domenica 30 novembre 2025

40 secondi – Vincenzo Alfieri

il film segue, nelle ultime 24 ore, la vita di alcune persone coinvolte, in qualche modo, nella vicenda criminale, e per questo riusciamo a sapere e capire tante cose.

Willy è un bravo ragazzo, che non riesce a non intervenire in quella che sembra una rissa da discoteca come tante.

ma le cose si complicano, in 40 secondi il dramma esplode, e poi non restano che le lacrime e il dolore.

un film che andrebbe visto in tutte le scuole, ma chissà se succederà.

bravo il regista, gli sceneggiatori e tutti gli attori e le attrici.

un film da non perdere, senza dubbio.

buona (drammatica) visione - Ismaele


ps: da vedere anche:

Preghiera per Willy Monteiro, di Aurelio Picca:  QUI, (su Raiplay)

Un giorno in pretura - Willy, vittima del branco: QUI

(su Raiplay)




 

Non solo Willy si era fatto avanti per aiutare un amico, ma era fermo, immobile, senza alcun segno di attacco o prepotenza quando, dal nulla, i gemelli Gabriele e Marco Bianchi lo hanno attaccato. Nel film chiamati Lorenzo e Federico. In 40 secondi viene raccontato il giorno precedente, si parte da 24 ore prima. Se invece l’adottare la tecnica di narrare una storia da più punti di vista sia qualcosa di già visto, Vincenzo Alfieri va oltre, perché adotta sei diverse prospettive. Si vedono i gemelli, i due ragazzi che furono anche loro condannati per aver in qualche modo aizzato al pestaggio, Michelle, un’amica di Willy, motivo di gelosia tra i due gruppi coinvolti nella rissa, il poliziotto che trovò Willy senza vita e Willy stesso. Ognuna sta trascorrendo una giornata come tante, ognuno non sa che la loro vita cambierà per sempre di lì a poche ore. La tensione, nonostante si sappi cosa succede, fa fremere e palpitare, come se non si sia a conoscenza di quanto stia per accadere…

da qui

 

40 secondi è un film che andrebbe proiettato nelle scuole. Perché parla di coraggio, amicizia, rispetto, scelte sbagliate e conseguenze irreversibili. Racconta come la violenza possa esplodere in pochi istanti e cambiare per sempre la vita di un’intera comunità. Fa riflettere sulla responsabilità individuale e collettiva. A seguito del caso Willy, il governo Conte introdusse il cosiddetto Daspo Willy: una misura che consente di vietare l’accesso a locali pubblici e aree di ritrovo a persone considerate socialmente pericolose, con l’obiettivo di prevenire aggressioni e violenze nei luoghi della movida.

40 Secondi è un film doloroso e importante. Un film, e una storia, che purtroppo non dimenticheremo mai. È necessario tramandarlo per far sì che incidenti del genere non capitino mai più.

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Nel processo ai fratelli Bianchi, responsabili di un pestaggio violentissimo che ha visto morire il giovane Willy Monteiro, uno dei fratelli dice, e viene citato alla fine del film con il video:

“se la violenza che dite voi fosse vera, essendo noi così esperti in materia, si vedrebbero i segni sul viso e dappertutto, non crede?” Il P.M. risponde: (e il montaggio in questo è eccezionale)” Guardi che Willy è morto!”.

In questa risposta mi sembra di rintracciare altro che non so scrivere ma ci provo: andando oltre al processo, alla difesa chiara di chi non capisce cosa ha fatto o che vuole salvarsi da una condanna che arriverà, saggiamente, con l’ergastolo per la gravità della violenza. Mi sembra di poter dire che in un mondo connesso, la comprensione dei fatti, dei gesti, dei nostri gesti, della forza, delle parole, sia fuori gioco non ci sia più; e allora un film come “40 Secondi” è così prezioso nel ricostruire un fatto brutale, e nel farlo traccia una serie di tasselli…

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Ciò che rende la pellicola così efficace è la sua struttura: quattro punti di vista differenti - Willy (interpretato da Justin De Vivo), Michelle (Beatrice Puccilli), i fratelli Lorenzo e Federico Bianchi (Luca Petrini e Giordano Giansanti), Maurizio (Francesco Gheghi) - convergono nel tragico epilogo finale. La macchina da presa sta letteralmente addosso ai suoi attori, di cui si ricordano dettagli come una linea di matita nera sugli occhi, il viola di un livido, un bacio tatuato o le gocce di sudore sulla fronte. Alfieri, che attore lo è stato, lascia che si muovano liberi nello spazio ma senza mai uscire dai rispettivi personaggi, costringendoli a respirarne gli umori e a restituirli sullo schermo. Ciascuno di loro appare nel suo habitat naturale, privo di filtri e sopraffatto dall'afa di una torrida giornata settembrina…

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…40 secondi è film bellissimo che non scade nella morbosità voyeuristica che purtroppo un dramma simile poteva portare e che Vincenzo Alfieri ha trasformato nel suo C’era una volta a Colleferro omaggiando il povero Willy Monteiro Duarte nello stesso modo con cui Quentin Tarantino omaggio Sharon Tate.

E se non è un colpo da maestro registico questo…

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2 commenti:

  1. Boh, io l'ho trovato terribile... ma forse sono io che non l'ho capito. Però mi permetto di sottolineare un problema oggettivo: i dialoghi, senza sottotitoli, sono praticamente incomprensibili per chi non è di Roma e dintorni. Forse è per questo che è andato male al botteghino.

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    1. per la storia dei sottotitoli ti dò ragione, in molti film si perde un po' della sostanza, ma ho paura che film con sottotitoli tengano fuori dalla sala molta gente, purtroppo.
      su 40 secondi la modalità tipo puzzle mi è piaciuta, come una serie di torrenti che poi si uniscono e tutto torna.

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