mercoledì 17 settembre 2014

Si alza il vento - Hayao Miyazaki

sulla tomba di Fabrizio De André c'è questa frase di Paul Valery: "il vento si alza, bisogna tentare di vivere", e la stessa frase viene citata spesso nel film, oltre che nel titolo.
non sarà perfetto, ma è cinema vivo, il sogno e la realtà vanno insieme.
dentro il film ci sono tante altre cose, la storia va avanti interrotta dai sogni, e il signor Caproni è la guida spirituale di Jiro, insomma, non si può raccontare tanta bellezza, bisogna vederlo, senza scuse.
visto che ci sono Hitler, l'amore, Thomas Mann, la tbc, la guerra e altri temi "leggeri", i bambini di 4-5 anni è meglio che stiano a casa, altrimenti si annoiano e disturbano.
non è un film per bambini.
è Cinema, sotto forma di animazione, non dimenticatelo - Ismaele

ps: è rimasto nelle sale solo per quattro giorni, dal 13 al 16 settembre, occorre aspettare il dvd.





…Cominciamo proprio col dire che Si alza il vento non è un film d’animazione, ma un film. E questo già fa la differenza sul come porci di fronte a quest’ultimo capolavoro del maestro Hayao Miyazaki, prodotto anomalo nella sua sognante filmografia densa di avvenimenti “veri” solo nel mondo dei sogni, dei fumetti, dei buoni e vecchi “cartoni animati”.
Si alza il vento è bellissimo e spiazzante perché è allo stesso tempo il più onirico e il più reale delle opere di Miyazaki…
…Si alza il vento è un film adulto e maturo per un pubblico adulto e maturo, di quelli che sanno fare quel passo di qualità più lungo della gamba, che qui acquista ancor più valore perché ultima pietra e chiave di volta di un’intera filmografia. E’ un’opera malinconica e brillante per quel maestro che prima ci ha portato nel mondo dei sogni e ora ci riporta nella realtà, dalla quale, però, i sogni non sono ancora stati banditi…


nella seconda parte The Wind Rises scivola dolcemente nel melò che il maestro dà il meglio, con una storia d'amore lieve e commovente come suo solito ma anche più matura che in passato (per la prima volta si vede un bacio francese e addirittura si suggerisce un atto sessuale). Quando la linea sentimentale accelera, tutto il film sembra volare ancora più in alto, specie nella maniera in cui la realtà è trasfigurata dalle visioni di Jiro, l'espediente con il quale Miyazaki sceglie di raccontare il processo creativo attraverso il sogno, il crescere di un'idea alimentata dalla passione, un misto di abnegazione e fantasia, intuizione e fatica.
Miyazaki torna a descrivere le emozioni più elevate, a raccontare lo splendore di essere vivi in questo pianeta, unito all'esigenza di continuare a vivere nonostante tutto (alla fine in un trionfo di linguaggio filmico non ci sarà nemmeno bisogno di dirlo basterà l'alzarsi del vento a scatenare l'emozione nel pubblico), utilizzando uno stile che rifiuta il tratto grosso e si ostina a dimostrare come si possano toccare le corde più profonde e stimolare gli stordimenti emotivi più vertiginosi attraverso lo stile più delicato e sottile possibile.

…C'è una tale raffinatezza, una tale sconfinata poesia nella rappresentazione dei momenti più tristi di Si alza il vento che non si può non restare ammaliati e, al contempo, sconvolti dalla forza delle immagini che scorrono sullo schermo. L'unico difetto del film è forse il suo essere un po' ostico per il pubblico più giovane (che almeno, in altre pellicole storicamente complesse come Principessa Mononoke, aveva il sottotesto avventuroso su cui rifarsi) e non solo: anche i più grandicelli potrebbero non cogliere diverse sottigliezze legate alla mentalità giapponese dell'epoca e perdere, dunque, parte del significato dell'opera, che è fortemente legato all'introspezione psicologica dei personaggi. Tecnicamente ineccepibile e impreziosito dalle musiche dell'immancabile Joe Hisaishi, ad ogni modo il commiato di Hayao Miyazaki all'arte del lungometraggio non potrebbe essere più bello e significativo.

Si alza il vento si erge come pacifico ed elegantissimo atto d’accusa: un film che è una mastodontica visione del mondo, di quello che è stato e di quello che potrebbe essere – e che molto probabilmente sarà – ma, soprattutto, di tutta la bellezza che rischiamo di perdere, e che la presunzione ci strappa già dalle mani.

…Il vento del titolo, omaggio a una poesia di Paul Valéry ("Le vent se lève, il faut tenter de vivre") citata continuamente nella pellicola, porta a Jiro i suoi sogni, l'amore, i fallimenti, l'ossessione per i suoi progetti, le sgradite attenzioni della polizia politica e infine un sinistro presagio. E il malinconico finale si aggiunge alla consapevolezza che non ci sarà un altro film di Miyazaki, formando un groppo da due chili annodato alla gola di tutti quelli che ieri sera lasciavano la sala. Proprio come per il Caproni del film, è il suo "ultimo lavoro prima della pensione", prima di privare il mondo del cinema di uno dei suoi più grandi motori di emozioni,  lasciandosi dietro un'eredita fatta di grandi pellicole, magia e bruschette. Capolavori o anche solo buoni film, ma quasi tutti capaci di darti e dirti qualcosa, senza scivolare necessariamente nel buonismo o venir schiacciati dalla rigida struttura in tre atti di tutti i film d'animazione occidentali…

Quando il prototipo del Mitsubishi A5M si libra finalmente in cielo senza perdere pezzi, l'ingegner Horikoshi ottiene l'agognato successo, ma l'uomo non ha alcun moto di esultanza: una folata di vento lo distrae, premonizione della prossimità della morte e di una guerra ormai inevitabile, di una catastrofe umana e storica di cui si è reso complice. L'egocentrico e autoindulgente Jirō viene quindi posto di fronte a quella verità che si è sempre rifiutato di vedere, rifugiandosi nella calma del proprio iperuranio; nella sequenza conclusiva, camminando in quella terra di mezzo che è il regno del sogno, si accorge di passare tra i rottami dei suoi aerei: "Nemmeno uno è tornato" confessa mestamente a Caproni. Lo scenario, intriso di malinconica poesia e di un amaro senso di sconfitta, viene però vivificato da un incontro inaspettato, mentre in sottofondo cresce il tema principale composto da Joe Hisaishi, il cui dialogo tra archi e fiati potenzia la commozione per questo magnifico commiato. Hayao Miyazaki sa quando far salire la temperatura emotiva delle proprie opere e il finale di "Si alza il vento" è l'ultimo colpo al cuore della sua arte. Facendo propri i versi di Valéry, "Le vent se lève!... Il faut tenter de vivre!", il Maestro ci lascia con un mantra profondo e maturo, invitandoci a non soccombere nemmeno davanti a quei sogni che divengono il tormento della nostra esistenza. Perché solo se i sogni si cristallizzano nella realtà l'uomo ha compiuto il proprio destino.

“Si alza il vento” è inevitabilmente il testamento artistico di Miyazaki: si ritrova anche nelle parole di Caproni, suo secondo alter ego e sembra proprio dire ai giovani di lavorare sodo e assecondare le proprie idee, soprattutto nella decade più fertile della loro vita lavorativa. Probabilmente non siamo ai livelli massimi che il cineasta nipponico ha saputo esprimere nel corso della sua carriera, ma è certo che in questo film Miyazaki si mette a nudo e riesce a toccare tante corde scoperte, regalandoci un’opera che è densa di significati. E che, tra le lacrime, riesce a farci riflettere come un libro di storia non potrà mai fare.

…La belleza por la cual lucha Jirō es responsable de inmensurable destrucción, y aunque no se refleja con obviedad en la película, sí hay pistas y escenas que llevan a la conclusión de que Jirō está consciente de ello. Sin embargo, es lo único que sabe hacer, lo único que quiere hacer, y lo único que ama. Su fervorosa pasión es lo que se conserva con el pasar de los años, a diferencia de las personas con las que se ha relacionado, amigos, y amantes. Gianni Caproni (1886-1957), especie de Pepe Grillo en las ensoñaciones oníricas de Jirō, diseñador de aeronaves italianas, dice con certeza en una de dichas ocasiones: “El sueño de volar de un hombre será considerado una maldición. Porque la aeronave será famosa por la matanza y la destrucción”, además de afirmar, pocos minutos después que “este es mi último vuelo antes de retirarme. Diez años de vida creativa para artistas y diseñadores es suficiente”.
De nuevo, la voz solapada de Miyazaki se hace paso. Hablamos de un cineasta que, desde 1997, después de La Princesa Mononoke (Mononoke-Hime, 1997), ha recalcado su intención de retirarse varias veces. ¿Qué lo hace volver? El amor por lo que hace, con toda seguridad, es la respuesta correcta. Aun así, parece que la destrucción que asola a Jirō como consecuencia de su pasión inamovible se traslada a la realidad de Miyazaki como el miedo a no ser capaz de decir nada relevante, a carecer de sentido, a realizar una belleza inservible. Ha logrado superar sus temores, pero ya lleva casi el triple de lo que según sus propios personajes, es lo ideal para un creativo…

Heureusement, Miyazaki remet peu à peu sur le devant de la scène une tragique histoire d'amour, dont la simplicité et la finesse font jaillir l'émotion durant la dernière demi-heure. Occasion pour Miyazaki d'évoquer des éléments de la vie de ses parents, il magnifie la beauté de la rencontre, la douceur du réconfort et de la complicité du couple, ce récit prenant ici le pas sur les grandes envolées poétiques auxquelles il nous avait habituées. Résolument romanesque, bercée par un thème musical aux sonorités italiennes (toujours composé par Joe Hisaishi), cette œuvre d'une grande nostalgie vous prend néanmoins aux tripes, composant d'intelligentes variations autour de son message sur la nécessité de vivre pleinement, en slalomant entre les obstacles. Un message qu'exprime le titre lui-même, tiré d'une citation de Paul Valéry : « Le vent se lève, il faut tenter de vivre ».
da qui



2 commenti:

  1. Aspettavo la tua recensione. Amo Miyazaki. Ponyo è stato molto diverso dagli altri, più "primitivo" e complesso. Leggo che c'è un ritorno al sogno, ma nel complesso è sottotono, mettiamola così . Mi tocca aspettare il dvd

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