venerdì 10 luglio 2020

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore - Rolf de Heer

in rete giudizi abbastanza negativi sul film, tratto da un romanzo di Luis Sepúlveda.
come quasi sempre il libro è meglio.
ma se guardate il film, si può fare - Ismaele


 

 


 

Nell'Amazzonia più remota Antonio José Bolivar, sessantenne bianco esperto nella caccia al giaguaro, si è guadagnato con le sue doti ed il rispetto per la foresta la stima degli indigeni. La sua vita cambia quando comincia a leggere i romanzi d'amore lasciatigli dal dentista Rubicondo. Tanto da decidere di cominciare una storia con Josefina, che vive facendo da cameriera e prostituta per gli arroganti stranieri che giungono sul posto. La caccia a una femmina di giaguaro inferocita per l'uccisione dei suoi cuccioli sarà occasione per un confronto definitivo tra Antonio e la propria vita. Rolf De Heer è un regista interessante ma discontinuo, che qui tocca un punto basso della propria carriera. Tratto dall'omonimo (e sopravvalutato) romanzo di Sepulveda, il film si limita a un'illustrazione pedissequa del testo. Il risultato finale sembra un incrocio tra un documentario e un melodramma d'antan, di cui però non ha la necessaria ingenuità. E anche un cavallo di razza come Dreyfuss fa quel che può.

da qui

 

 E' un cinema pericoloso quello di Rolf De Heer, uno sguardo fortemente ambiguo che uccide sistematicamente il cinema, mortificandolo. Il vecchio che leggeva romanzi d'amore parte come trasposizione di un testo di Sepulveda, per mimare un continuo spostamento (come appunto accade nel testo stesso) che porta il protagonista prima a sodalizzare con gli indios con cui vive, per poi immergersi nella lettura di poesie d'amore che gli porta il suo dentista. Manca in modo sempre più preoccupante il cuore nel cinema del regista, che filma il suo Bolìvar (appunto il protagonista) sempre con l'atteggiamento cattedratico di chi guarda i suoi personaggi dall'alto in basso, calandoli per l'appunto in una costruzione che, pur non distaccandosi nemmeno un istante dal testo originario, riesce a mostrare l'insana ambizione di trattare ancora il cinema da strada (lo spostamento fisico del protagonista lungo la battuta di caccia, che prelude appunto ad un bilancio della propria vita)

da qui

 

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