venerdì 26 settembre 2014

I figli degli uomini - Alfonso Cuarón

il film è ambientato in un futuro molto attuale, sembra proprio un "instant movie".
la storia è avvincente, anche se non per tutti, a me ha preso molto, in certi momenti un po' folle e irreale, ma la realtà è spesso più irreale di come "deve" essere.
le gabbie dove tengono gli immigrati fanno impressione, ancora più se capisci che ospitano arabi, georgiani, italiani, spagnoli, tra gli altri.
appaiono nel film due graffiti di Banksy
attori tutti bravi, e Alfonso Cuarón bravissimo (in un'intervista affermò di essersi ispirato più a "La battaglia di Algeri" che a "Blade runner", qui)
non perdetevelo - Ismaele

ps: mi è venuto in mente un libro di Carlos Chernov, uno scrittore argentino, di cui una ventina d'anni fa Fanucci ha pubblicato "Anatomia umana", un romanzo straordinario e sconvolgente, qualcuno lo ricorda?





…I would have felt let down if the movie had a more decisive outcome; it is about the struggle, not the victor, and the climax in my opinion is open-ended. The performances are crucial, because all of these characters have so completely internalized their world that they make it palpable, and themselves utterly convincing.
Cuaron fulfills the promise of futuristic fiction; characters do not wear strange costumes or visit the moon, and the cities are not plastic hallucinations, but look just like today, except tired and shabby. Here is certainly a world ending not with a bang but a whimper, and the film serves as a cautionary warning. The only thing we will have to fear in the future, we learn, is the past itself. Our past. Ourselves.

affermare che "Children of Men" è un film banale e già visto sarebbe relativamente scorretto e ingiusto. Potendo contare su un notevole comparto d'attori, sul quale si eleva comunque un disilluso Clive Owen, il film di Cuarón racconta di un uomo "solo", in un mondo devastato dagli attentati, dalle lotte razziali (e qui non stiamo parlando di un futuro lontano) e nel quale l'umanità non riesce più a procreare (ma attenzione che quando il film è stato distribuito il problema nel mondo era esattamente opposto), un uomo qualsiasi, certamente non un eroe bensì un "mezzo", attraverso il quale l'umanità possa trovare un domani. Un massiccio uso della telecamera a spalla e la desaturazione della luce, riflessa su sghembe vetrate e dispersa sui calcinacci di un mondo (architettonico) alla deriva, spinge la visione in una tachicardica immedesimazione con il personaggio di Theo (Owen). In un mondo dove ciò che conta è solo un motivo per andare avanti e dove l'unica speranza risiede in un neonato - peraltro sbatacchiato a destra e a manca per trarlo in salvo dagli attacchi dei predoni - Cuarón "insegue" i gesti dell'uomo e li spinge in un degradato e ostile ambiente industriale - che ricorda molto la distruzione dei palazzoni di "Full Metal Jacket" nei quali si nascondevano i cecchini vietnamiti - scarnificato e non più sede di produzione o profitto, ma semplice ossatura ormai decrepita di un mondo vicino al suo crepuscolo…

…Esta es una cinta avasallante, visualmente temeraria y con un trabajo prístino y de primera por todos los involucrados. Impredecible, tiene las rúbricas visuales de Cuarón que son siempre bienvenidas, pero también tiene su propia voz, que se levanta para capturar la imaginación de los espectadores. Esta es sin lugar a dudas una de las mejores películas del año y la consagración de Alfonso no sólo como cineasta, sino como artista creativo en muchos niveles…

I tanto osannati piani sequenza, sicuramente ben realizzati, sono puro fumo negli occhi, esercizi di buona calligrafia esposta ex cathedra da un saccente imbonitore, tonitruanti, avvolgenti ma fondamentalmente gratuiti, con tanto di risaputa macchia di sangue ad imbrattare l’obiettivo per buoni cinque minuti (altro che Spielberg!). La "visione del futuro" veicolata dal film, in più, non è dissimile da quella che può avere un bimbo al primo anno di catechismo che la sera, complessato e avvinto dai sensi di colpa per il Male nel mondo, guarda il telegiornale e capisce che non c'è più speranza. Un immaginario certo verosimile, ma di una prevedibilità sconcertante ed ingenuo il regista che gli dà forma, nel suo ostinato ricorso al simbolo, alla metafora sguaiata, ostentata per spettatori progressisti cattolici e molto di bocca buona: dai migranti deportati alla nave del futuro nomata molto sottilmente "Tomorrow", fino allo stesso "fatto" a cui ruota attorno la narrazione, una inevitabile fine della fertilità femminile…

Stupéfiant dans un premier temps, on ne peut guère échapper tout de même au vague sentiment que Cuaron fait le fanfaron, se fait plaisir en s'offrant là un challenge technique, plaisir un brin narcissique, un chef d'œuvre (de ceux que les compagnons de France doivent produire à la fin de leur formation), histoire de faire démonstration de son habileté ouvrière, de son savoir-faire à manier la caméra et le récit. Quelque part un peu vain, non? Je me pose la question malgré le fait que l'action est ainsi encore plus intense, c'est indéniable, haletant et puissant. Je ne sais pas. Ce sentiment nait sans doute aussi -rétrospectivement je me fais la réflexion- du léger malaise que j'ai ressenti dans les scènes suivantes avec la population assiégée et les soldats assaillants qui découvrent la présence de l'enfant. Le temps est suspendu. C'est beau…

On était forcément intrigué par l'idée de voir ce qu'Alfonso Cuaron, réalisateur de "Harry Potter et le prisonnier d'Azkaban" et "Y tu mama tambien" pouvait faire d'un scénario futuriste où l'humanité est devenue stérile, et où le plus jeune enfant à près de 18 ans. Le résultat est là et il est simplement brillant. Non content de créer un univers pas si lointain (nous sommes en 2027), où les avancées technologiques semblent crédibles (écrans publicitaires sur les bus, design un peu plus novateur des voitures...), il met aussi en image le chaos d'un monde où l'espoir d'une descendance a disparu…

The tone of the movie is bleak - perhaps even bleaker than that of the book. (The novel contains a love story to lighten things that is absent from the movie.) 2027 England is a depressing, crumbling place. Man, in his last years, is shown to be reverting to animal form as anarchy spreads. How much longer before the concept of government will have no meaning? How much longer before basic services, such as electricity and running water, will no longer be possible? Children of Men provides us with a glimpse of the possible beginning of the collapse. It's a unique view of the end of the world - one that comes not through war, famine, or disease, but from the human race's inability to reproduce. (Note: Cuarón, like James, does not assign blame for the sterility. It's scientifically inexplicable - an act of fate or God.)…
da qui

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