séquences troublantes (le rêve de la mort de
l’enfant). Peu de réalisateurs réussissent à filmer si bien
l’errance et la noirceur humaine. Cependant, le formalisme de Claire Denis a
tendance à masquer ici un propos peu maîtrisé. En proposant une narration
morcelée via l’utilisation d’ellipses, la cinéaste souligne l’égarement du
personnage de Marco, qui navigue à vue tout du long. Mais brouillant constamment les
pistes, c’est le spectateur qui s’égare. En effet, n’ayant que peu
d’informations, aucune psychologie, la confusion prend le dessus et rend le
film trop énigmatique. Cela pourrait être relié au cinéma de David Lynch, mais
ce dernier maîtrise son mystère alors que Claire Denis se laisse totalement
dépasser par son projet. On le ressent particulièrement lors de cette fin
maladroite et démonstrative, qui ne fait que surligner ce qui avait été suggéré
tout du long. En esquissant à peine les personnages, on finit forcément par les
juger moralement ainsi que leurs actes. Ce n’était pourtant pas le projet de
Claire Denis…
… Denis rellena veinte largos
minutos de escenas inconexas, en los que el espectador apenas consigue
dilucidar qué está pasando, ni enlazar hechos ni personajes. Cuando por
fin parece que empiezas a entender la trama, vuelve a ocurrir algo que te
despista, que no te cuadra en este puzle que la realizadora ha montado, y que te
deja con la sensación de estar perdiendo parte de la historia. Y así durante un
total de 100 minutos en los que los mayores esfuerzos se centran en seguir el
orden de un relato confuso y desordenado.
Los
huecos en la construcción de “Les Salauds” contrastan con la explicitud de
ciertas escenas. Si de lo que se trata es de retratar una sociedad podrida e
insana, en la que “los canallas” sí duermen en paz, Denis ofrece imágenes
sombrías, oscuras y dramáticas llenas de poética, pero crudas, brutales e innecesariamente
explícitas, sobre todo en el nauseabundo final, a modo de epílogo, que ya no
aporta demasiado a lo contado hasta el momento…
…in Bastards the pieces fit together in a precise
way we're simply not allowed to know until we've arrived through the movie's
own idiosyncratic channel, and at its own deliberate pace. That makes it one of
the most elegantly constructed of Denis's eleven features--a grim noir story broken into its component
parts, then reassembled into a haunted funhouse image of itself…
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