giovedì 25 dicembre 2014

Oro rosso - Jafar Panahi

per "Umberto D." Vittorio De Sica ha 'subito' la frase di Andreotti: "I panni sporchi si lavano in famiglia", per osare lavare i panni sporchi al cinema per Jafar Panahi c'è la galera.
il film è stato naturalmente censurato in Iran, e già solo questo è un motivo sufficiente e necessario per vedere il film.
i guardiani della rivoluzione islamica che si occupano di morale sono dipinti come stupidi e prepotenti (ecco la galera).
Hossein è il protagonista, un povero disgraziato come tanti, lui anche di più, che, come Michael Douglas in "Un giorno di ordinaria follia", un giorno non ce la fa più.
a me è piaciuto molto, ma chi ama solo i film "e vissero tutti felici e contenti" lasci perdere - Ismaele










…L'intento del regista è quello di raccontare gli avvenimenti senza preconcetti, e nel fare questo utilizza attori non professionisti. Il risultato però non è molto entusiasmante: i lunghi silenzi, le ambientazioni squallide e soprattutto la voglia di Panahi di analizzare fino in fondo, troppo a fondo, le motivazioni dei personaggi snervano lo spettatore. Non si capisce bene perché bisogna sorbirsi Hossein che, con fatica arranca per quattro piani di scale (si vedono tutti i pianerottoli e tutti gli scalini) o che aspetta in ascensore di arrivare al dodicesimo piano di un palazzo per consegnare una pizza (si vede quest'omone grosso e triste che con la fronte appoggiata alla parete dell'ascensore aspetta, per interminabili minuti, di arrivare al piano selezionato). Dai dialoghi si capiscono molte usanze iraniane, molti pregiudizi che a volte accompagnano le donne o i più miseri, ma il tutto ci viene presentato in modo così patetico da risultare fastidioso.
Consigliato solo ai più convinti amanti del genere.

The lead actor, who plays a pizza delivery man, is actually a pizza delivery man in real life. He is also a paranoid schizophrenic, which may explain some of the character's traits and behavior.

…What seems impulsive and reckless at the beginning of the film takes on a certain logic after we have spent some time in Hussein's company. In his case, still waters run deep and cold. He has been still and implacable for the entire film, but now we understand he was not frozen, but waiting.
Note: In real life, Hussein Emadeddin, a non-actor, is a paranoid schizophrenic. Having learned this information, I felt obliged to share it with you, but the film does not refer to the disease; perhaps Jafar Panahi found that Emadeddin's demeanor, whatever its source, provided the kind of detachment he needed for his character. Hussein (the character) is doubly effective because he does not seem to be an active participant in the story, but an observer carried along by the currents of chance.

…Panahi and Kiarostami have strong observational skills, and each of the episodes displays at least one or two wonderful little insights about human behavior.  Hussein’s silent sulking after being snubbed by a jeweler.  The old crime veteran trying to impress with his wisdom.  The man who tries to be casual and flippant about his opulent wealth.  Some moments are even quite comic.  A couple is arrested leaving a party… the man protests that they’re married and the cop says, “Yeah right, like married people would go out.”
But this isn’t among the best for either filmmaker.  For one thing, the events we see are ostensibly to provide some psychological rationale for Hussein’s acts in the beginning, but it doesn’t really accomplish that.  It goes part of the way there, but there’s too much of a leap.  Also, the theme of class difference is hammered home a bit too heavily, certainly in comparison to the more subtle social commentary we’ve seen from both Panahi and Kiarostami.  We know these guys are capable of finer nuance.
Nonetheless, although it doesn’t work in the grand sense, it works in smaller ways.  It’s worth seeing as an easy film to watch with some very good moments and the unusual presence of Emadeddin.
da qui

2 commenti:

  1. E' piaciuto molto anche a me, la sequenza della festa sembra anticipare quella di No one knows about persian cats di Ghobadi. Mi piacerebbe tanto vedere Offside e This is not a film ma non riesco ancora a reperirli.

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  2. "Offside!" è davvero bello , anche i poliziotti sono dei poveri cristi, è il sistema politico-religioso-repressivo che fa schifo.

    adesso riguardo "Il cerchio"

    Jafar Panahi è davvero coraggioso:
    http://www.ilpost.it/2010/12/21/jafar-panahi-condannato-a-sei-ani-di-carcere/

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