lunedì 13 ottobre 2014

Class enemy – Rok Biček

il regista è del 1985, ed è al suo primo film.
prima una nota di (fanta) realtà: per noi sembra un film di fantascienza, i professori hanno uno studio personale dove possono preparare le lezioni, incontrare gli studenti, hanno le fotocopiatrici in sala professori, non devono chiedere il favore di una fotocopia in bidelle ria, non devono portarsi la carta da casa.
ogni film ricorda tanti film, eccone alcuni:
“Monsieur Lazhar” (qui), per via del suicidio; “If”, in piccolo,per via della ribellione; “L’onda”, in parte, per via dei comportamenti dei ragazzi, ma soprattutto mi ha ricordato “L’attimo fuggente”, anche qui un professore arriva e provoca, disorienta, divide, insegna “cose”grandi, vuole che si pensi, presto alunni, genitori, colleghi e dirigente gli si mettono di traverso.
in “Class enemy” molti sono gli elementi a favore di chi dice che ci troviamo davanti a un gran film (lo dico anch'io), il rigore, il realismo, i caratteri di tutti i personaggi, inclini, gli adulti a un vogliamoci bene, i ragazzi bisogna capirli, siamo una grande famiglia, gli studenti pigri e in cerca delle strade meno faticose.
magari non siete d’accordo con me, ma non lo saprete se non guardate il film, bisogna cercarlo bene, è soltanto in una ventina di sale in tutta Italia, così va il mondo (o forse solo l’Italia).
guardatelo, poi ne parliamo.
dimenticavo: Robert c’est moi - Ismaele






…Una película que nos hace darnos cuenta de que los niños de hoy serán los hombres y mujeres de mañana y que darles la educación necesaria para que piensen y tomen parte en las cosas que le preocupan es fundamental. Este profesor los deja volar como si de adultos se trataran y los obliga a reflexionar, quizá de una forma que los propios alumnos no son capaces de apreciar, este profesor, a pesar de los insultos y de la rebelión de sus estudiantes, los hace crecer.
En definitiva, es una bomba de relojería que sacude nuestro yo interno, desde el principio podremos sentirnos cercanos a ella, y al finalizar su visionado no nos queda más que aplaudir a su valentía, a su veracidad, a su honestidad, a su realismo. Recomendada sin lugar a dudas, una joya como pocas.

Macchina quasi fissa, attenzione estrema alla parola e agli scontri verbali tra i personaggi, ritmo lento anche se non solenne, e il risultato ha un che di ieratico, di rituale. Ogni violenza viene come congelata, raffreddata da un approccio a-emozionale e distanziante. Una sceneggiatura benissimo scritta, che non si tira indietro di fronte a temi grandi e complicati, che non semplifica ma complessifica. Attraverso le lezioni di Robert ritroviamo un gigante come Thomas Mann, autore che sembra sparito dai nostri orizzonti, e che in questo film diventa una sorta di totem della germanicità, del suo spirito, della sua anima più nobile, anche della sua inflessibilità. “Thomas Mann si rifiutò di andare al funerale del figlio scrittore morto suicida, secondo voi perché?”, chiede gelido Robert alla classe ancora traumatizzata dal suicidio della loro compagna. Cos’è la sua, crudeltà, sadismo appena velato e nobilitato da una presunta missione pedagogica, o è l’amaro disincanto dello stoico che guarda al Male e al dolore senza abbassare lo sguardo, e questa forza vuole trasmetterla ai suoi allievi? Robert osa dire a Luka, cui è appena morta la madre, che tutto ciò che non riguarda lo studio deve rimanere fuori dalle mura della classe. È odioso. Un uomo volutamente inattuale che osa ancora parlare di necessità della disciplina, di severità con se stessi e verso gli altri, del primato della volontà e della ragione sulle pulsioni basse. La partita che si svolge in questa classe slovena ci riguarda tutti, ed è abbastanza incredibile che a firmare un film così complesso e ambizioso sia un 28enne…

importante è però sapere come i temi della ribellione adolescenziale, la severità della generazione dei “maestri”, il dramma della perdita, le dinamiche di gruppo della rivolta e della solidarietà “di classe” sono qui sviluppati senza quasi alcun errore drammaturgico, con saldezza registica e stilistica encomiabile, e con in fondo un solo piccolo passo falso nel finale, comprensibile in un giovane autore che “deve crescere”: una certa esagerazione nell’accennare a paragoni con i regimi totalitari che hanno devastato l’Europa del XX secolo. Ma, lo diciamo senza timori di smentita, Rok Bicek ha studiato molto, molto bene: giovane di classe.

Teso e doloroso, Class Enemy non pone mai gli studenti come un elemento a se stante da studiare con entusiasmo entomologico, ma li configura al contrario come parte in causa di una dialettica sul senso dell’esistenza, delle regole, della “comunità” che acquista spessore con il passare dei minuti. Perché Biček non pone la firma in calce “solo” a un ottimo film sulle problematiche adolescenziali, ma lancia in maniera neanche velata un j’accuse sull’intero sistema educativo, sulla degenerazione dei rapporti genitori-figli, sul crollo dell’istruzione nel senso più etimologico del termine, perfino sulla deriva di un’Europa incapace di comprendere l’universale perché troppo presa a disquisire – senza averne le basi – sul particolare…
da qui



7 commenti:

  1. Io mi sono dimenticato di Citare Monsieur Lazhar, è vero (c'è anche la cosa del supplente oltre al suicidio, non è da sottovalutare sta figura che supplisce a un'altra, anzi...).
    Sono d'accordo su tutto ovviamente.
    Ma Lazhar, sempre per star di paragoni, non aveva nemmeno 1/4 della forza di Class Enemy.
    Questo qua ti porta a riflessioni incredibili.
    E che ogni personaggio abbia la sua condanna è davvero notevole, cavolo, non risparmia in critiche nemmeno ragazze suicide e neo (mezzi)orfani

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    1. ma "Monsieur Lazhar" voleva essere un'altra cosa, e ci riesce benissimo, c'è in comune la miccia dato da un suicidio.

      ieri ho scoperto che qualcuno passa nelle classi per portare gli alunni a vedere "Lucy" in multisala, e non "Class enemy".
      oggi porto a scuola un collage di stroncature di quella bessonata, vedremo come va a finire.

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  2. Sai che anch'io ho pensato a Dennis Gansel?
    Con "Robert c'est moi" ti riferisci a te? Intendo dire, è Robert il personaggio con cui ti sei identificato maggiormente?

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    1. ho dimenticate di aggiungere un altro riferimento (l'avevo pensato, poi ho dimenticato di scriverlo), mutatis mutandis, "Il sospetto", di Thomas Vinterberg
      (http://stanlec.blogspot.it/2014/08/thomas-bernhard-eventi.html)

      "Robert c'est moi" è proprio a me ,con Robert che mi identifico, per diversi motivi, facciamo lo stesso lavoro, anche a me sono capitate almeno una storia così, meno traumatiche, naturalmente.

      e per lo stesso motivo mi ha impressionato enormemente questa pagina di Thomas Bernhard:
      http://stanlec.blogspot.it/2014/08/thomas-bernhard-eventi.html
      (stanlec è un'altro mio blog)

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  3. Interessante la tua prospettiva. Il racconto di Bernhard infatti mi fa pensare più al film di Vinterberg che a Class Enemy. Su Robert non vengono fatte che illazioni "poco costruite", di pancia e adolescenziali, mentre nel film di Vinterberg e nel racconto vengono prese misure nei suoi confronti molto dure e discriminanti. Come professore mi pare naturale che provi una tale empatia per tutti e tre. Io sono invece un educatore, anche se lavoro con adulti psichiatrici e ho vissuto il film di Bicek quasi totalmente al di fuori dei confini del mio ruolo (non essendo "in gioco" nel film), ma personali, e mi sono identificato con Mojca. Ho trovato il suo tema liberatorio. Trovo legittimo per chi resta in vita, nella sua ambivalenza emotiva, sfogare i sentimenti di rabbia verso chi si è ucciso, lasciando un enorme vuoto e peso a cui non si può dare risposta o collocazione netta e confortante.

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    1. leggendo quello che scrivi mi accorgo di aver trascurato il tema di Mojca, che Robert sceglie e fa leggere davanti a tutti.
      sì, Mojca riesce a essere sincera e a sgonfiare tutte le falsità dei compagni, bravo Robert che fino alla fine "usa" la tragedia del suicidio per far crescere gli studenti e per elaborare il lutto...

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  4. scusa rileggendo noto che quasi tutte le mie virgole sono fuori posto e ci dovrebbe essere un "personalmente" anziché "personali", spero sia chiaro il contenuto più che la forma

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