il film è ispirato a una storia di Oscar Wilde, racconta la storia dell'amicizia di due ragazzini, destinati a una vita di povertà ed emarginazione, non si sfugge.
i protagonisti sono Arbor e Swifty, due ragazzini che si legano l'uno all'altro, vedendo nell'altro l'unico modo per andare avanti, amici come pochi.
Arbor difende Swifty, lo protegge (mutatis mutandis succedeva anche in "The mighty", di Peter Chelsom, anche lui inglese, che coincidenza, qui), è un'amicizia pura e bellissima, fra loro riescono anche a ridere, ma il mondo per loro è una merda, fra servizi sociali, polizia, sfruttamento e tutto il resto.
non aggiungo altro, guardatelo, è un film che vi farà star male, ed è cinema della miglior specie, di quello che non lascia indifferenti, cercatelo, e vorrete bene a Swifty e Arbor - Ismaele
…Un cinema, quello della giovane regista inglese Clio
Barnard dedicato agli umili e ai disperati, che non sfora mai nel
sensazionalismo e soprattutto in un fastidioso pietismo. The selfish
giant è un film molto riuscito sulle amarezze di una vita sempre in salita di
molti ragazzi lasciati a se stessi in uno degli stati più emancipati del mondo
occidentale, che vive ancora oggi di espedienti. Girato nel Regno Unito è
parlato con lo stretto idioma locale che ne rende necessario la sotto
titolatura.
Un film bello e toccante come sanno essere le
produzioni inglesi quando hanno come protagonista lo strato sociale più basso e
proprio per questo più vero e schietto. Un film inquietante commovente nel senso
che fa breccia nella nostra indifferenza, che pone tante domande senza dare
comode risposte.
…La regista Clio Barnard si fece già valere con un documentario
capolavoro, The Arbor, la
cui location (il circondario di Bradford) e titolo sono ritornati a infestare
la sceneggiatura di The
Selfish Giant, dove a giganteggiare non è solo Kitten, ma
l’industrializzazione che copre i cieli, sotto cui pascolano cavalli e giocano
Arbor e Swifty, saltando la scuola e tentando a volte il tutto per tutto pur di
restare bambini, anche solo per un minuto. E quel desiderio, quei momenti di
gioco in cui l’eccezionale Chapman si nasconde sotto il letto aspettando
d’esser trainato fuori da quel ragazzino, Swifty, con cui finge di essere il
leader, il forte: nel mondo osservato dal basso, schiacciato dai cieli grigi,
la finzione prima o poi viene a galla ed ha il sapore freddo del rame. La regia
della Barnard è un soffio d’aria gelida su quelle lacrime che scenderanno alla
fine, congelando il viso e spegnendo quel calore che persino Wilde, l’autore
del De Profundis, ci aveva
concesso.
Sulla crisi e nella crisi, l’abbandono della periferia,
l’industrializzazione e l’emigrazione verso le città centrali, sono tutti temi
che fino ad ora sono sempre stati al centro di un certo cinema britannico,
riuscendo anche tante altre volte a portare lo spettatore alla commozione, ma a
schiacciarlo in una vera e propria morsa finora a riuscirci meglio è stata Clio
Barnard.
...Hablábamos de literatura, familia y geografía, que en el caso que nos
ocupa se mostrarán a partir del cuento homónimo que Oscar Wilde publicó en 1888,
donde un malhumorado gigante que nunca está en casa dirigirá su furia hacia los
niños que se cuelan en su jardín para jugar en tan bucólico paraje, donde, en
consecuencia, los árboles dejarán de florecer y las flores de crecer,
perpetuando un invierno imperecedero. Aquí los niños serán Arbor (Chapman) y Swifty (Shaun
Thomas), ambos amigos, vecinos y compañeros de colegio. El primero combate el aturdimiento provocado por la
medicación contra la hiperactividad que sufre con bebidas estimulantes. Vive con
su madre (soltera o divorciada, quizá abandonada) y su hermano mayor,
drogadicto y delincuente incipiente que robará los fármacos de su joven
pariente, alterando aún más su patología. Swifty, en cambio, algo huidizo e
introvertido, miembro de una familia numerosa y padres no demasiado bien
avenidos, encontrará en Arbor un escape al aislamiento que le produce el temor
de propagar el (ficticio) retardo mental que le imponen sus compañeros de
colegio mediante contacto físico. El gigante será Kitten (Sean Gilder),
chatarrero que usará su negocio para autofinanciar las carreras ilegales de
caballos en las que apostará, arriesgando tanto la vida del animal como la de
Swifty y los demás niños a los que obligará a montar. Finalmente, el jardín
será la chatarrería, paraíso al principio donde los chicos recibirán su primer
salario (por robar el cobre de los conductos eléctricos de las vías de tren y
las torres de alta tensión) y espacio donde se circunscribirá su independencia,
incluso libertad, al entrar en el mundo de los adultos, esclavos de una paga o
remuneración, sometida a la torpe y abusiva adaptación del sistema de tasas,
retenciones e impuestos que Kitten aplicará a las asignaciones en negro que
reparte entre sus asalariados…
…Clio Barnard réussit à nous faire vibrer
d'inquiétude pour ces deux garçons. Visuellement, son film utilise à merveille
la grisaille des lieux et leur caractère dégradé, laissant à peine entrevoir un
espoir de vie, au cœur de la brume qui enveloppe par moment les paysages. Les scènes au pied des
tours de refroidissement sont picturalement saisissantes et le final donne la
chair de poule. Quant aux deux petits interprètes, ils sont simplement sidérant
de détresse et de force retenues, face à ces adultes qui les exploitent bien
plus qu'ils ne leur offrent d'opportunités.
…Es una historia impregnada de una
profunda tristeza, de una inmensa sensación de derrota. A pesar de que contenga
momentos, si no divertidos sí alegres y luminosos (todos los cuales tienen que
ver con la amistad que une a Arbor y a Swifty), sus personajes son hijos de la
desesperanza, habitantes de una espiral interminable de trabas y prejuicios
provenientes de esa misma sociedad que les dice que la culpa de lo que les pasa
es única y exclusivamente suya. Chicos y chicas, hombres y mujeres, que vivirán
perpetuamente a las puertas del mal llamado “estado del bienestar” sin poder
cruzar jamás el umbral porque nadie les habrá enseñado a hacerlo. Esto,
señores, y no otras cosas, es retratar los problemas de nuestra sociedad. Para
ver lo mal que lo pasaban en la época victoriana, siempre nos quedará el cine
de gran presupuesto... y la BBC, claro.
da qui
Credo di essermelo appuntato ancora l'anno scorso (edizione di Cannes 2013, se non sbaglio), devo controllare nella lista annotazioni... E' giunta l'ora di vederlo allora ;)
RispondiEliminae non ti deluderà, sicuro :)
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