la storia è avvincente, anche se non per tutti, a me ha preso molto, in certi momenti un po' folle e irreale, ma la realtà è spesso più irreale di come "deve" essere.
le gabbie dove tengono gli immigrati fanno impressione, ancora più se capisci che ospitano arabi, georgiani, italiani, spagnoli, tra gli altri.
appaiono nel film due graffiti di Banksy
attori tutti bravi, e Alfonso Cuarón bravissimo (in un'intervista affermò di essersi ispirato più a "La battaglia di Algeri" che a "Blade runner", qui)
non perdetevelo - Ismaele
ps: mi è venuto in mente un libro di Carlos Chernov, uno scrittore argentino, di cui una ventina d'anni fa Fanucci ha pubblicato "Anatomia umana", un romanzo straordinario e sconvolgente, qualcuno lo ricorda?
…I would have felt
let down if the movie had a more decisive outcome; it is about the struggle,
not the victor, and the climax in my opinion is open-ended. The performances
are crucial, because all of these characters have so completely internalized
their world that they make it palpable, and themselves utterly convincing.
Cuaron fulfills the
promise of futuristic fiction; characters do not wear strange costumes or visit
the moon, and the cities are not plastic hallucinations, but look just like
today, except tired and shabby. Here is certainly a world ending not with a
bang but a whimper, and the film serves as a cautionary warning. The only thing
we will have to fear in the future, we learn, is the past itself. Our
past. Ourselves.
…affermare
che "Children of Men" è un film banale e già visto sarebbe relativamente
scorretto e ingiusto. Potendo contare su un notevole comparto d'attori, sul
quale si eleva comunque un disilluso Clive Owen, il film di Cuarón racconta di
un uomo "solo", in un mondo devastato dagli attentati, dalle
lotte razziali (e qui non stiamo parlando di un futuro lontano) e nel
quale l'umanità non riesce più a procreare (ma attenzione che quando il film è
stato distribuito il problema nel mondo era esattamente opposto), un uomo
qualsiasi, certamente non un eroe bensì un "mezzo", attraverso il quale
l'umanità possa trovare un domani. Un massiccio uso della telecamera a spalla e
la desaturazione della luce, riflessa su sghembe vetrate e dispersa sui
calcinacci di un mondo (architettonico) alla deriva, spinge la visione in una
tachicardica immedesimazione con il personaggio di Theo (Owen). In
un mondo dove ciò che conta è solo un motivo per andare avanti e dove l'unica
speranza risiede in un neonato - peraltro sbatacchiato a destra e a manca per
trarlo in salvo dagli attacchi dei predoni - Cuarón "insegue" i gesti
dell'uomo e li spinge in un degradato e ostile ambiente industriale - che
ricorda molto la distruzione dei palazzoni di "Full Metal Jacket" nei
quali si nascondevano i cecchini vietnamiti - scarnificato e non più sede di
produzione o profitto, ma semplice ossatura ormai decrepita di un mondo vicino
al suo crepuscolo…
…Esta es una cinta avasallante,
visualmente temeraria y con un trabajo prístino y de primera por todos los
involucrados. Impredecible, tiene las rúbricas visuales de Cuarón que son
siempre bienvenidas, pero también tiene su propia voz, que se levanta para
capturar la imaginación de los espectadores. Esta es sin lugar a dudas una de
las mejores películas del año y la consagración de Alfonso no sólo como
cineasta, sino como artista creativo en muchos niveles…
…I tanto
osannati piani sequenza, sicuramente ben realizzati, sono puro fumo negli occhi,
esercizi di buona calligrafia esposta ex cathedra da un saccente imbonitore,
tonitruanti, avvolgenti ma fondamentalmente gratuiti, con tanto di risaputa
macchia di sangue ad imbrattare l’obiettivo per buoni cinque minuti (altro che
Spielberg!). La "visione del futuro" veicolata dal film, in più, non
è dissimile da quella che può avere un bimbo al primo anno di catechismo che la
sera, complessato e avvinto dai sensi di colpa per il Male nel mondo, guarda il
telegiornale e capisce che non c'è più speranza. Un immaginario certo
verosimile, ma di una prevedibilità sconcertante ed ingenuo il regista che gli
dà forma, nel suo ostinato ricorso al simbolo, alla metafora sguaiata,
ostentata per spettatori progressisti cattolici e molto di bocca buona: dai
migranti deportati alla nave del futuro nomata molto sottilmente
"Tomorrow", fino allo stesso "fatto" a cui ruota attorno la
narrazione, una inevitabile fine della fertilità femminile…
…Stupéfiant
dans un premier temps, on ne peut guère échapper tout de même au vague
sentiment que Cuaron fait le fanfaron, se fait plaisir en s'offrant là un
challenge technique, plaisir un brin narcissique, un chef d'œuvre (de ceux que
les compagnons de France doivent produire à la fin de leur formation), histoire
de faire démonstration de son habileté ouvrière, de son savoir-faire à manier
la caméra et le récit. Quelque part un peu vain, non? Je me pose la question
malgré le fait que l'action est ainsi encore plus intense, c'est indéniable,
haletant et puissant. Je ne sais pas. Ce sentiment nait sans doute aussi
-rétrospectivement je me fais la réflexion- du léger malaise que j'ai ressenti
dans les scènes suivantes avec la population assiégée et les soldats
assaillants qui découvrent la présence de l'enfant. Le temps est suspendu.
C'est beau…
On était
forcément intrigué par l'idée de voir ce qu'Alfonso Cuaron, réalisateur de
"Harry Potter et le prisonnier d'Azkaban" et "Y tu mama
tambien" pouvait faire d'un scénario futuriste où l'humanité est devenue
stérile, et où le plus jeune enfant à près de 18 ans. Le résultat est là et il est
simplement brillant. Non content de créer un univers pas si lointain (nous
sommes en 2027), où les avancées technologiques semblent crédibles (écrans
publicitaires sur les bus, design un peu plus novateur des voitures...), il met
aussi en image le chaos d'un monde où l'espoir d'une descendance a disparu…
…The tone of the movie is bleak - perhaps
even bleaker than that of the book. (The novel contains a love story to lighten
things that is absent from the movie.) 2027 England is a depressing, crumbling
place. Man, in his last years, is shown to be reverting to animal form as
anarchy spreads. How much longer before the concept of government will have no
meaning? How much longer before basic services, such as electricity and running
water, will no longer be possible? Children
of Men provides us with a
glimpse of the possible beginning of the collapse. It's a unique view of the
end of the world - one that comes not through war, famine, or disease, but from
the human race's inability to reproduce. (Note: Cuarón, like James, does not
assign blame for the sterility. It's scientifically inexplicable - an act of
fate or God.)…
da qui
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