domenica 12 luglio 2020

La zona morta - David Cronenberg

quasi sempre a partire dalle storie di Stephen King si girano gran bei film, e La zona morta non fa eccezione.
un professore ha un incidente che lo cambia dentro, degli anni di coma gli fanno perdere la donna della sua vita e gli fanno acquisire un potere di leggere il passato, e alla polizia serve per risolvere i casi insoluti.
poi il protagonista scopre di poter anche leggere il futuro, e il gioco diventa pericoloso.
Christopher Walken e Martin Sheen sono perfetti nei due ruoli chiave, e sarà una lotta incredibile.
un gioiellino da non perdere, promesso - Ismaele




QUI il film completo in italiano


Cronenberg dirige un film coerente con quella che già si era delineata come la sua poetica; lo fa amalgamandone i punti chiave col tessuto narrativo costruito dallo scrittore, raggiungendo un equilibrio capace di arricchire la storia senza stravolgerne le premesse. La sceneggiatura di Jeffrey Boam (che in seguito firmerà – tra gli altri – gli script di Salto nel buio e Indiana Jones e l’ultima crociata) sfronda intelligentemente le parti di romanzo non direttamente funzionali al film (il già citato personaggio della madre del protagonista, il subplot – qui ridotto all’osso – del killer di Castle Rock, l’incontro, totalmente espunto, col giornalista del tabloid scandalistico), sintetizzandone in modo più che funzionale l’andamento narrativo. Da par suo il regista, appoggiandosi alla densa fotografia (così poco eighties) di Mark Irwin, e al plumbeo commento musicale di Michael Kamen (qui alla sua unica collaborazione con Cronenberg) opta per una messa in scena sobria, elegante quanto controllata, che penetra le visioni del protagonista solo laddove ciò risulta narrativamente necessario: una regia che si fa esplicita, in questo senso (operando un necessario “tradimento” del romanzo) solo nel finale, e rendendo in modo perfetto il culmine di un climax che non si dimentica facilmente.

Il regista dimostra ancora una volta di essere uno dei pochi artisti contemporanei capaci di dare forma ai mostri dell’inconscio e, sebbene tenuto un poco a freno dalla produzione, ha modo di dare ai giovani amanti dello splatter all’acqua di rose lezioni di “archeologia dell’orrore” sussurrando loro: “niente sangue, niente effetti speciali: l’orrore nasce dentro di voi!". Il grande Christopher Walken è assolutamente perfetto nel ruolo del fantasmatico protagonista, personaggio essenzialmente tragico cui fa da alter ego negativo il “presidente operaio” Martin Sheen. Come quasi sempre in Cronenberg, le atmosfere sono glaciali e lo "sguardo" programmaticamente freddo. Non siamo ai livelli di Videodrome o Il pasto nudo ma si vola comunque alto. 
da qui

"The Dead Zone" does what only a good supernatural thriller can do: It makes us forget it is supernatural. Like  Rosemary's Baby  and The Exorcist it tells its story so strongly through the lives of sympathetic, believable people that we not only forgive the gimmicks, we accept them. There is pathos in what happens to the Christopher Walken character in this movie and that pathos would never be felt if we didn't buy the movie's premise…

…resta interessante, vedere il re dell’horror andare a duetto sul grande schermo con il re delle mutazioni umane e carnali. A prevalere, nel film, non sono la pietà a la commozione per lo sfortunato protagonista, né le interpretazioni degli attori o le scelte registiche, che risultano davvero molto semplici ed elementari. E’ invece proprio la trama del libro ad emergere, la trama originale.
Ciò permette allo spettatore di rimanere distaccato dalle emozioni al punto giusto (il libro, invece, coinvolge pienamente e fa addirittura piangere anche i meno empatici), e lo fa concentrare totalmente sulla storia. Più che paranormale, il film è ancor meno fantascientifico del libro e il personaggio di Johnny sembra molto umano, nonostante le sue capacità premonitive. L’umanità di Johnny viene anche evidenziata da un romanticismo sottile che caratterizza il suo impossibile amore per Sarah, un tempo corrisposto e ora non più.
Non mancano, tuttavia, le tipiche inquietudini cronenberghiane e le sue scene opprimenti, che pongono la sua firma, restando però sull’astratto, senza mai approfondirsi in descrizioni e scene metafisiche.
Da sottolineare poi, l’effetto e l’importanza che aveva Stephen King in quegli anni: uscirono uno dopo l’altro moltissimi film tratti dai suoi scritti; da Carrie a Shining, passando per Christine e arrivando a Stand by Me, negli anni ’80 i registi erano quasi obbligati a confrontarsi con questo enorme ed amatissimo scrittore. E Cronenberg fu uno di questi che, a detta di King stesso, creò una delle migliori trasposizioni di un suo libro.

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