Martin e Mariana sono due che capisci, con le loro fissazioni e le difficoltà della vita, sembrano amici che hai conosciuto o conosci, e ai quali non puoi non volere bene.
sono piccole formichine di un mondo che non li vuole più (che non "ci" vuole più, cantava Lucio Battisti), di quelli che se muoiono in casa è solo per la puzza che qualcuno li scopre.
solo loro sapevano di esistere e dopo nessuno lo saprà più.
a Buenos Aires come in troppi altri posti.
il film arriva al cinema solo dopo tre anni e solo in dieci sale in Italia, e però se uno lo trova non sarà deluso, c'è da ridere e da pensare, all'architettura e alle relazioni umane - Ismaele
Eccolo, il potenziale cult dell'anno. Se solo
non fosse arrivato con tre stagioni di ritardo, se solo la distribuzione ci
avesse creduto di più...quel suo affrontare la questione giovanile con piglio
frizzante e stile libero (visto che c'entra anche il nuoto) da cinema
indipendente Usa (o, perché no?, francese) fa di "Medianeras", opera
prima di Gustavo Taretto (che nel frattempo ha sfornato la seconda) un
possibile successo di portata generazionale.
Una vicenda, anzi due vicende più o meno universali, che il regista vuole da subito contestualizzare nello spazio. Siamo a Buenos Aires, una città triste, che volta le spalle al proprio fiume. Le ipertrofie urbanistiche, mastodontiche ma variegate, belle e orrende, presentateci in sequenza in apertura dalla voice over, rispecchiano il disordine dell'animo degli abitanti.
Tra le milioni di persone che popolano la metropoli, ci si concentra su Martin e Mariana, due animi solitari che il destino vuole unire, se è vero che si incrociano e sfiorano di continuo senza mai accorgersi l'uno dell'altra. Il congiungimento arriverà, ma sarà più ritardato del previsto…
Una vicenda, anzi due vicende più o meno universali, che il regista vuole da subito contestualizzare nello spazio. Siamo a Buenos Aires, una città triste, che volta le spalle al proprio fiume. Le ipertrofie urbanistiche, mastodontiche ma variegate, belle e orrende, presentateci in sequenza in apertura dalla voice over, rispecchiano il disordine dell'animo degli abitanti.
Tra le milioni di persone che popolano la metropoli, ci si concentra su Martin e Mariana, due animi solitari che il destino vuole unire, se è vero che si incrociano e sfiorano di continuo senza mai accorgersi l'uno dell'altra. Il congiungimento arriverà, ma sarà più ritardato del previsto…
Congelata da qualche stagione nel listino della Bolero Film e in
attesa di una collocazione, ci si chiedeva quando avremmo avuto la possibilità
di vedere nelle sale nostrane Medianeras – Innamorarsi a
Buenos Aires, l’opera prima di Gustavo Taretto, della quale si
era sentito parlare un gran bene già tre anni fa in occasione della
presentazione alla 61esima edizione della Berlinale. Adesso che quel momento è
arrivato, non possiamo che confermare quanto di positivo ci era giunto alle
orecchie, sottoscrivendo la bontà e la qualità espresse dalla pellicola scritta
e diretta dal regista argentino. Del resto, meglio tardi che mai.
Trattasi di una Rom-Com delicata e piacevole che si focalizza
su un tema centrale, ossia l’opposizione tra vita reale e virtuale, svolto con
precisione di particolari e sapiente leggerezza nel rimando, nell’attesa e
persino nella ripetizione, per poi allargarsi a macchia d’olio a sottotracce
che arricchiscono la drammaturgia ed estendono l’orizzonte del racconto: la
riflessione sulla città in cui viviamo, la solitudine urbana,
l’incomunicabilità, le nevrosi collettive, l’isolamento, la ricerca dell’amore
attraverso gli incontri e i fallimenti. Il tutto rappresenta il terreno fertile
nel e sul quale coltivare le pagine di una sceneggiatura che fa
dell’originalità, del preciso incastro dei tasselli temporali e della
scorrevolezza della scrittura, tanto nella costruzione della narrazione quanto
nel disegno dei personaggi e dei dialoghi, le componenti di un efficiente
motore portante…
… L'auteur, lui, mêle habilement cynisme et
poésie, pour nous amener vers la rencontre tant attendue. Il utilise de belles
paraboles pour mieux servir son propos et pour vanter les mérites du contact
humain. Son héros masculin compare les rencontres par internet avec des pubs Mc
Do : on est souvent déçu entre la photo et le produit qu'on a dans les
mains dans la réalité. Elle le cherche dans une foule bigarrée, habillé comme
le héros de ces livres où l'on doit chercher un personnage dans des foules. La solitude est là, mais teintée d'espoir. L'espoir d'une
rencontre. Le titre même du film fait allusion à ces barrières que crée la
ville moderne et la société capitaliste, toute tournée vers productivité et
consommation. Les
« medianeras » sont ces façades nues, sans ouvertures, qu'offrent
certains immeubles, en attendant qu'une autre construction ne vienne s'y
accoler.
Une œuvre optimiste comme « Medianeras » ne se rencontre pas souvent, on aurait donc tort de s'en priver, histoire de retrouver du baume au cœur, à l'image de la chanson qui revient régulièrement dans le film: "Ain't not mountain high enough".
Une œuvre optimiste comme « Medianeras » ne se rencontre pas souvent, on aurait donc tort de s'en priver, histoire de retrouver du baume au cœur, à l'image de la chanson qui revient régulièrement dans le film: "Ain't not mountain high enough".
… Tras una presentación de
monólogos que me deja abrumado y pensando que voy a ver otra película más de
bonaerenses que se psicoanalizan, con incontinencia crítica y verborrea que se
mezcla con falta de autoestima, bien individual, colectiva, incluso nacional
(un tipo de películas de las que estoy saturado), Gustavo Taretto modula el
acelerado ritmo inicial como forma de evitar la explicación de porqué su pareja
protagonista es como es. Tanto Mariana como Martín exteriorizan sus
pensamientos como forma de ocultar carencias afectivas. Entonces me doy cuenta
de queMedianeras necesita de ese discurso oral, del recurso de la voz en off de
cada uno de los protagonistas para mostrarnos la jaula en la que están metidos.
Internet, en este caso, funciona como nexo de comunicación no oral con el
exterior….
… Los dos personajes son complejos
y entretenidos, sobre todo en el caso de Martín (al fin y al cabo, el director
y guionista es un hombre), y del mismo modo, la hora y media de la película
transcurre sin provocar aburrimiento, debido al ingenioso modo con que se
presentan sus numerosas aventuras; y es que los dos se pasan la cinta tratando
de resolver sus existencias del mejor modo posible, sin mucha suerte, pero con
poco drama.
Además de
entretener, “Medianeras” provoca muchas risas sinceras (lo que es un mérito
enorme), y cuenta con una planificación visual digna de verse. Pero delata
demasiado su origen de corto, porque termina siendo una serie de anécdotas
vivenciales que, en términos generales, hacen poco o nada por avanzar la
historia, y que en determinado momento no sirven tampoco para brindarle al
espectador detalles novedosos sobre sus personajes.
El uso de los
espacios es siempre interesante, empezando por los exteriores de los edificios
ya mentados y siguiendo con una fabulosa escena en la que Mariana obliga a uno
de sus pretendientes a subir una escalera de veinte pisos, debido a su aparente
rechazo a los ascensores; pero uno se encuentra siempre anhelando que pase algo
realmente significativo, a pesar de que la compañía de estos personajes (muy
bien interpretados por el argentino Drolas y la española López de Ayala) no
resulta nunca desagradable, porque Taretto muestra un indudable amor por sus
creaciones. Ojalá hubiera puesto el mismo énfasis en el desarrollo de una trama
más consecuente.
da
qui
post molto interessante. invita alla visione
RispondiEliminaquando uno va a vedere un film che prima non conosceva o non pensava di andare a vedere, allora sì che quella segnalazione e/o recensione ha fatto un bel lavoro :)
EliminaPreso nota, caro Sig. Giulio...
RispondiEliminaStefania
e poi mi dirai...
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