sabato 27 giugno 2015

Les salauds (I bastardi) – Claire Denis

Vincent Lindon, come sempre, non passa inosservato, in una storia che più buia e nera è difficile pensarla.
un mondo che è un naufragio, da mille punti di vista, e niente potrà salvarlo.
il cinema di Claire Denis non arriva in sala, bisogna cercarlo.
è un film che merita - Ismaele






Les Salauds è cinema che si anima nel buio e che alla fine, in questo suo obnubilamento e nella sua totalità d'insieme, possiamo tranquillamente riconoscere come percettivo. A conti fatti quindi, le varie vicende ed intrighi che ruotano attorno alla vita del protagonista, poco interessano e perdono di rilevanza di fronte a segmenti individuali certamente di maggior pregno, quali la silenziosa intimità dei corpi (e degli sguardi) degli amanti che si cercano nell'oscurità delle scale; l'incidente stradale causato dall'ottenebrante ricerca del piacere estremo. O anche, solamente quella cruda registrazione finale (aspramente criticata a Cannes), quella ricostruzione dei fatti: il sesso svelato nel freddo di un file digitale. Terribile nel suo palesarsi chiaramente senza alcun filtro ai nostri occhi, impotenti di fronte alla verità, ma anche innegabilmente attratti (inutile nascondersi dietro falsi moralismi) dal delinearsi sgranato di quelle immagini, destinate a corrodersi come la vita di chi vi è rimasto impresso.

Potrebbe essere un serie B di Walsh o Tourneur se Claire Denis, il cui stile non è mai stato così sobrio, non andasse a sondare i bassifondi dell’anima umana con una violenza tanto più insostenibile in quanto non viene portata direttamente sullo schermo ma trabocca dal film. Non si sa in quale condizione di sfiducia, di febbre o di rabbia la Denis abbia trovato la forza di immaginare, di raccontare e di mettere in scena una così tenebrosa faccenda. Nessun dubbio che Bastards sia un diamante nero nella sua filmografia, radioscopia intima e quadro senza sconti di un mondo, il nostro, che va verso la sua rovina.

La storia e’ talmente implausibile e cosi’ intimamente sadica nella sua messa in scena dei rapporti sociali e personali, che finisce per avere l’effetto opposto a quello voluto forse dalla regista.
Il racconto e’ di una grevita’ pornografica del tutto ingiustificata, la Denis pare animata da un risentimento e da una rabbia degne di miglior causa. Il suo film ha svolte narrative del tutto incongrue, propone flashforward incomprensibili e si chiude con una delle scene piu’ crude e ributtanti che ci sia capitato di vedere ad un festival.
Peccato che si siano prestati a quest’opera ignobile, attori del talento di Chiara Mastroianni, Vincent Lindon e Lola Creton, che la Denis fa vagare completamente nuda ed insanguinata per tutto il film, senza neppure lasciarle una battuta di dialogo.

… In sala l’attenzione è rimasta ai vertici sino all’ultimo (stomachevole) fotogramma, a cui sono seguiti applausi, tentativi di standing ovation e vari segni di approvazione incondizionata, cosa che ha lasciato la sottoscritta pensierosa. A voler essere obiettivi, il girato è provocatorio, purtroppo talvolta oltre il necessario, e i personaggi sono efficacemente fastidiosi, ma la recitazione, soprattutto della componente femminile del cast, non mi ha positivamente impressionata. Quindi, la Denis è sicuramente riuscita a colpire lo spettatore e a far parlare del suo film, onore al merito.
Il mio giudizio, però, rimane negativo, perché non interpreto come poesia la povertà di dialoghi e perché sono contraria alla sovrabbondanza di violenza per immagini, ciò significherebbe che l’unico modo oramai rimasto per catturare l’attenzione del proprio interlocutore (e per ottenere le luci della ribalta) sia un linguaggio provocatorio e violento. Bocciato!

Les salauds engancha, convierte al espectador en cómplice y detectivesco testigo de los sucesos, seduce y finalmente, sin salirse de los patrones habituales de su género cinematográfico, convence y deja un buen sabor de boca. Todo ello gracias a una historia sólida, arriesgada y amparada en la oscuridad psicológica y las dualidades internas de sus personajes, abordando temáticas como las infidelidades, los abusos de dinero y poder, las tensiones y depravaciones sexuales más sórdidas o las incertidumbres emocionales. Y si a las soberbias interpretaciones de todo el elenco de actores le sumamos el tratamiento sumamente realista y los ingredientes del ingenio, la ironía y la resolución gráfica de Claire Denis obtenemos esta oscura oda sobre las tonalidades de la venganza y los secretos familiares, que levantan losas incómodas y realidades desagradables acerca de sus seres, que desearemos compulsivamente conocer. Altamente recomendable.

Un film noir, des séquences violentes sublimes, d’autres plus maladroites, une passion amoureuse dépeinte avec la force du désir animal, un film incontrôlable dans sa terrible vérité. Un Vincent Lindon marqué et dur, et avec lui, ces salauds. C’est là finalement, dans l’excitation du glauque, que l’on découvre qu’il n’y a aucune porte de sortie.

Le film reste passionnant dans sa forme, magnifiée par la photographie rugueuse d’Agnès Godard, offrant quelques séquences troublantes (le rêve de la mort de l’enfant). Peu de réalisateurs réussissent à filmer si bien l’errance et la noirceur humaine. Cependant, le formalisme de Claire Denis a tendance à masquer ici un propos peu maîtrisé. En proposant une narration morcelée via l’utilisation d’ellipses, la cinéaste souligne l’égarement du personnage de Marco, qui navigue à vue tout du long. Mais brouillant constamment les pistes, c’est le spectateur qui s’égare. En effet, n’ayant que peu d’informations, aucune psychologie, la confusion prend le dessus et rend le film trop énigmatique. Cela pourrait être relié au cinéma de David Lynch, mais ce dernier maîtrise son mystère alors que Claire Denis se laisse totalement dépasser par son projet. On le ressent particulièrement lors de cette fin maladroite et démonstrative, qui ne fait que surligner ce qui avait été suggéré tout du long. En esquissant à peine les personnages, on finit forcément par les juger moralement ainsi que leurs actes. Ce n’était pourtant pas le projet de Claire Denis…

… Denis rellena veinte largos minutos de escenas  inconexas, en los que el espectador apenas consigue dilucidar qué está pasando, ni enlazar hechos ni personajes. Cuando por fin parece que empiezas a entender la trama, vuelve a ocurrir algo que te despista, que no te cuadra en este puzle que la realizadora ha montado, y que te deja con la sensación de estar perdiendo parte de la historia. Y así durante un total de 100 minutos en los que los mayores esfuerzos se centran en seguir el orden de un relato confuso y desordenado.
Los huecos en la construcción de “Les Salauds” contrastan con la explicitud de ciertas escenas. Si de lo que se trata es de retratar una sociedad podrida e insana, en la que “los canallas” sí duermen en paz, Denis ofrece imágenes sombrías, oscuras y dramáticas llenas de poética, pero crudas, brutales e innecesariamente explícitas, sobre todo en el nauseabundo final, a modo de epílogo, que ya no aporta demasiado a lo contado hasta el momento…

in Bastards the pieces fit together in a precise way we're simply not allowed to know until we've arrived through the movie's own idiosyncratic channel, and at its own deliberate pace. That makes it one of the most elegantly constructed of Denis's eleven features--a grim noir story broken into its component parts, then reassembled into a haunted funhouse image of itself…

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