sabato 13 dicembre 2014

Storie pazzesche (Relatos Salvajes) - Damián Szifron

figlio dei film a episodi italiani anni '70, con esseri umani cinici sporchi e cattivi, aggiornato in salsa argentina.
film di vendette e ribellioni, che parte benissimo, l'ultimo episodio, il più lungo, è quello condanna il film a essere un semplice bel film, il regista è bravo, ha mestiere, e però è un po' troppo autocompiaciuto.
i primi tre episodi  sono per me i più riusciti e da soli valgono il prezzo del biglietto, sono anche i più cinici e cattivi, fino alle estreme conseguenze, non male anche gli episodi centrali, la delusione è per me l'ultimo episodio, sembra un film troppo corto, o un cortometraggio troppo lungo, e convenzionale, con colpi di scena troppo telefonati o troppo folli, chissà.
il film è candidato dall'Argentina all'Oscar 2015 per il miglior film straniero. - Ismaele






En cierto sentido, se trata de una película de autoayuda: como el masivo género literario, ofrece al ‘receptor’ aquello que este quiere ver y oír, soluciones obvias. La sinceridad del director cuando declara que concibió el film con el espectador siempre en la cabeza se hace evidente en el planteo de cada situación, en cada diálogo que confirma la realidad —identificación asentida del público— y, al mismo tiempo, introduce el descargo que pretende desnudar lo que ya ha sido dejado en evidencia —la maldad, el peligro constante que representa el Otro, en la pareja, en la calle, en la política de Estado; el espectador vitorea, cuchichea, aplaude, suspira—, justificando, en el proceso, la reacción vengativa. Kafka decía que, ante todo, escribía para él. Es la sinceridad primordial del autor, que involucra la asunción pública de su vulnerabilidad como ser mortal. ¿Será posible concebir una gran obra artística pensando en el espectador potencial, deseado? ¿O sólo será posible, mediante tal procedimiento, llegar a una gran obra de mercadotecnia, de publicidad/propaganda?...

Un film-teorema, in cui i singoli episodi, da quelli iniziali più brevi e con la struttura veloce dello sketch-barzelletta (come succedeva pure nel capolavoro I mostri) a quelli più complessi e stratificati, fungono da dimostrazione. Film per niente anarchico come la sua violenza e carica distruttiva lascerebbe intendere, ma costruito con un visione ingegneristica, ed è questa sua struttura assai chiusa il suo vero e unico limite. Perché, per il resto, le storie sono benissimo scritte e molto, molto divertenti, la regia ha una sua autonomia, non è solo pedissequa illustrazione del racconto, ma si incarica di creare visioni, immagini, incubi che potenzino la già forte carica del testo e della drammaturgia. Con pure un uso elegante della macchina da presa attraverso carrellate assai autoriali…

En los últimos años no habíamos sido testigos de una comedia tan ácida y contundente, que en palabras de su creador fuese capaz de retratar «la difusa frontera que separa a la civilización de la barbarie, del vértigo de perder los estribos y del innegable placer de perder el control». Aplaudida en Cannes y laureada con los Premios del Público en Donosti y Sarajevo, este largometraje ha ostentado también los méritos de convertirse en la película de habla hispana más taquillera de la historia argentina y de ser elegida para representar al país latinoamericano en los Óscar como Mejor Película de Habla No Inglesa. Definitivamente, esta obra puede convertirse en un pecado liberador para todas aquellas personas normales que también hemos querido tirar a un memo por un barranco, incendiar la estructura burocrática o hacer que un amante odioso se atiborre a cristales. Relatos salvajes es el mejor título que esta media docena de genialidades podía haber tenido. Difícil olvidar una antología tan inteligente, cáustica y deliberadamente oscura. 

La struttura del film prevede una durata via via sempre più estesa, e questo - ahinoi - significa che la sequenza che lo chiude - davvero malamente -, è anche la più lunga. Una festa di matrimonio viene rovinata dalla scoperta del tradimento dello sposo, e la consorte si rivale in vari modi, anche applicando la legge del taglione. Se qui il soggetto sconta un evidente deficit di intelligenza, l'autore non ha neanche il coraggio di condurre la propria presunta cattiveria alle estreme conseguenze, e ci appiccica un improbabile lieto fine…

Pessimismo cosmico dal sorriso spianato, l’ironia lancinante, lo humour nero come l’inchiostro di una sentenza a vita, eppure, non tutto torna: nonostante il fil rouge tematico, questi episodi stanno insieme con lo sputo, quello corrosivo di Szifron, si fanno penetrare dalla noia, perché l’unione non fa la forza: il collage vale meno di qualche sua tessera, se non di tutte (la più debole è quella con Darin).
da qui

4 commenti:

  1. L'ho trovato molto compiaciuto anch'io, specie nell'ultimo episodio che riflette in pieno le aspettative di un certo pubblico. Globalmente ben girato ma molto meno graffiante rispetto alle pretese. Va dato atto che è stata una furba operazione commerciale quella di mettere in risalto il nome più celebre di Almodovar (che è solo uno dei diversi produttori), perché molti si aspettavano un film nel suo stile, cadendoci in pieno. Ricardo Darin è un attore che mi piace moltissimo e forse è per questo che trovo l'episodio dell'ingegnere il più riuscito.

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    1. mi viene da pensare all'altro film argentini candidato all'Oscar qualche anno fa, "Il segreto dei suoi occhi", entrambi i registi con molta televisione nel curriculum, il film di Campanella vince 10 a 1, senza dubbio per me.

      l'ultimo episodio del film di Szifron sembra sia girato per Hollywood, colpi di scena, trasgressivo, matrimonio ebraico, grande tecnica, non può non piacere ai giurati degli Oscar (forse).

      Ricardo Darin è sempre uguale (come le canzoni di Guccini, sembrano tutte variazioni di un'unica canzone), e però va benissimo.

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  2. a proposito di cinema sudamericano, ho visto di recente il cileno gloria e mi è piaciuto. un saluto

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    1. fanno belle cose dall'altra parte del mondo, e riescono anche ad arrivare in sala, e ,quasi sempre, si tratta di cinema che vale molto

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