giovedì 11 dicembre 2014

Eden Lake - James Watkins

inizia come una semplice banale storia d'amore, Lui è innamorato di Lei, le ha comprato anche un anello per dichiarare e sancire il loro amore, vanno a fare un weekend in un posticino dal nome paradisiaco..
ma ci sono Loro, ragazzini fra "Arancia meccanica", "Funny games" e "Il signore delle mosche", figli di un ambiente che li produce.
si inizia per gioco, come sempre, e poi non c'è la parola fine, fermarsi è da vigliacchi, tornare indietro è da femminucce, e le cronache sono sempre più ricche di storie 'sbagliate'.
tutto prevedibile, forse, ma la discesa nell'abisso del male, il male quotidiano, la banalità del male, come se tutto fosse normale, e logica conseguenza di un'azione precedente, non ti lasciano scampo, vedi e soffri fino all'ultima immagine - Ismaele








Eden Lake fa paura non tanto per l'esibizione di particolari raccapriccianti (che vengono quasi sempre lasciati fuori campo) o per l'escalation di violenza. Fa paura perchè l'orrore è nascosto dentro il nostro tessuto sociale e deflagra in modo improvviso e inarrestabile.Quei bulletti di periferia sono il megafono che ci ricorda un problema di delinquenza minorile che non è il caso di sottovalutare.
Ma è l'ambiente da cui provengono la ragione di tutto il disagio che sfocia nella violenza.
Watkins orchestra alla grande il suo balletto di sangue non facendo sconti a nessuno, fin dall'inizio cosparge il film di segni premonitori che hanno il compito di alzare continuamente l'asticella della tensione...

E' tale il senso di realismo, l'atmosfera da incubo che la pellicola riesce a creare che raramente, forse mai, avevo provato una simile empatia per la protagonista. Una vera e propria apnea, talmente opprimente che, anche se può sembrare un paradosso, alla fine mi sono ritrovato a tifare per una tragica soluzione della vicenda. Ma l'atmosfera è solo uno dei tanti meriti di questa straordinaria pellicola…

Il problema è che questo è un film sociale, che ci mostra quanto l’ambiente e la famiglia possano essere un terreno fertile per rendere un elemento pericoloso ancora più pericoloso. Eden Lake vuole essere una critica sociale, umana e, allo stesso tempo, un horror stroncarespiro. E, allo stesso tempo, ci riesce e fallisce. Il problema, appunto, è questo: alla fine del film abbiamo questa insoddisfazione, perché abbiamo bisogno che, anche se finisce tutto malissimo, almeno uno dei cattivi venga punito, almeno un pochino, perché un film come questo, con questo tipo di struttura e con quel tipo di presupposti da horror per cui si finisce per combattere e ci sono le botte, ci aspettiamo una sorta di ricompensa che prende la forma della violenta rivalsa. Invece no, qui finiscono male solo i buoni – anche tra i cattivi. E questo fa male. Lo rende non più un horror, ma un film triste. E allora o lo vediamo come un film impegnato e lo buttiamo giù così ed è un boccone estremamente amaro e credibile, oppure cerchiamo i buchi di sceneggiatura e ci gingilliamo con le imperfezioni, perché, a conti fatti, questo film fa troppo male al cuore.

Uno dei punti di forza di Eden Lake è che la violenza è soprattutto psicologica, che la telecamera non indugia su sangue e carne (che sono in abbondanza), lasciando lo spettatore con un senso d'impotenza che lo accompagnerà in un'escalation di barbarie fino al terribile finale. Terribile soprattutto perché lascia (quasi) tutto all'immaginazione e perché spiega l'essenza stessa dell'opera, caricandola di una forte valenza sociale: i figli raccolgono sempre l'eredità paterna (e materna), qualunque essa sia. Così la terribile scena finale diventa un "non finale", incarnando il circolo vizioso rappresentato da Watkins…

la cinta es de las que se quedan grabadas en la memoria durante mucho tiempo, especialmente gracias a un desenlace tan contundente como valiente y arriesgado, capaz de sentirse como un puñetazo en el estómago del espectador.

Teniendo en cuenta que la historia no da mucho de sí, el gran error del cineasta de cara a provocar una respuesta favorable del público es tomarse demasiado en serio lo que presenta, máxime cuando el nivel interpretativo de la pareja protagonista se ve superado por el del comando agresor, resultando un desequilibrio que impide empatizar con ellos de ninguna manera, especialmente con el novio bobalicón interpretado por un flojo Fassbender. Una banda sonora absurdamente grandilocuente, un dramatismo excesivo y una puesta en escena tosca, burda y ridícula en ocasiones, incapaz de encontrar apoyos sólidos en un libreto lleno de incoherencias y fallos de raccord, echan por tierra un metraje afortunadamente ajustado, que encuentra en los momentos más violentos y grotescos el impulso necesario para no caer en el olvido más absoluto. Previsible, tramposa y definitivamente fácil, la cinta puede y debe ser valorada en su justa medida, a pesar de estar lastrada de manera inevitable por su talante involuntariamente cómico, como un pequeño banco de pruebas para un cineasta que puede tener mucho que ofrecer en el campo del gothic y el survival horror más radical que llega con cuentagotas desde las islas británicas.

Nonostante una trama assolutamente convenzionale ed una partenza che non promette nulla che non sia l'ennesimo survival horror girato in un bosco, Eden Lake decolla già dall'arrivo della coppia nel paese più vicino al lago che da il titolo alla pellicola, momento in cui i due protagonisti scoprono di essere finiti in una realtà da fare invidia all'indimenticabile lavoro di John Boorman Un tranquillo weekend di paura, come intrappolati in una provincia profonda e selvaggia - nell'animo, più che nel corpo - e pronta a fare a pezzi chi invade gli spazi con il piglio apparentemente arrogante del cittadino…

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