Gianni Di Gregorio è simpatico, tenero, ma ripetitivo, una sceneggiatura esile, fatta di una serie di sketch, non sempre riusciti.
dispiace dirlo, ma credo che questo sia un film dimenticabile.
vedete voi - Ismaele
…Se
il già menzionato Pranzo di Ferragosto poteva aver rappresentato all’epoca
una salutare boccata d’aria fresca, il resto della filmografia di Di Gregorio
corre il rischio di sembrare un’eterna coazione a ripetere, sia pure con toni
in apparenza differenti tra loro. E non basta far finta di essere diventati
birbantelli – magari anche orientando la macchina da presa sul generoso
décolleté di Valentina Ludovini – per poter fregiarsi del prestigioso ma
tuttora vacante titolo di nuovo autore nello scombiccherato panorama del cinema
leggero nostrano. Se non ci prova nemmeno un regista ormai sessantacinquenne –
che dovrebbe quindi aver acquisito una qualche libertà creativa – alla sua
opera terza ad uscire dal gregge da chi altri dovremmo aspettarcelo?
Scorre così tranquillo da essere trasparente e subito
dimenticabile. Se mi vedi ti cancello. Con quella dose di buonumore posticcio,
attraverso lo schema di un cinema che non cambia di una virgola. Non è tanto
quello che si racconta, ma è quella ruffiana pigrizia che rende Buoni a nulla
proprio l'esempio di un film asfittico. Ma che invece viene frainteso spesso
come intelligente, garbato e che magari "offre uno sguardo lieve ma non
banale sul prepensionamento". Certo, come no. Dove per magia i dentisti si
trasformano in psicoterapeuti e i rospi in principi. Magari il personaggio di
Marco era anche più interessante di quello di Gianni. Ma Di Gregorio, nella sua
democratica gentilezza, gli lascia gli scarti. Perché il suo personaggio vuole
essere anche un po' un Tati de' noantri. Saltella, non riesce ad attraversare
la strada, cerca di scacciare la mosca come il postino di Giorno di festa. Da
oggi stiamo più tranquilli: anche noi abbiamo il nostro Monsieur Hulot della
Capitale. Rispetto a lui, parla solo un po' di più…
… Buoni a Nulla racconta, come in tutti i film del
regista, personaggi sinceri, con i loro problemi, le loro manie mentre
affrontano le loro giornate; e anche questa volta Di Gregorio è riuscito a
narrare la realtà attraverso un aspetto comico che coinvolge con grande affetto
il pubblico. E arriva alla meta con successo, perché non fa mai perdere al suoi
personaggi il necessario e importante senso di credibilità.
Anche se verso la fine perde un po’ il mordente, e anche un po’ di ferocia - perché la vita ha il sesto senso cinico e i personaggi di Di Gregorio lo vestono alla perfezione - Buoni A Nulla ha ritmo, sfugge il tragico e ci gioca anche…
Anche se verso la fine perde un po’ il mordente, e anche un po’ di ferocia - perché la vita ha il sesto senso cinico e i personaggi di Di Gregorio lo vestono alla perfezione - Buoni A Nulla ha ritmo, sfugge il tragico e ci gioca anche…
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